
Di Marina Casini da Avvenire del 28/10/2021
Il pontificato di Francesco è caratterizzato dall’attenzione alle ‘periferie’ dove si trovano i poveri ed i lontani («Siate pastori con l’odore delle pecore»); dal timbro della misericordia (Giubileo straordinario della misericordia e lettera apostolica Misercordia et misera), dall’accento sulla fratellanza universale (lettera enciclica Fratelli tutti), dall’attenzione alla custodia del creato. Chiesa dei poveri, Chiesa ‘in uscita’, Chiesa ‘ospedale da campo’.
In questi contesti, e anche in altri, papa Francesco con il suo linguaggio schietto, diretto, inequivocabile, efficace, immerso nella forza della verità, ma anche intriso di misericordia, ha aperto l’orizzonte dello sguardo sul più povero tra i poveri, il nostro fratello più piccolo: il bambino non nato. Gli ultimi interventi (sul volo di ritorno dalla Slovacchia, alla Pontificia Accademia per la Vita, ai farmacisti) sono stati intensi e netti: tra le «vittime della cultura dello scarto» c’è «lo scarto dei bambini che non vogliamo ricevere, con quella legge dell’aborto che li manda al mittente e li uccide direttamente. E oggi questo è diventato un modo ‘normale’, un’abitudine che è bruttissima, è proprio un omicidio». «L’aborto – ha detto ancora Francesco – è un omicidio con un sicario. La vita va rispettata»; «Non è lecito diventarne complici», «il nostro dovere è la vicinanza: stare vicino alle situazioni, specialmente alle donne, perché non si arrivi a pensare alla soluzione abortiva, perché in realtà non è la soluzione ». E prima ancora: «Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente a essere abortito, ha il volto di Gesù»; «Non esiste una vita umana più sacra di un’altra»; «È un discorso di ragione, un discorso di scienza»; «L’attenzione alla vita umana nella sua totalità è diventata negli ultimi tempi una vera e propria priorità del Magistero della Chiesa »; «La cultura dello scarto oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente più deboli. La nostra risposta è un deciso sì alla vita senza tentennamenti. Il primo diritto di una persona umana è la sua vita. Essa è il bene fondamentale, condizione per tutti gli altri». «Fin dal primo istante del concepimento»; tra i bambini «uccisi e massacrati» anche «quelli che lo sono prima di vedere la luce, privati dell’amore generoso dei loro genitori e seppelliti nell’egoismo di una cultura che non ama la vita»; «Ancora oggi il loro silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode». Nelle parole di papa Francesco si ritrova ciò che è stato, e vuole essere, il Movimento per la Vita italiano: continua ricerca di uno stile e di un linguaggio che esprimono amore alla vita e ricerca di dialogo, visione positiva, appello alla ragione prima che alla fede, solidarietà concreta verso le madri in difficoltà, ricerca di dialogo, fiducia nella presenza del valore della vita nel cuore di tutti, rifiuto di giudizio sulle persone mentre si mette in campo ogni energia per rimuovere la cultura dello scarto a favore della civiltà della verità e dell’amore, attenzione all’universo femminile in prima linea nella accoglienza della vita (si veda la campagna «Cuore a cuore»). Le parole di papa Francesco sono balsamo per il nostro servizio in cui si sperimentano ogni giorno la sofferenza che sta dietro alla ‘non-soluzione dell’aborto’ e la gioia del sì alla vita che fiorisce nella condivisione delle difficoltà. Parole che dovrebbero ascoltare tutti, perché ‘costringono allo sguardo’ su quel figlio che la società non vuole vedere e perché restituiscono alle donne la libertà dell’accoglienza.
Resta l’amarezza per l’incomprensione da parte della grande stampa ‘laica’ che ignora questi discorsi e travisa la misericordia, interpretandola come rinuncia alla fermezza nella denuncia del male. Non c’è tuttavia da stupirsi perché se la cultura della vita comincia dallo sguardo, la cultura dello scarto comincia dal rifiuto dello sguardo la cui prima conseguenza è la censura accompagnata dalla menzogna e dall’’annacquamento’. Certamente la vita è tutta la vita, ma l’affermazione non va intesa nel senso di seppellire la questione della vita nascente sotto una massa di altri problemi, ma nel senso che l’attenzione «al numero sconfinato di bambini a cui viene impedito di nascere» deve essere la prima attenzione perché da essa si sprigiona la forza per ogni altra accoglienza e la solidarietà nei confronti di ogni emarginazione e sofferenza umana. Il Movimento per la Vita sta ultimando la raccolta del magistero di papa Francesco sulla vita nascente. Una ricchezza che contribuirà a consolidare nella coscienza collettiva il riconoscimento del diritto alla vita dei bambini non nati, a nobilitare la professione medicosanitaria, a suscitare il coraggio femminile dell’accoglienza, a irrobustire il servizio alla vita.