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“Vaccinazioni preziose come il distanziamento”

19 Luglio 2021 - Autore: Alleanza Cattolica

Di Roberto Colombo da Avvenire del 18/07/2021

La partita contro la pandemia non è chiusa, e il secondo tempo, che vede l’entrata in campo delle varianti che destano preoccupazione ( Variant of concern, Voc) – come la Delta B.1.617.2 – mostra quanto l’avversario sia duro da sconfiggere. Su questo non vi sono ragionevoli dubbi tra gli schieramenti tecnicoscientifici e politici che si confrontano sulla strategia sinora adottata e il suo rafforzamento, oppure chiedono un cambiamento di tattica per aggirare le resistenze del virus. Gli obiettivi della campagna di vaccinazione sono sinora stati due.

Da un lato ridurre l’insorgenza di quadri clinici gravi nei contagiati, che portano al ricovero in reparti ad alta intensità di cura con oneroso impiego di risorse materiali e umane (limitate e necessarie anche per pazienti non-Covid) e possibili decessi. Dall’altro, azzerare o minimizzare la circolazione dell’agente patogeno, riducendo così le occasioni di contrarre l’infezione per l’uomo e di andare incontro a mutazioni genomiche per il virus, che sono la base molecolare per la sua evoluzione verso nuove varianti. Con gli attuali vaccini e le varianti precedentemente dominanti (come la Alfa B.1.1.7), il primo obiettivo è stato a portata di mano e il secondo sembrava raggiungibile, considerata la drastica riduzione del numero dei nuovi positivi nei mesi scorsi. Ma non è dato sapere in che misura questo risultato sia dovuto alla vaccinazione di massa e in quale proporzione sia l’esito dell’uso delle mascherine e del distanziamento fisico, in vigore mentre era in corso la prima.

L’irruzione della Delta e l’arrivo «fortemente probabile» di altre Voc, anche «più pericolose» – secondo gli esperti dell’Oms – pone nuove questioni epidemiologiche e socio-sanitarie e fa riaffiorare altre presenti sin dalla decisione di fine 2020 di lanciare la campagna vaccinale con preparati di cui non era certa la capacità di contrastare la trasmissione dell’infezione, pur con una indubbia efficacia nel prevenire le forme gravi di Covid. Con gli studi sui vaccinati risultati infetti e asintomatici od oligosintomatici è stato mostrato che la vaccinazione non produce una generalizzata «immunità sterilizzante», ma riduce di almeno 24 volte la «carica virale» di cui è portatore il soggetto positivo al coronavirus e la sua capacità di trasmettere ad altri l’infezione. Questo fino al quadro pandemico Covid da Alfa ed altre varianti.

Diversa è ora la situazione con la crescente prevalenza della Delta. Certa è la più elevata contagiosità della Delta: circa il 50% in più della Alfa. Un recente studio condotto in Cina ha mostrato che la carica virale (numero di virioni presenti nell’organismo) negli infettati da Delta è di almeno mille volte superiore a quella di altre varianti. Una carica che gli attuali vaccini sono in grado di ridurre, ma non a livelli così bassi come per i ceppi virali precedenti. Così, il numero degli asintomatici od oligosintomatici a seguito di infezione da Delta (di cui fanno parte anche i vaccinati infetti) che contribuiscono alla diffusione del virus è superiore a quello degli infettati dalle precedenti varianti. Assumendo, come alcuni dati suggeriscono, che la vaccinazione completa continui a proteggere significativamente anche dalle forme più gravi di Covid legate alla Delta, essa non sembra garantire un contenimento della diffusione di questa variante – come evidente nei Paesi con elevata percentuale di immunizzati, quali l’Inghilterra e Israele – e, di conseguenza, una prevenzione dell’insorgenza di nuove Voc. La frequenza delle mutazioni nel genoma di un virus è proporzionale al numero dei suoi cicli di replicazione nelle cellule che lo ospitano (per i virus a Rna, il tasso indicato con la lettera greca Mi è di circa 1.5 per ciclo di infezione cellulare), e questo accade sia nel corpo degli infetti vaccinati che in quello dei non vaccinati.

Per ridurre al minimo il rischio della comparsa di ulteriori pericolose varianti si deve riflettere sulla opportunità di non recedere dall’affiancare alla vaccinazione – che, almeno per ora, continua a contenere il numero dei ricoveri ospedalieri e dei decessi – quella profilassi fisica (mascherine e altri dispositivi di protezione individuale; igienizzazione) e quella prassi di distanziamento che garantiscono una efficace barriera alla trasmissione del virus. Il dibattito che si è acceso sull’uso ‘alla francese’ del Green pass, anche come supposta alternativa alle mascherine e al distanziamento nei luoghi affollati, rischia di monopolizzare la discussione sulle decisioni che è urgente assumere per fronteggiare la rapida avanzata della Delta e prevenire nuove ondate di varianti, e di distrarre da una equilibrata valutazione dei limiti degli attuali vaccini nel contenimento della trasmissione del virus e dell’insorgenza delle sue mutazioni.

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