Il punto interrogativo dipende dal ragionevole dubbio che vescovo questo santo sia effettivamente stato. I più antichi testi irlandesi lo ricordano, collocandolo nelle genealogie dei clan, quale figlio di Nessán, figlio di Corirpre Aithem, figlio di Eouchu Immitte. Gli studiosi dell’antica Irlanda hanno difficoltà a discernere elementi storici ed elementi leggendari, anche perché molteplici sono i santi di questo nome o di nome simile poi ricordati nelle tradizioni più tarde; e spesso è da credere che si tratti di sdoppiamenti di un’unica persona. Al di là di queste intricate e complesse questioni filologiche ed agiografiche il ricordo di questo santo serve oggi a farci ricordare, con gratitudine, l’importanza storica che ebbe la cristianità celtica, fiorita con caratteristiche tutte proprie, nella verde terra irlandese; dalla quale, poi, nell’alto Medioevo, discesero santi monaci a rinforzare la cristianizzazione dell’Europa. Questi santi dai nomi strani vanno considerati tra le principali fondamenta dell’Europa cristiana ed in particolare dell’Irlanda cristiana, così fedele nei secoli e nei millenni, nelle disgrazie e nelle persecuzioni […] nel resistere ancora alle seduzioni del mondo contemporaneo. A proposito di nomi è bella l’etimologia di Béoán [noto anche come Bean] , in cui il tipico suffisso -an si unisce all’aggettivo béo, béu, che vale, in celtico, «vivo», «vivace», «vigoroso», come erano i santi irlandesi; come sono poi, in realtà, tutti i santi, al contrario di come li pensano i cosiddetti «spiriti forti».
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005
Mercoledì, 26 giugno 2019