Inglese – Cancelliere del Regno – Arcivescovo – Martire – Santo
di Leonardo Gallotta
‘Accetto la morte per il nome di Gesù e per la Chiesa’. “Queste le parole pronunciate da Tommaso Becket poco prima di morire. Questa la straordinaria testimonianza cristiana di un uomo che aveva raggiunto un grande potere come Cancelliere del Regno e che morì da servo di Cristo e martire pur di non rinnegare la fede e di custodire la libertà della Chiesa Cattolica”*.
I lineamenti biografici che seguono costituiscono una premessa a due prossimi articoli centrati sul capolavoro teatrale di Thomas Stearns Eliot “Assassinio nella cattedrale”.
Nato a Londra nel 1118 da una famiglia di mercanti di origine normanna, fu avviato fin da giovane alla carriera ecclesiastica. Formatosi nell’Abbazia di Merton, studiò in seguito in Francia e all’Università di Bologna. Nel 1154 divenne arcidiacono della Diocesi di Canterbury ed entrò a servizio dell’arcivescovo Teobaldo di Bec. Dotato di non comuni qualità intellettuali, mise gli occhi su di lui il nuovo re d’Inghilterra Enrico II che, subito dopo l’incoronazione (1154), lo nominò Cancelliere del Regno.
Custode del sigillo reale, aveva la piena fiducia del re e si disse che aveva più potere di Riccardo de Lucy, detto il Leale che fu Gran Giustiziere d’Inghilterra dal 1154 al 1179. Tommaso fu accusato per questo di trascurare i suoi doveri di arcidiacono di Canterbury. Contro le aspettative dei baroni e dell’episcopato che ne avevano assecondato la nomina, Tommaso Becket aderì al piano di riforme del sovrano che voleva limitare l’indipendenza dei feudatari e dare maggiore autorità alla monarchia. Fu quindi creata un’amministrazione centralizzata, controllata dalla Curia regis.
I piani di Enrico II andavano tuttavia anche oltre. Pensò infatti che se avesse fatto nominare Tommaso arcivescovo, il suo potere, affiancato e sostenuto dall’autorità ecclesiastica sarebbe stato in tal modo pieno ed assoluto. Morto dunque l’arcivescovo Teobaldo di Bec nel 1161, Enrico II, grazie al privilegio accordatogli da papa Alessandro III, potè scegliere Tommaso come successore di Teobaldo e diventare così, nel 1162, arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa d’Inghilterra.
Tuttavia questa nuova nomina provocò un mutamento nell’atteggiamento di Tommaso che si assunse il compito di difendere esclusivamente gli interessi della Chiesa e del clero. Il conflitto col re ebbe inizio con una disputa sul caso in cui una corte secolare avrebbe potuto processare un ecclesiastico che avesse commesso un reato. Vi fu resistenza da parte di Becket e degli altri prelati ed Enrico II avrebbe voluto farli giurare di obbedire “ai costumi del reame”; la controversia tuttavia andò avanti e alla fine intervenne anche papa Alessandro III che convinse lo stesso Becket il quale promise il suo assenso, ma con questa riserva: salvo ordine nostro et jure Ecclesiae.
Al concilio di Clarendon (gennaio 1164) Becket approvò le consuetudini, ma non volle apporre la firma alle Costituzioni di Clarendon non condividendo 16 articoli in esse presenti che contenevano fortilimitazioni ai diritti e ai privilegi della Chiesa e del clero.
Tale rifiuto scatenò l’ira del re e Tommaso fu costretto ad andarsene in Francia per sollecitare l’appoggio (cosa che si rivelò assai difficile) di papa Alessandro che si trovava in esilio in Francia a causa di dissensi tra il collegio dei cardinali. E lì Tommaso visse sette anni di esilio. Dopo una sorta di riconciliazione – piuttosto fragile tuttavia – tra il primate e il re, vi fu l’incoronazione (vivente comunque Enrico II) di Enrico il Giovane celebrata da Ruggero , vescovo di York. Ovviamente Tommaso si sentì offeso e sconfessò tutti i vescovi che erano scesi a patti con il re, il quale, anche se la frase molto citata è probabilmente apocrifa, ebbe ad esclamare: “Chi mi toglierà di mezzo questo prete intrigante?” Fu così che quattro cavalieri (Reginald Fitz Urse, Richard le Breton, Guglielmo di Tracy e Ugo di Morville) si premurarono di “fare piacere” al re (che mai ammise di esserne il mandante) e si recarono quindi a Canterbury. Tommaso fu avvertito, ma non fuggì, non si nascose e non volle che fossero sbarrate le porte della Cattedrale. Qui i quattro cavalieri colpirono con le loro spade – presso l’altare – l’arcivescovo Tommaso che, vestito dei paramenti sacri, non oppose resistenza. Era il 29 dicembre del 1170.
La tragica morte dell’arcivescovo, per giunta proprio nella sua cattedrale, suscitò una fortissima emozione, così che si sviluppò molto rapidamente un culto per la sua figura di martire. Papa Alessandro III lo canonizzò il 21 febbraio 1173, dandone poi notizia al Capitolo della Cattedrale di Canterbury. Ben presto san Tommaso divenne il simbolo della resistenza cattolica all’assolutismo politico e le sue reliquie vennero diffuse in tutta Europa.
La drammatica fine di san Tommaso Becket ha ispirato il capolavoro teatrale di Thomas Stearns Eliot “Assassinio nella cattedrale”. La prima rappresentazione del dramma si tenne nella Sala Capitolare della Cattedrale di Canterbury il 15 giugno del 1935. Da allora il lavoro di Eliot è entrato stabilmente nel repertorio di molte compagnie teatrali di tutto il mondo.
Sabato, 8 giugno 2024
*dal sito di Vatican News