di Marco Invernizzi
Appena ritornato da Panama, dove ha presieduto la XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù, Papa Francesco ha letto, il 29 gennaio, un discorso importante in tema di matrimonio per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tribunale della Sacra Rota.
Il tema affrontato merita di essere collegato con almeno uno dei punti toccati dal Papa nel viaggio di ritorno in aereo, dove, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha parlato fra l’altro di educazione alla sessualità dei bambini, tema in qualche modo collegato con quanto avrebbe poi detto il 29 gennaio.
Tutti sanno quanto il tema dell’educazione alla sessualità sia delicato e si presti, in ogni scuola, al tentativo in atto di diffondere l’ideologia gender e di presentare la sessualità non come un dono di Dio finalizzato alla trasmissione della vita e a sancire l’amore eterno dei coniugi, ma come un divertimento trasgressivo e senza fedeltà reciproca. Si sa anche, peraltro, come siano poche le coppie di genitori in grado di trasmettere con precisione e con convinzione il corretto atteggiamento verso la sessualità, e quanto sia importante l’aiuto che una vera e propria educazione sessuale, che rispetti il progetto di Dio sulla persona, sia necessaria per aiutare i genitori ad affrontare questo compito. Perciò è necessario prepararsi e preparare, attingendo in particolare allo straordinario magistero dedicato da Papa san Giovanni Paolo II (1920-2005) al tema, ovvero la Teologia del corpo insegnata nelle Udienze generali dal 1979 al 1984.
Questo chiede infatti Papa Francesco. Una educazione alla sessualità che parta dai genitori, o quanto meno che sia concordata con loro, e che sia rispettosa del dono di Dio: «Bisogna offrire un’educazione sessuale oggettiva, come è, senza colonizzazioni ideologiche. Perché se nelle scuole si dà un’educazione sessuale imbevuta di colonizzazioni ideologiche, distruggi la persona. Il sesso come dono di Dio deve essere educato, non con rigidezza, educare viene da “e-ducere”, trarre il meglio dalla persona e accompagnarla nel cammino. Il problema è nei responsabili dell’educazione, sia a livello nazionale che locale o di ogni unità scolastica: che maestri si trovano per questo, che libri di testo… Io ne ho viste di tutti i colori. Ci sono cose che fanno maturare e altre che fanno danno».
Nel discorso pronunciato dal Pontefice il 29 gennaio l’oggetto messo a tema è sia il matrimonio sia la sua crisi in una società sempre più lontana dal Vangelo: «La società in cui viviamo è sempre più secolarizzata, e non favorisce la crescita della fede, con la conseguenza che i fedeli cattolici fanno fatica a testimoniare uno stile di vita secondo il Vangelo, anche per quanto riguarda il Sacramento del matrimonio. In tale contesto, è necessario che la Chiesa, in tutte le sue articolazioni, agisca concordemente per offrire adeguato sostegno spirituale e pastorale».
I matrimoni vanno sostenuti attraverso una preparazione «remota, prossima e permanente», perché chi decide di sposarsi abbia una conoscenza profonda del sacramento e anche dell’istituzione. In un Paese cristiano, spesso il parroco conosceva i futuri sposi sin da quando erano bambini e li accompagnava al matrimonio quasi quotidianamente; oggi invece molti di coloro che chiedono di sposarsi non hanno idea di che cosa sia il matrimonio, spesso già convivono, a volte hanno già figli, ma vengono raggiunti in qualche modo provvidenziale dalla grazia, o comunque dalle circostanze, e la richiesta di sposarsi potrebbe essere l’occasione per la loro conversione. Ragionevolmente, però, non possono essere sufficienti alcuni incontri di preparazione al matrimonio, spesso “fatti in qualche modo”, ma, come ripete sovente il Santo Padre, è necessaria una lunga preparazione che al limite abbia anche lo scopo di scoraggiare coloro che non sono convinti dell’importanza di quello che hanno richiesto.
Questa preparazione dovrebbe comprendere anche l’educazione alla sessualità che poi, da genitori, trasmetteranno ai propri figli.
Il Papa invita a guardare «[…] l’esperienza dei santi sposi Aquila e Priscilla. Essi furono tra i più fedeli compagni della missione di San Paolo, che li chiama con grato affetto suoi sinergoi, cioè collaboratori in pieno dell’ansia e del lavoro dell’Apostolo. Si resta colpiti e commossi da questo riconoscimento alto da parte di Paolo verso l’opera missionaria di questi sposi».
La verità sul matrimonio è fondamentale, anche per rispetto di come siamo fatti, creati a immagine e somiglianza di Dio, quindi capaci di conoscere e di comprendere. Ma la dottrina non basta, o meglio è più facile accoglierla quando la vediamo nella realtà della vita. Papa san Paolo VI (1897-1978) ricordava come gli uomini del nostro tempo sono disposti ad ascoltare i maestri se questi sono anche testimoni: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (2 ottobre 1974).
Pertanto, conclude Papa Francesco, «[…] una coppia che vive da tanti anni insieme non fa notizia – è triste questo -, mentre fanno notizia gli scandali, le separazioni, i divorzi… (cfr Omelia a S. Marta, venerdì 18 maggio 2018). Gli sposi che vivono nell’unità e nella fedeltà riflettono bene l’immagine e la somiglianza di Dio. Questa è la buona notizia: che la fedeltà è possibile, perché è un dono, negli sposi come nei presbiteri».
La fedeltà e l’unità, dunque, sono possibili anche oggi. Ed è possibile anche trasmettere un’educazione sessuale rispettosa della dignità della persona, partendo dai genitori (che vanno preparati a farlo) e da tanti operatori che si preparino e si propongano come educatori, anche nelle scuole, per contrastare le «colonizzazioni ideologiche» che spesso vengono diffuse, a volte all’insaputa dei genitori e degli stessi docenti, a volte, purtroppo, a causa di una superficialità che sfiora il consenso.
La battaglia contro il veleno che insidia i giovani dell’Occidente è lunga e difficile, ma si può combattere purché l’unità e la fedeltà richieste per il matrimonio siano anche praticate da tutti i cattolici, contro ogni disfattismo che cerca di dividere e toglie la speranza.
Mercoledì, 30 gennaio 2019