Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di suor Lucia è stato pubblicato in Portogallo con l’imprimatur del Vicario Generale di Braga, Monsignor Eduardo de Melo Peixoto; in Spagna con l’imprimatur del pro-Vicario Generale di Madrid, Monsignor Joaquin Iniesta; nelle Filippine con imprimatur del Cardinale Ricardo J. Vidal, Arcivescovo di Cebu; in Lituania, con l’imprimatur del Vescovo ausiliare di Kaunas, Monsignor Sigitas Tamkevicius; in Ucraina, con l’imprimatur del Cardinale Myroslav Ivan Lubachivsky, Arcivescovo-Maggiore di Lviv degli Ucraini; e in Lettonia, con l’imprimatur dell’Arcivescovo di Riga, Monsignor Janis Pujats.
Tutti i diritti riservati. – Traduzione di Giovanni Cantoni.
Titolo originale dell’opera: As aparições e a mensagem de Fátima conforme os manuscritos da Irmã Lúcia
Editora Vera Cruz, Rua Dr. Martinico Prado, 246, 00124 — São Paulo, SP
Antonio A. Borelli Machado
FATIMA: Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di suor Lucia
Introduzione
Nei libri che trattano degli avvenimenti di Fatima, la descrizione delle apparizioni e i colloqui della Madonna con i veggenti sono inseriti in una sequenza di fatti che inglobano le ripercussioni locali provocate dalle apparizioni, gli interrogatori dei veggenti e dei testimoni, le guarigioni e le conversioni straordinarie che ne sono seguite, i particolari tanto attraenti della crescita spirituale dei bambini privilegiati e numerosi episodi connessi. Certamente, niente di più logico e di più comprensibile.
Letti i libri, però, sorge in molti spiriti il desiderio di disporre di un testo che dia loro più facilmente la possibilità di indugiare in modo speciale sul contenuto stesso delle apparizioni, con l’intento di penetrare sempre più il senso del messaggio che la Madonna è venuta a comunicare agli uomini, in modo da potere ottemperare alle sue richieste.
Con l’intenzione di soddisfare questo desiderio tanto legittimo, abbiamo composto una relazione circoscritta a quanto accadde tra la Vergine, l’Angelo del Portogallo e i veggenti, cioè un rapporto nel quale tutti gli altri fatti, edificanti o pittoreschi, che si inseriscono nella storia di Fatima, sono stati lasciati da parte per fissare l’attenzione sull’essenziale.
Alla relazione delle manifestazioni dell’Angelo nel 1916 e della Madonna nel 1917, segue quella delle rivelazioni private ricevute dall’uno o dall’altro dei veggenti isolatamente, e in modo speciale di quelle di suor Lucia. Poiché costituiscono un complemento delle apparizioni della Cova da Iria, non potevano mancare in questa sede.
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Nella redazione di questo studio, ci siamo basati soprattutto su due opere molto note, che raccomandiamo ai lettori desiderosi di possedere una storia completa di Fatima. La prima è dello scrittore cattolico nordamericano William Thomas Walsh, “Our Lady of Fatima”; la seconda opera è di padre Giovanni De Marchi I.M.C., “Era uma Senhora mais brilhante que o sol…” (“Era una Signora più splendente del sole…”).
Padre De Marchi ha passato tre anni a Fatima a interrogare i principali testimoni degli avvenimenti e a mettere accuratamente per iscritto le loro deposizioni. Ha intervistato suor Lucia e ha potuto consultare i manoscritti della veggente, dei quali parleremo più avanti.
William Thomas Walsh è stato in Portogallo nel 1946 a fare indagini e interviste. Ha parlato con suor Lucia e ha basato il suo libro specialmente sulle quattro “Memórias” da lei scritte.
Le opere di padre De Marchi e di Walsh sono molto fededegne, e concordano fondamentalmente tra loro. Tuttavia, per maggiore sicurezza, le abbiamo confrontate con quelle di altri autori che completano certi fatti e illuminano alcuni particolari. Esse sono citate nei punti corrispondenti.
Abbiamo potuto ricorrere direttamente anche alle fonti più autorevoli, che sono indubbiamente i manoscritti di suor Lucia. Infatti, nel 1973 sono state finalmente pubblicate le “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, dal padre Antonio Maria Martins S.J. (vedi opere citate).
