di Silvia Scaranari
Mercoledì 20 settembre, Papa Francesco ha donato un’udienza molto poetica, piena di richiami forti alla dignità dell’uomo, creatura divina e depositaria di un immenso patrimonio: il creato.
Il Santo Padre invita a essere positivi: «Non arrenderti alla notte […], non concedere spazio ai pensieri amari, oscuri», ma guarda la bellezza del mondo creato da Dio e da Dio donato all’uomo affinché ne continui l’opera. Prima di tutto occorre però la fede con cui la speranza cammina incessantemente: «Credi all’esistenza delle verità più alte e più belle. Confida in Dio Creatore, nello Spirito Santo che muove tutto verso il bene, nell’abbraccio di Cristo che attende ogni uomo alla fine della sua esistenza; credi, Lui ti aspetta». Demoralizzazione e delusione devono essere bandite dal nostro orizzonte perché, se alla fine ci aspetta Dio, Lui non delude mai.
Nella vita si possono incontrare tante avversità, tanti ostacoli, vedere crollare i propri ideali, vanificare gli sforzi, ma alla fine «Dio non delude: se ha posto una speranza nei nostri cuori, non la vuole stroncare con continue frustrazioni. Tutto nasce per fiorire in un’eterna primavera». Noi siamo nulla, ma lo Spirito Santo può rendere questo nulla ricchissimo e permetterci di realizzare grandi opere. Grandi opere che devono essere realizzate per e con gli altri uomini perché «gli esseri umani, per quanto siano diversi gli uni dagli altri, sono stati creati per vivere insieme». Ogni persona è chiamata a realizzare sé stessa in relazione con gli altri e a beneficio degli altri.
Ogni persona è unica di fronte a Dio, ma nessuno si salva da solo. L’uomo per propria natura è un essere sociale. Ha bisogno degli altri per vivere e di vivere per gli altri, in un continuo scambio di relazione perché è creato a immagine e somiglianza di quel Dio che è Trinità, relazione eterna e perfetta. Risuona quindi pressante l’invito: «Sii responsabile di questo mondo e della vita di ogni uomo».
Il Pontefice spinge anche a “sognare”, tema che gli è familiare e che più volte è comparso nei suoi discorsi. Non un sognare vuoto e fantastico, ma un sognare creativo, un tendere a cose grandi perché «gli uomini capaci di immaginazione hanno regalato all’uomo scoperte scientifiche e tecnologiche. Hanno solcato gli oceani, hanno calcato terre che nessuno aveva calpestato mai. Gli uomini che hanno coltivato speranze sono anche quelli che hanno vinto la schiavitù, e portato migliori condizioni di vita su questa terra».
Il sogno fecondo non è quello romantico che si compiace di sé stesso, ma quello che nasce dalla meraviglia dello sguardo sul creato, dallo stupore di fronte alla bellezza che è in noi e intorno a noi. Meraviglia e stupore, due temi sottolineati in più occasioni dal Papa emerito Benedetto XVI quando, parlando della Via Pulchritudinis, come via privilegiata dei nostri tempi per giungere a Dio attraverso la bellezza, ha detto: «Che cosa può ridare entusiasmo e fiducia, che cosa può incoraggiare l’animo umano a ritrovare il cammino, ad alzare lo sguardo sull’orizzonte, a sognare una vita degna della sua vocazione se non la bellezza? […] l’autentica bellezza, […] schiude il cuore umano alla nostalgia, al desiderio profondo di conoscere, di amare, di andare verso l’Altro, verso l’Oltre da sé […]. Se accettiamo che la bellezza ci tocchi intimamente, ci ferisca, ci apra gli occhi, allora riscopriamo la gioia della visione, della capacità di cogliere il senso profondo del nostro esistere, il Mistero di cui siamo parte e da cui possiamo attingere la pienezza, la felicità, la passione dell’impegno quotidiano» (Discorso all’incontro con gli Artisti nella Cappella Sistina, 21 novembre 2009)
Il Santo Padre Francesco ha quindi concluso invitando ancora a non temere, perché «ricordati che Gesù ha vinto per noi la paura. Lui ha vinto la paura!» e se «tu pensassi che il male è troppo grande per essere sfidato, pensa semplicemente che Gesù vive in te. Ed è Lui che, attraverso di te, con la sua mitezza vuole sottomettere tutti i nemici dell’uomo: il peccato, l’odio, il crimine, la violenza; tutti nostri nemici».
Ma la paura non proviene solo dall’esterno. Spesso nasce da dentro dopo che si è sbagliato. È la paura dell’errore, la paura di non poter ricominciare da capo. Proprio di questa paura il Papa evidenzia la fallacità perché «se sbagli, rialzati: nulla è più umano che commettere errori. E quegli stessi errori non devono diventare per te una prigione. Non essere ingabbiato nei tuoi errori. Il Figlio di Dio è venuto non per i sani, ma per i malati: quindi è venuto anche per te. E se sbaglierai ancora in futuro, non temere, rialzati! Sai perché? Perché Dio è tuo amico». Per questo «vivi, ama, sogna, credi. E, con la grazia di Dio, non disperare mai».