Giovanni Paolo II (1978-2005) molto spesso ci ricorda che le radici dell’Europa, come concetto e come realtà storica, sono da ricercare nel Medioevo cristiano. In quei secoli grandissimo fu il contributo dato, sul piano culturale come sul piano economico, dal monachesimo benedettino, che molto contribuì all’assimilazione dei vari popoli che entravano a far parte progressivamente della Cristianità. Così dal monastero di Corbie, in Francia, dove per secoli fu fiorente una scuola di grande importanza, furono nel IX secolo inviati monaci nella neo-cristiana Germania per fondare una nuova abbazia che venne chiamata Corvey, o Nuova Corbie. Di essa fu abate per diciotto anni Ludolfo [†983], sotto il cui governo la scuola dell’abbazia divenne il più importante centro culturale della Sassonia, presso il quale si formò tutta la nobiltà, laica ed ecclesiastica. Ma accanto ai meriti culturali di questo santo si ricordano straordinari doni di conoscenza a distanza: durante la preghiera, in molte occasioni, vide chiaramente la morte di amici o di parenti; per esempio, nello stesso momento in cui a Magdeburgo il margravio Geo era assassinato, egli ne vide la testa sanguinante rotolare sull’altare. Questi doni erano legati al primato da egli sempre riconosciuto alla contemplazione. Un primato su cui tutti dovremmo riflettere; ed in particolare coloro che si dedicano all’azione, perché questa azione non sia priva di quella che dom [Jean-Baptiste] Chautard [1858-1935] ha chiamato l’anima di ogni apostolato, destinata di fatto al fallimento.
Marco Tangheroni,
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, pp. 15-16