Il 5 ottobre 2013, a Milano, nell’auditorium della parrocchia di Santa Maria Nascente intitolato a Papa Giovanni Paolo II (1978-2005), si è svolto un convegno organizzato da Alleanza Cattolica, con il sostegno del Forum delle Associazioni Familiari della Lombardia, dal titolo Ideologia del gender, omofobia ed unioni civili omosessuali. Un itinerario contro la famiglia.
Il convegno è stato aperto dal dottor Marco Invernizzi, dell’organismo promotore, che ha salutato i presenti e ha introdotto il dottor Massimo Introvigne, reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica, il quale a sua volta ha illustrato il manifesto redatto dall’associazione su Unioni di fatto e omofobia: cinque punti fermi, ricordando che riconoscere le unioni di fatto, comprese quelle omosessuali, danneggia la famiglia; che le unioni civili non sono l’alternativa, ma l’apripista per il matrimonio e per l’adozione omosessuali; che le proposte di legge sull’omofobia mettono in pericolo la libertà di espressione e di religione. Le violenze contro gli omosessuali, sotto forma di aggressioni fisiche, di minacce, ingiurie o diffamazioni, vanno condannate senza riserve e punite severamente, ma a questo scopo non vi è bisogno di nuove norme. Le leggi in vigore puniscono già, senza distinzioni, ogni aggressione all’integrità della persona e alla sua sfera morale; inoltre, prevedono le aggravanti dei motivi abietti e del profittare delle condizioni di debolezza della vittima, applicate da molti anni alle violenze compiute contro gli omosessuali in quanto tali. In realtà, la legge contro l’omofobia ha lo scopo di preparare l’introduzione del «matrimonio» omosessuale. Secondo Introvigne bisogna esser grati alla sincerità e alla chiarezza con cui il relatore sulla proposta di legge antiomofobia, l’on. Ivan Scalfarotto, sul’Espresso del 26 agosto 2013, ha affermato che le norme in questione sono una logica premessa all’introduzione delle nozze gay.
Ha quindi preso la parola la professoressa Assuntina Morresi, docente all’Università degli Studi di Perugia e membro del Comitato Nazionale di Bioetica, su Le origini e gli sviluppi dell’ideologia del gender, che ha spiegato come si stia perdendo la percezione del dato reale e si stia divaricando sempre più a livello culturale la distinzione fra sesso e genere. È cambiato l’orizzonte ideologico e culturale: in una visione post-moderna viene a cadere la possibilità di definire la realtà e il dato naturale si allontana sempre più dalla percezione di sé, che dipende dal contesto sociale e culturale in cui uno vive. Inoltre, con la fecondazione assistita eterologa si può fingere una genitorialità gender neutra: in questo modo possono dire di avere dei figli sia i single, maschi o femmine, sia due uomini, sia due donne. Se fino a non molto tempo fa era ovvio che i figli nascessero da un uomo e da una donna, con la fecondazione in vitro si può fingere una nascita «neutra». Già il venerabile Papa Paolo VI (1963-1978), condannando nel 1968 con l’enciclica Humanae vitae la separazione fra sessualità e procreazione, aveva intuito che si mirava alla radicale trasformazione della persona umana.
Il dottor Domenico Airoma, procuratore della Repubblica aggiunto al tribunale di Cosenza, è intervenuto su Omofobia, unioni civili e matrimonio gay nel quadro europeo. Le istituzioni comunitarie e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, di Strasburgo, da diversi anni hanno abbracciato l’ideologia del gender, introdotta e proposta a tutti i governi dalla conferenza internazionale promossa dalle Nazioni Unite al Cairo, nel 1994. Tali istituzioni, partendo dall’assunto che occorre contrastare ogni genere di discriminazione, si ritengono titolate a cancellare tutti i riferimenti alla natura oggettiva. Il dato naturale è considerato non soltanto irrilevante, ma addirittura artificioso, dal momento che l’unica realtà giuridicamente rilevante è il desiderio individuale, la mera affettività, che attribuisce il carattere di famiglia a qualsivoglia unione, prescindendo dall’identità di genere e dagli orientamenti sessuali dei componenti. Ormai il gender è il nuovo pilastro attorno al quale rimodellare non solo la disciplina del matrimonio e della famiglia, ma anche le adozioni, la fecondazione e i programmi educativi, introducendo perfino una sorta di neolingua giuridica, dove, per esempio, si parla di progenitore A e B in luogo di padre e di madre.
Il dottor Alfredo Mantovano, magistrato di Corte d’Appello e già sottosegretario dell’Interno, relazionando su Omofobia: prospettive per l’ordinamento italiano, ha ribadito che le diffamazioni, le percosse e le violenze nei confronti delle persone omosessuali sono già adeguatamente sanzionate con le norme del codice penale. È necessaria allora una legge che formalizzi le coppie di fatto, anche quelle formate da omosessuali, per attribuire loro i diritti di cui godono le famiglie fondate sul matrimonio fra un uomo e una donna? No, perché molti diritti sono già riconosciuti ai componenti delle unioni di fatto dalla normativa vigente. È dunque chiaro che l’obiettivo è puramente e altamente simbolico: «educare» i cittadini ad accettare una visione dei rapporti familiari ideologizzata. Bisogna opporsi a questa deriva perché altrimenti manifestare contrarietà al matrimonio fra persone dello stesso sesso diventerebbe un atto di discriminazione; altrettanto discriminatorio sarebbe opporsi all’adozione da parte di una coppia di persone omosessuali. Già ora si assiste a episodi d’intolleranza verso chi difende i valori naturali, come nel caso dell’avvocato Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, violentemente attaccato sulla stampa per aver difeso in televisione i diritti della famiglia naturale. La vicenda aiuta a comprendere che cosa accadrebbe in Italia se la legge sull’omofobia entrasse in vigore; e Mantovano ha anche ricordato il grave episodio del convegno di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, del 22 settembre 2013, interrotto da militanti lesbiche e gay. Pertanto, alla luce della gravità della situazione, le battaglie sui princìpi devono essere affrontate da parte tutti, ognuno nel proprio ruolo, con competenza, equilibrio e coraggio.
