Il mistero dell’uomo nella Cappella Sistina
di Michele Brambilla
In questo mese di febbraio si festeggiano i 100 anni dall’elezione al Soglio pontificio (6 febbraio 1922) di Pio XI (1922-39), al secolo Achille Damiano Ambrogio Ratti, nato il 31 maggio 1857 a Desio, nell’arcidiocesi di Milano. Città particolarmente fortunata Desio nel 1922, dato che pochi mesi dopo avrebbe dato i natali anche al Servo di Dio mons. Luigi Giussani (1922-2005).
Come è noto, il conclave si tiene nella celebre Cappella Sistina, in cui si snoda un complesso palinsesto iconografico. Sono particolarmente vividi gli affreschi realizzati tra il 1508 e il 1512 da Michelangelo Buonarroti (1476-1564) sulla volta, per non parlare del grandioso Giudizio universale sulla parete di fondo del presbiterio. Tutto l’apparato della cappella è volto ad illustrare la storia della Salvezza dalle origini a Cristo, alfa e omega. Tra la prima e la seconda Venuta di Gesù si articola il tempo della Chiesa, che è anche il tempo che viene concesso alla “staffetta” tra i Successori di Pietro.
La Salvezza implica la libertà umana, che occupa una posizione centrale nella composizione della volta, sulla quale è tematizzata in particolare la Genesi. Michelangelo, infatti, decide di dare grande centralità alla Creazione di Adamo: il progenitore è “intronizzato” sulla terra, semi-sdraiato sul prato come un antico romano sul triclinio (e l’allusione non è casuale). Dio Padre, accompagnato da una miriade di angeli, dona la vita ad Adamo tramite l’iconico “tocco-non tocco”, simbolo proprio della libertà dell’uomo. Il Signore crea esseri senzienti, a sua immagine e somiglianza, chiamati a cooperare al grande progetto della Creazione.
Inizia in quel momento una vicenda che ha, come altro momento chiave, il Peccato originale, ovvero il momento in cui l’uomo si decide per il male. Le acque del Diluvio universale non annullano la bontà della Creazione, che prosegue nella promessa del Messia, annunciato dai Profeti dell’Antico Testamento e dagli Antenati di Cristo, che decorano le parti di raccordo. Proprio sopra l’altare campeggia un grande Giona, il profeta che rimase nel ventre di un pesce per tre giorni e tre notti: proprio per questo è tipo della Passione di Cristo, e non è un caso che il rito ambrosiano lo scelga come Lettura del Giovedì Santo. I pennacchi della volta descrivono molte di queste prefigurazioni.
Lungo le pareti, come è noto, scorrono i cicli di altri grandi pittori, che illustrano il parallelismo tra Mosè e Gesù. Questo ci permette di richiamare il tempo liturgico che sta per iniziare, ovvero quella che un tempo sarebbe stata chiamata Settuagesima (70 giorni prima di Pasqua). Di origine monastica, si tratta di un prolungamento della Quaresima vera e propria, di cui è la preparazione diretta. L’Ufficio delle Letture dell’antica Settuagesima prevedeva il seguente schema, comune anche al rito ambrosiano: Adamo-Gesù (Settuagesima), Noè-Gesù (Sessagesima) e Abramo-Gesù (Quinquagesima), per poi approdare alle tentazioni di Cristo nella I domenica di Quaresima. Se si calcola che a questi affreschi veniva occasionalmente sovrapposta una serie di arazzi disegnati da Raffaello Sanzio (1485-1520), raffiguranti la vita di san Pietro, abbiamo il quadro completo dell’iconografia della Cappella Sistina: una celebrazione delle meraviglie che l’uomo può compiere se si fida del Signore, e della bellezza di un Dio che non si arrende mai, continuando ad assistere la Chiesa in ogni tempo e in ogni luogo.
Sabato, 12 febbraio 2022