Da Avvenire del 18/08/2023
Mentre cresce la conta delle chiese cristiane devastate o date alle fiamme mercoledì in un sobborgo della città pachistana di Faisalabad da una folla di musulmani aizzati dall’accusa di blasfemia, sale anche il numero delle persone arrestate. Lo stesso capo dell’esercito pachistano, il generale Syed Asim Munir ha condannato quanto successo definendolo «profondamente tragico e del tutto inaccettabile ». Aprendo a una linea della fermezza verso gli estremisti religiosi che abusano della legge anti-blasfemia finora soltanto predicata a livello politico, richiesta da più parti nel Paese e all’estero ma di fatto rimasta lettera morta.Sono 146 gli arrestati per le violenze che nel giro di poche ore a partire dalla denuncia di alcuni musulmani nei confronti di due battezzati che avrebbero strappato e profanato pagine del Corano. Una fiammata di intolleranza e di brutalità cieca che ha coinvolto nel sobborgo di Jaranwala decine dei abitazioni di battezzati, almeno 21 luoghi di culto e anche un cimitero.Le autorità della provincia del Punjab, quella dove è concentrata la maggior parte dei cristiani del Paese e che proprio a Faisalabad ha una tradizione di cattolicità più forte che altrove, hanno ordinato un’inchiesta.I fatti di Jaranwala hanno ancora una volta riproposto, con gravi conseguenze ma anche con forte discredito per le politiche ufficiali di integrazione che vi sono forze nel Paese che traggono forza dalla fragilità politica e economica del Pakistan per cercare di creare il caos mettendo alle corde le minoranze religiose. Mostra anche come non solo il Codice penale negli articoli popolarmente noti come «legge antiblasfemia » viene utilizzato in modo strumentale, ma anche che questo comportamento violento e discriminatorio viola la stessa legge pachistana che proibisce nella sua Costituzione ogni discriminazione.«È questo senso di impunità diffusa che incrementa abusi e violenze verso i cittadini più deboli», ricorda Paul Bhatti, attivista cattolico ed ex ministro per l’Ar-monia religiosa. Il presidente del Consiglio unito delle Chiese del Pakistan, Samson Suhail ha confermato in una conferenza stampa che Bibbie all’interno delle chiese sono state bruciate e i fedeli costretti a lasciare le loro case.Contro i responsabili, ha ricordato il portavoce capo della polizia del Punjab, Naveed Ahmad, sono stati registrate cinque ipotesi di reato, tra cui quelle di «iniziative di carattere terroristico e disordini, compresa la profanazione dei luoghi di culto» e sono complessivamente oltre 600 gli indagati. Il primo ministro del governo provinciale del Punjab, Mohsin Naqvi, si è impegnato a favorire il ripristino di tutte le chiese e residenze appartenenti alla comunità cristiana nell’arco di tre o quattro giorni.Provvedimenti che non serviranno sicuramente a cancellare la paura delle comunità cristiane nel Paese, da lungo tempo sotto assedio. A conferma della condizione definibile «schizofrenica » delle autorità, l’emittente Geo News, ha ieri confermato con le parole del portavoce del governo provinciale che sarebbe in corso «un’indagine di alto livello sulla profanazione e sugli incidenti che sono seguiti». In serata poi, sono stati arrestati a Jaranwala i due cristiani accusati di blasfemia che avrebbero acceso le proteste di migliaia di musulmani . I due, Amir e Raki Masih, sono accusati di aver «profanato il Corano, insultato il profeta e i musulmani », come recita l’ordine di arresto, e incriminati per blasfemia.