Nella seconda parte del convegno ha preso la parola Tugdual Derville, portavoce della Manif pour tous francese, il movimento spontaneo che, oltre ogni aspettativa, è riuscito a portare in piazza milioni di francesi contro la cosiddetta «legge Taubira», che ha introdotto il «matrimonio» omosessuale nel Paese transalpino. Questa legge, ha ricordato il relatore, procede verso un altro obiettivo: legalizzare la procreazione artificiale eterologa e l’utero in affitto per consentire alle coppie omosessuali di avere figli. La mobilitazione per fermare la demolizione dei pilastri della società è stata spontanea, un genuino movimento sociale che ha coinvolto perfino omosessuali dichiarati e le più diverse comunità religiose. Derville ha ricondotto il momento iniziale dellaManif pour tous alla preghiera scritta il 15 agosto 2012 dall’arcivescovo di Parigi, card. André Vingt-Trois, affinché ogni bambino possa godere dell’affetto «di un papà e di una mamma». L’apporto della Chiesa è stato importante, ma il ruolo maggiore è stato svolto dal laicato.
Il convegno si è concluso con una tavola rotonda dal titolo Come rendere muta l’opposizione al matrimonio gay. La legge sull’omofobia in previsione di quella sulle unioni omosessuali. Il caso italiano, nella quale alcuni esponenti del mondo politico hanno risposto alle domande del giornalista dottor Andrea Morigi.
Il senatore Maurizio Sacconi ha ricordato che gli atti di violenza omofobi sono punibili senza bisogno di una legge-clava volta a disarticolare ulteriormente i valori della nazione, dalle forti radici naturali e cristiane, sui quali occorre invece puntare per superare l’inverno demografico e la crisi economica, strettamente intrecciati con la deriva antropologica.
L’on. Gregorio Gitti ha invece difeso l’impianto della proposta di legge, a suo giudizio migliorato grazie a un emendamento, di cui è stato il primo firmatario, che garantirebbe alle associazioni e alle scuole confessionali la libertà di educare ai propri valori nei rispettivi ambiti.
Con l’on. Gitti ha polemizzato l’on. Eugenia Roccella, poiché a suo parere l’emendamento anzidetto rischia di creare una ghettizzazione del mondo cattolico: determinate affermazioni potranno essere rese soltanto in chiesa o all’interno di un’associazione, anche a causa della forte pressione culturale presente nel Paese ancor prima dell’approvazione della proposta di legge. Ha inoltre auspicato che anche in Italia, come in Francia, vi possa essere una grande mobilitazione del laicato cattolico.
L’on. Alessandro Pagano ha ricordato che solo grazie all’impegno di pochi deputati è stata richiamata l’attenzione dell’opinione pubblica sulla proposta di legge sull’omofobia, che i promotori avevano tentato di fare approvare in sordina, prima con un iter in Commissione molto rapido, nel cuore dell’estate, poi troncando ogni dibattito e velocizzando in maniera assolutamente inconsueta l’esame da parte dell’Assemblea della Camera dei Deputati. Grazie a pochi e determinati deputati l’opinione pubblica comincia ad avvertire il carattere liberticida del provvedimento e come esso preluda all’approvazione dei matrimoni gay.
L’europarlamentare Carlo Fidanza ha affermato di non stupirsi dei contenuti delle direttive comunitarie in materia bioetica, dal momento che gli organismi europei sono il crogiuolo delle ideologie anticristiane. Sintetizzando gli stimoli degli altri relatori, Fidanza ha a sua volta auspicato che contro questa deriva ideologica e legislativa possa svilupparsi il lavoro di lobby positive, espressione di un autentico movimento popolare.
Infine, il presidente nazionale del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, dottor Francesco Belletti, ha auspicato che qualcosa di simile alla Manif pour tous possa mettersi in movimento anche in Italia e ha assicurato il contributo del Forum a questa buona battaglia.
Il convegno ha visto la partecipazione di oltre quattrocento persone ed è stato seguito in diretta streaming da quasi duemila utenti di Internet. Fra i presenti, Gianna Savaris, vicepresidente del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, il dottor Nino Sutera, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari della Lombardia, il consigliere provinciale dottor Nicolò Mardegan, il dottor Vittorio Lodolo D’Oria, portavoce dell’Associazione Famiglie Numerose Cattoliche, il dottor Riccardo Cascioli, direttore de La Nuova Bussola Quotidiana, e don Carlo Casati, parroco ospitante. L’iniziativa è stata annunciata e ha avuto eco suimedia nazionali.