La Salvezza è proposta ad ogni uomo che nasce sulla terra, a patto che decida di passare da quella Porta che è il Redentore stesso
di Michele Brambilla
Come spiega Papa Francesco all’inizio dell’Angelus del 21 agosto, la liturgia di questa domenica agostana ha al suo cuore la domanda «Sono pochi quelli che si salvano?», a cui segue la risposta «Sforzatevi di entrare per la porta stretta» (Lc 13,24). «Ma per capire meglio questa porta stretta», suggerisce il Papa, «occorre chiedersi che cosa essa sia».
La metafora impiegata da Cristo trae origine, come molte parabole, dalla vita quotidiana del suo tempo. Nel I sec. d.C. era uso, giunta la sera, tenere aperta solo una piccola porta di servizio della cerchia muraria, in modo che i ritardatari potessero rincasare e non si compromettessero, allo stesso tempo, le difese della città. La porte era stretta proprio per evitare che venisse praticata dagli incursori nemici, specie a cavallo.
«Pensiamo allora a quando Gesù dice: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato” (Gv 10,9). Ci vuole dire che per entrare nella vita di Dio, nella salvezza, bisogna passare attraverso di Lui, non di un altro, di Lui; accogliere Lui e la sua Parola», vera porta stretta con la quale occorre misurarsi per avere la vita eterna. «E allora si tratta di una porta stretta non perché sia destinata a pochi, no, ma perché essere di Gesù significa seguirlo, impegnare la vita nell’amore, nel servizio e nel dono di sé come ha fatto Lui, che è passato per la porta stretta della croce. Entrare nel progetto di vita che Dio ci propone», ricorda il Pontefice, «chiede di restringere lo spazio dell’egoismo, di ridurre la presunzione dell’autosufficienza, di abbassare le alture della superbia e dell’orgoglio e di superare la pigrizia per attraversare il rischio dell’amore, anche quando comporta la croce».
Il Santo Padre fa un po’ di esempi: «pensiamo, per essere concreti, ai gesti quotidiani di amore che portiamo avanti con fatica: pensiamo ai genitori che si dedicano ai figli facendo sacrifici e rinunciando al tempo per sé stessi; a coloro che si occupano degli altri e non solo dei propri interessi: quanta gente è così, buona; pensiamo a chi si spende al servizio degli anziani, dei più poveri e dei più fragili; pensiamo a chi va avanti a lavorare con impegno, sopportando disagi e magari incomprensioni; pensiamo a chi soffre a motivo della fede, ma continua a pregare e ad amare; pensiamo a quanti, anziché seguire i propri istinti, rispondono al male con il bene, trovano la forza di perdonare e il coraggio di ricominciare». Non avranno, forse, la felicità in questo mondo, ma conseguiranno certamente la beatitudine nell’altro.
Dopo molte sollecitazioni, Francesco esprime il suo pensiero sulla persecuzione anticattolica in atto nel Nicaragua, dal quale è stato espulso lo stesso nunzio apostolico: «seguo da vicino con preoccupazione e dolore la situazione creatasi in Nicaragua, che coinvolge persone e istituzioni. Vorrei esprimere la mia convinzione e il mio auspicio che, per mezzo di un dialogo aperto e sincero, si possano ancora trovare le basi per una convivenza rispettosa e pacifica. Chiediamo al Signore, per l’intercessione della Purissima, che ispiri nei cuori di tutti tale concreta volontà». Sul Nicaragua interviene anche la CEI, con maggiore libertà dai vincoli diplomatici, ma appellandosi anch’essa alla comunità internazionale perché la crisi trovi una soluzione condivisa.
Lunedì, 22 agosto 2022