Ci sia permesso esprimere in questa sede il desiderio che venga fatta, in futuro, una edizione critica completa, la quale contenga, oltre alle memorie e alle lettere già pubblicate, i diversi interrogatori a cui fu sottoposta suor Lucia (1), i diversi documenti del processo canonico (2) e tutta la corrispondenza della veggente che si riesca ancora a raccogliere (3). L’importanza dell’argomento “Fatima” comporta certamente che si faccia uno sforzo tanto meritorio.
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Le diverse relazioni redatte da suor Lucia sono abitualmente designate come Memórias I, II, III e IV.
La prima, scritta su un comune quaderno a righe, è una raccolta di ricordi personali per la biografia di Giacinta. Il 12 settembre 1935, quando fu fatta la esumazione dei resti mortali della piccola veggente di Fatima morta nel 1920, si trovò che il suo volto si conservava incorrotto. Il vescovo di Leiria, mons. José Alves Correia da Silva, inviò a suor Lucia una fotografia scattata in tale occasione, ed ella, ringraziando, fece riferimento alle virtù della cugina. Allora il prelato ordinò a suor Lucia di scrivere tutto quanto sapeva della vita di Giacinta, e ne derivò il primo manoscritto, che fu pronto attorno al Natale del 1935.
Nell’aprile 1937, padre L.G. Ayres da Fonseca fece notare al vescovo di Leiria che la prima relazione di suor Lucia lasciava supporre l’esistenza di altri dati interessanti, relativi alle apparizioni e che restavano sconosciuti. Suor Lucia si mise allora a scrivere, tra il 7 e il 21 novembre di quell’anno – in seguito a un nuovo ordine di mons. José Alves Correia da Silva – la storia della sua vita. In questo secondo scritto parla anche, benché in modo molto succinto, delle apparizioni della Madonna, e riferisce, per la prima volta pubblicamente, le apparizioni dell’Angelo. Diverse ragioni l’avevano spinta a tacere, fino ad allora, in proposito: un consiglio dell’arciprete di Olivar, don Faustino José Jacinto Ferreira – a cui aveva narrato le apparizioni -, confortato, più tardi, da una raccomandazione dello stesso tenore del vescovo di Leiria; d’altro lato, le critiche e le beffe nate a proposito del racconto delle prime apparizioni dell’Angelo, nella primavera e nell’estate del 1915, e i rimproveri severi di sua madre, l’avevano sempre indotta a una grande cautela e discrezione. Inoltre colpisce, nelle Memórias di suor Lucia, la sua grande riluttanza a parlare di sé stessa e, di conseguenza, delle apparizioni.
Nel 1941 il vescovo di Leiria ordinò alla veggente di scrivere tutto quanto potesse ancora ricordare a proposito della vita di sua cugina, nella prospettiva di una nuova edizione del libro su Giacinta che il canonico Galamba de Oliveira voleva fare stampare. “Questo ordine – scrive suor Lucia – mi cadde in fondo all’anima come un raggio di luce, dicendomi che era giunto il momento di rivelare le due prime parti del segreto” (Cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 444). Così, suor Lucia inizia il suo terzo manoscritto, rivelando le parti attualmente note del segreto di Fatima. Poi registra le impressioni da esse causate sullo spirito di Giacinta. La relazione è datata 31 agosto 1941.
Sorpreso da tali rivelazioni, il canonico Galamba de Oliveira giunse alla conclusione che suor Lucia non aveva detto tutto nel documenti precedenti, e sollecitò il vescovo di Leiria a ordinarle di scrivere una storia completa delle apparizioni: “Le ordini, Signor Vescovo […] di scrivere TUTTO. Ma TUTTO. Che deve restare molto tempo in purgatorio per avere taciuto una cosa tanto importante”. Suor Lucia si scusa dicendo che ha sempre agito per ubbidienza. Il canonico Galamba insiste con il vescovo perché le ordini “di dire TUTTO, TUTTO; di non nascondere nulla” (facendo così allusione, sembra, anche alla terza parte del segreto). Il vescovo, tuttavia, preferisce non compromettersi: “Questo non lo ordino. Non mi metto in affari di segreti”. E ordina semplicemente alla veggente di fare una narrazione completa delle apparizioni (cfr. Memórias, IV, pp. 314 e 316; le sottolineature sono della stessa suor Lucia). Allora fu redatto il quarto manoscritto, che porta la data dell’8 dicembre 1941. In esso suor Lucia fa, per la prima volta, una relazione sistematica e ordinata delle apparizioni, dichiarando, infine, di non avere “avvertitamente” omesso nulla di quanto poteva ricordare, salvo, evidentemente, la terza parte del segreto, che non aveva avuto fino ad allora ordine di rivelare (cfr. Memórias, IV, p. 352).
