Di Matteo Matzuzzi da Il Foglio del 15/12/2022
Fecero il giro del mondo, lo scorso agosto, le immagini dell’arresto di mons. Rolando Alvarez, vescovo di Matagalpa, in Nicaragua. La sua colpa era quella di essersi messo di traverso rispetto ai piani del dittatore locale, Daniel Ortega. Bloccato in episcopio, sorvegliato giorno e notte dalle forze di sicurezza. Successivamente fu trasferito a Managua, mentre altri nove religiosi furono senza troppi onori rinchiusi in prigione. Il tutto dopo che il governo sandinista aveva cacciato dal paese le Missionarie della Carità di Madre Teresa ed espulso il nunzio della Santa Sede. Ora si sa che mons. Alvarez andrà a processo con accuse che definire gravi è un eufemismo: cospirare contro la nazione e diffusione di notizie false che danneggiano la sicurezza del paese. Pochi giorni fa, Ortega ha vietato le tradizionali processioni per l’Immacolata, con il cardinale Leopoldo Brenes che protestando diceva che “nessuno può negarci di professare la nostra fede”. Conversando con i giornalisti, lo scorso settembre, il Papa disse di sapere bene qual era la situazione in Nicaragua ma che il dovere di tutti consisteva nel salvare il dialogo. Una risposta arrivò poche settimane dopo dallo stesso Ortega, che definì la Chiesa cattolica “una tirannia perfetta”.