Come ricominciare a pregare per il mondo e anche per se stessi, in maniera costante
di Michele Brambilla
Papa Francesco apre il discorso per l’Angelus del 16 ottobre ripetendo la domanda che Gesù formula nella pagina di Vangelo assegnata alla liturgia del giorno: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). Una domanda che lo stesso Papa definisce «seria» attualizzandola: «immaginiamo che il Signore venga oggi sulla terra: vedrebbe, purtroppo, tante guerre, tanta povertà, tante disuguaglianze, e al tempo stesso grandi conquiste della tecnica, mezzi moderni e gente che va sempre di corsa, senza fermarsi mai; ma troverebbe chi gli dedica tempo e affetto, chi lo mette al primo posto? E soprattutto chiediamoci: che cosa troverebbe in me, se il Signore oggi venisse, che cosa troverebbe in me, nella mia vita, nel mio cuore? Quali priorità della mia vita vedrebbe?».
«Noi, spesso, ci concentriamo su tante cose urgenti ma non necessarie, ci occupiamo e ci preoccupiamo di molte realtà secondarie», trascurando quanto, invece, è prioritario, anzitutto Dio. Allora «oggi Gesù ci offre il rimedio per riscaldare una fede intiepidita. E qual è il rimedio? La preghiera. La preghiera è la medicina della fede, il ricostituente dell’anima. Bisogna, però, che sia una preghiera costante. Se dobbiamo seguire una cura per stare meglio», infatti, «è importante osservarla bene, assumere i farmaci nei modi e nei tempi dovuti, con costanza e regolarità». Così è per la preghiera: se ci ricorderemo costantemente di Dio, anche la nostra vita quotidiana profumerà di Vangelo e la nostra anima non inaridirà.
«Per questo Gesù oggi parla “ai suoi discepoli – a tutti, non solo ad alcuni! – della necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai” (v. 1). Ma uno potrebbe obiettare: “Ma io come faccio? Non vivo in un convento, non ho molto tempo per pregare!”. Può venire in aiuto, forse, a questa difficoltà, che è vera, una pratica spirituale sapiente, che si è oggi un po’ dimenticata, che i nostri anziani, soprattutto le nonne, conoscono bene: quella delle cosiddette giaculatorie. Il nome è un po’ desueto, ma la sostanza è buona», dice il Pontefice, che offre anche alcuni consigli pratici. «Appena svegliati possiamo dire: “Signore, ti ringrazio e ti offro questa giornata”: questa è una piccola preghiera; poi, prima di un’attività, possiamo ripetere: “Vieni, Spirito Santo”; e tra una cosa e l’altra pregare così: “Gesù, confido in te, Gesù, ti amo”», santificando, così, ogni momento della nostra giornata. Sono suggerimenti molto simili a quelli contenuti nel libro Come pregare sempre del gesuita padre Raoul Plus (1882-1958).
«Il Signore risponde, sempre. Dove le troviamo? Nel Vangelo, da tenere sempre sotto mano e da aprire ogni giorno alcune volte», come consiglia spesso il Santo Padre. Possiamo sempre, lodevolmente abbinare il Santo Rosario, dato che «martedì prossimo, 18 ottobre, la Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” promuove l’iniziativa “Un milione di bambini recita il Rosario per la pace nel mondo”», con un’intenzione speciale per l’Ucraina. Quanto ai sacerdoti, Francesco suggerisce l’esempio di due neobeati, don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo, parroco e viceparroco piemontesi martirizzati dai nazisti nel 1943 assieme ad alcuni fedeli del paese di Boves: «il loro esempio susciti nei sacerdoti il desiderio di essere pastori secondo il cuore di Cristo, sempre accanto alla propria gente», fino a diventare un tutt’uno con il proprio gregge, ma indicando con fermezza la Verità.
Lunedì, 17 ottobre 2022