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«Un olocausto cristiano»

29 Luglio 1993 - Autore: Alleanza Cattolica

Cristianità n. 218-219 (1993)

 

«Un olocausto cristiano»

 

l 19 aprile 1993 da ottanta a novanta persone sono morte nell’incendio del ranch di Waco, nel Texas, do­ve erano as­ser­ra­gliati i componenti del «nuovo movimento religioso» dei Branch Davidians, guidato da David Koresh. Men­­tre il movimento anti-sette ha ricondotto la tragedia agli stereotipi del «profeta pazzo» e della «setta distruttiva», molti interrogativi rimangono aperti sulle vere cause della tragedia e sulle responsabilità rispettivamente dell’ATF, il Bureau of Al­co­hol, To­bac­co and Fi­re­arms, «Ufficio per l’alcool, il tabacco e le armi da fuoco», e dell’FBI, il Fe­de­ral Bureau of Inve­sti­ga­tion, «Ufficio federale d’investigazione» — che hanno condotto, in tempi successivi, l’azione contro i Branch Davidians — nonché del presidente degli Stati Uniti, Bill Clin­ton, e del ministro della Giustizia, Janet Reno, che hanno ordinato l’attacco del 19 aprile (1).

Gli spe­cialisti di nuovi movimenti religiosi, negli Stati Uniti e in tutto il mondo, continuano a seguire gli avvenimenti con grande interesse. Di fronte alle interpretazioni tendenziose del movimento anti-sette (2) e all’evidente tentativo dell’amministrazione Clin­ton di in­sab­biare l’inchiesta pro­messa all’indomani della tragedia, un gruppo di accademici americani e inglesi — fra cui figurano alcuni fra i più eminenti sociologi della religione contemporanei, da Eileen Barker a J. Gordon Mel­ton, da James T. Ri­char­d­son a padre John Saliba S.J., riuniti nel comitato scientifico dell’associazione Aware, «Consapevoli», che si propone di trasmettere alla stampa e al pubblico informazioni attendibili sui nuovi movimenti religiosi — hanno diffuso un comunicato e un dossier dal quale emergono ulteriori dubbi sulla tesi del suicidio e si aggrava l’impres­sio­­ne secondo cui l’incendio del 19 aprile è sta­to cau­sato dai mezzi d’as­sal­to dell’FBI e non ap­­piccato volontariamente dai Branch Davi­dians (3).

Alcuni membri di Awa­re hanno potuto intervistare — superando i divieti dell’FBI — due fra i pochi superstiti della tragedia di Waco. Consapevoli della responsabilità che gli specialisti accademici hanno di fronte a tragedie di questo genere, gli studiosi riuniti in Aware hanno deciso di pubblicare una poesia scritta pochi giorni dopo la tragedia da un superstite, un giovane che ha visto il padre morire nel­l’in­­cendio, intitolata Chri­stian Ho­lo­caust, «Un olocausto cristiano», dedicata — con amara ironia — al presidente Bill Clin­ton. Nello stesso spirito di Aware — che non ha affatto inteso arrogarsi il ruolo di difensore d’ufficio dei Branch Da­vi­dians, che hanno certamente da parte loro gravi responsa­bi­lità, ma semplicemente respingere gli elementi di dis­in­for­ma­zio­ne diffusi dal movimento anti-sette e, a propria difesa, dalla stessa amministrazione Clinton — ne pubblichiamo una traduzione redazionale.

 

Note:

(1) Cfr. Massimo Introvigne, Che cosa è veramente accaduto a Waco, in Cristianità, anno XXI, n. 217, dettagliato resoconto e primo commento sugli avvenimenti.

(2) Sulle caratteristiche e gli scopi del movimento anti-sette, cfr. Idem, Il movimento «anti-sette» laico e il movimento «contro le sette» religioso: strani compagni di viaggio o futuri nemici?, ibidem. 

(3) Cfr. Aware, An Open Letter, Goleta (California) 1993.

 

 

Grazie, Signor Presidente, ringrazi anche Janet Reno.

E non dobbiamo dimenticare l’ATF, l’FBI, tutti quegli uomini in blu.

Ha dormito bene questa notte?

O ha tossito e si è girato?

Quanto a me non ho potuto dormire molto;

sa che ho visto mio padre bruciare?

Non so come ha potuto farlo.

Deve davvero essere molto coraggioso.

È stato a sentire tutte quelle grida,

senza emozioni, mentre scendevano nella tomba di fuoco.

Salvare i bambini?

Ebbene, non questa volta.

Perché non abbiamo pazienza.

Abbiamo già perso abbastanza tempo;

abbiamo ordinato: «Finitela, fatela finita».

Ma la pazienza è una virtù.

Benedizioni attendono chi sa attendere.

Lei ha impiegato solo 51 giorni per decidere il loro destino di fuoco.

Nel profondo, dentro il suo cuore, Lei conosce la verità.

Lei non può nascondersi.

I cristiani che credono in Dio non prendono in considerazione il suicidio.

Verrà il giorno in cui tutti saremo giudicati

in piedi davanti al Signore.

Forse Koresh si considerava il Cristo

ma Lei, Signor Presidente, si è considerato Dio.

La famiglia di Floyd Houtman

TI AMIAMO, PAPÀ, CI MANCHI.

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