Di Michele Brambilla
Affacciandosi come di consueto su Piazza San Pietro per l’Angelus domenicale, il 30 giugno Papa Francesco spiega che «nel Vangelo di oggi (cfr Lc 9,51-62)», XIII domenica del Tempo ordinario, «San Luca dà inizio al racconto dell’ultimo viaggio di Gesù verso Gerusalemme, che si chiuderà al capitolo 19. È una lunga marcia non solo geografica e spaziale, ma spirituale e teologica verso il compimento della missione del Messia». Infatti, «la decisione di Gesù è radicale e totale, e quanti lo seguono sono chiamati a misurarsi con essa».
Il racconto evangelico pone dunque sulla strada del Salvatore tre figure emblematiche per la totale incomprensione che hanno del Suo destino e che permettono così di delineare, per contrasto, la figura dell’autentico discepolo del Crocifisso-Risorto.
«Il primo personaggio», infatti, «Gli promette: “Ti seguirò dovunque tu vada” (Lc 9,57)», ma in realtà cerca solo di stare all’ombra di quello che percepisce come un “potente” e che non ha la benché minima idea di cosa attenda Gesù a Gerusalemme. Come spiega il Papa, «Gesù risponde che il Figlio dell’uomo, a differenza delle volpi che hanno le tane e degli uccelli che hanno i nidi, “non ha dove posare il capo” (Lc 9,58)», dal momento che Egli «[…] ha lasciato la casa paterna e ha rinunciato ad ogni sicurezza per annunciare il Regno di Dio alle pecore perdute del suo popolo. Così Gesù ha indicato a noi suoi discepoli che la nostra missione nel mondo non può essere statica, ma è itinerante».
«Il cristiano è un itinerante»: da questa definizione Francesco deduce che anche «la Chiesa per sua natura è in movimento, non se ne sta sedentaria e tranquilla nel proprio recinto». Insomma, non si lascia rinchiudere in sacrestia.
«Il secondo personaggio che Gesù incontra riceve direttamente da Lui la chiamata», prosegue il Pontefice, ma «[…] risponde: “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre” (Lc 9,59)». Un dovere familiare fondamentale, che anche Francesco commenta così: «è una richiesta legittima, fondata sul comandamento di onorare il padre e la madre (cfr Es 20,12)». Tuttavia Gesù replica: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti” (Lc 9,60)», un’espressione paradossale con la quale il Maestro ricorda che il primo comandamento è amare Dio al di sopra di tutto. Le vicende dei primi martiri della Chiesa (basti pensare a santa Cristina di Bolsena [secc. III-IV], uccisa dal proprio padre) sono piene di contrasti familiari, nei quali il primato di Dio emerge nettamente al di sopra dei legami di sangue.
Lo si intuisce perfettamente nel terzo incontro: «Il terzo personaggio vuole anch’egli seguire Gesù ma a una condizione: lo farà dopo essere andato a congedarsi dai parenti. E questo si sente dire dal Maestro: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio” (Lc 9,62)». I “beni intermedi” si chiamano così proprio perché sono transitori rispetto alla gloria di Dio, da ricercare in ogni cosa e in ogni rapporto umano. Bisogna specificare che «il valore di queste condizioni poste da Gesù – itineranza, prontezza e decisione – non sta in una serie di “no” detti a cose buone e importanti della vita. L’accento, piuttosto, va posto sull’obiettivo principale: diventare discepolo di Cristo! Una scelta libera e consapevole, fatta per amore, per ricambiare la grazia inestimabile di Dio, e non fatta come un modo per promuovere sé stessi».
Lunedì, primo luglio 2019