Di E. Mol. da Avvenire del 17/06/2020
New York
«Profonda preoccupazione » è stata espressa ieri dai vescovi americani per la sentenza della Corte suprema Usa che stabilisce che il divieto di discriminazione nel mondo del lavoro stabilito dalla legge sui diritti civili del 1964 proibisce anche la discriminazione basata su «orientamento sessuale» e status «transgender».
«Sono profondamente preoccupato per il fatto che la Corte suprema degli Stati Uniti abbia effettivamente ridefinito il significato legale di sesso nella legge sui diritti civili della nostra nazione. Questa è un’ingiustizia che avrà implicazioni in molti settori della vita», scrive il presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, José H. Gomez. «Cancellando le belle differenze e le relazioni complementari tra uomo e donna – continua l’arcivescovo di Los Angeles –, ignoriamo la gloria della creazione di Dio e danneggiamo la famiglia umana, il primo blocco della società. Il nostro sesso, che sia maschio o femmina, fa parte del piano di Dio per la creazione e per le nostre vite».
«Come Papa Francesco ha insegnato con tanta sensibilità – continua il presidente dei vescovi Usa –, vivere nella verità con i doni previsti da Dio nella nostra vita richiede che riceviamo la nostra identità corporea e sessuale con gratitudine dal nostro Creatore. Nessuno può trovare la vera felicità seguendo una strada contraria al piano di Dio».
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