Di Paolo Lepri da Il Corriere del 17/11/2023
In silenzio, nella Russia di Vladimir Putin, sono scomparse decine di targhe commemorative delle vittime di Stalin che negli anni scorsi erano state collocate sui muri esterni della case dove i perseguitati nelle purghe degli anni Trenta hanno abitato prima di essere catturati. «Il ricordo del terrore sovietico rappresenta una sfida per il concetto dello Stato “che ha sempre ragione” ed è pertanto molto scomodo per le autorità di Mosca, in modo particolare dopo l’invasione dell’Ucraina», ha detto allaBbc — denunciando quanto sta accadendo — una delle animatrici del progetto Posledniy Adres (ultimo indirizzo), Oksana Matievskaya. Il fatto che non vengano svolte indagini su tutto questo, aggiunge, «non è una coincidenza».Come se non bastasse, arrivano anche notizie di vandalismi o danneggiamenti a monumenti dedicati ai polacchi deportati in Unione Sovietica dopo il 1939. A Vladimir, una delle città più antiche della Russia, è stata abbattuta una struttura di mattoni in onore di un sacerdote polacco. Nella Repubblica Komi, ad ovest degli Urali, una croce in memoria dei prigionieri catturati dopo l’invasione della loro patria, riferisce ancora la Bbc, è stata trovata distrutta. La polizia ha dato la colpa al maltempo e si è rifiutata di indagare. Secondo una rappresentante del gruppo per i diritti civili Memorial, Alexandra Polivanova, «si cerca di cancellare le colpe del passato per nascondere quelle del presente».Nel frattempo, almeno quattro nuove statue di Stalin — delle 110 attualmente esistenti, 95 delle quale erette durante la leadership di Putin — sono state inaugurate dopo l’avvio della invasione dell’Ucraina che è , dicono al Cremlino, «una guerra patriottica» come quella contro la Germania di Hitler. Il tentativo di riscrivere la storia con tutti i mezzi è un aspetto inquietante dei tempi difficili che stiamo attraversando. Uno dei suoi strumenti è l’offesa alla memoria.