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Pubblicando questo studio, desideriamo dare il nostro contributo affinché il messaggio della Madonna di Fatima sia sempre più conosciuto, amato e ascoltato.
Capitolo I
Apparizioni dell’Angelo del Portogallo
Prima delle apparizioni della Madonna, Lucia, Francesco e Giacinta – Lucia de Jesus dos Santos, e i suoi cugini Francisco e Jacinta Marto, tutti residenti nel villaggio di Aljustrel, parrocchia di Fatima – ebbero tre visioni dell’Angelo del Portogallo, o della Pace.
Prima apparizione dell’Angelo
La prima apparizione dell’Angelo avvenne nella primavera o nell’estate del 1916, in un antro, o grotta, del colle del Cabeço, vicino ad Aljustrel, e si svolse nel modo seguente, come narra suor Lucia:
“Giocavamo da qualche tempo, ed ecco che un vento forte scuote le piante e ci fa sollevare lo sguardo per vedere che cosa succedeva perché la giornata era serena. Allora cominciammo a vedere a una certa distanza, sulle piante che si stendevano in direzione di oriente una luce più bianca della neve, con l’aspetto di un giovane trasparente, più splendente di un cristallo attraversato dai raggi del sole.
A misura che si avvicinava, ne venivamo distinguendo i tratti: un giovane dai 14 ai 15 anni, di una grande bellezza. Eravamo sorpresi e quasi rapiti. Non dicevamo parola.
Giunto vicino a noi disse:
– “Non abbiate paura. Sono l’Angelo della Pace. Pregate con me”.
E, inginocchiato a terra, curvò la fronte fino al suolo. Spinti da un moto soprannaturale, lo imitammo e ripetemmo le parole che gli udimmo pronunciare:
– “Dio mio! Credo, adoro, spero e vi amo. Vi chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano”.
Dopo avere ripetuto questo tre volte, si alzò e disse:
– “Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria sono attenti alla voce delle vostre suppliche”.
E scomparve.
L’atmosfera soprannaturale che ci avvolse era tanto intensa che quasi non ci rendevamo conto, per un lungo lasso di tempo, della nostra stessa esistenza, restando nella posizione in cui ci aveva lasciato, e ripetendo sempre la stessa preghiera. La presenza di Dio si sentiva così intensa e intima che non osavamo parlare neppure fra di noi. Il giorno seguente, sentivamo lo spirito ancora avvolto in questa atmosfera, che andò scomparendo soltanto molto lentamente.
Di questa apparizione, nessuno pensò di parlarne, né di raccomandarne il segreto. Essa lo impose da sé. Era così intima, che non era facile pronunciare su di essa la minima parola. Ci fece anche, forse, maggiore impressione, per il fatto che fu la prima manifestazione di questo tipo” (cfr. Memórias, II, pp. 114 e 116, IV, pp. 318 e 320; G. De Marchi, pp. 58-59; W.T. Walsh, pp. 66-67, Luiz Gonzaga Ayres da Fonseca S.J., p. 134, José Galamba de Oliveira, p. 52-57).
Seconda apparizione dell’Angelo
La seconda apparizione avvenne nell’estate del 1916, sul pozzo della casa dei genitori di Lucia, presso cui i bambini giocavano. Così narra suor Lucia ciò che l’Angelo disse loro – a lei e ai suoi cugini – in quella occasione:
– “Che fate? Pregate! Pregate molto! I Cuori santissimi di Gesù e di Maria hanno su di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all’Altissimo preghiere e sacrifici”.
– “Come dobbiamo fare a sacrificarci?”, chiesi.
– “In tutti i modi possibili, offrite a Dio un sacrificio in atto di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori. Attirate così sulla vostra patria la pace. Io sono il suo angelo custode, l’Angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione la sofferenza che il Signore vi manderà”.
E scomparve.
Queste parole dell’Angelo si incisero nel nostro spirito, come una luce che ci faceva comprendere chi era Dio; come ci amava e voleva essere amato; il valore del sacrificio, e come gli era gradito; come, per riguardo a esso, convertiva i peccatori”. (Cfr. Memórias, II, p. 116; IV, pp. 320 e 322; G. De Marchi, pp. 60-61; W.T. Walsh, p. 70; L.G. da Fonseca, p. 135; J. Galamba de Oliveira, pp. 57-58).
Terza apparizione dell’Angelo
La terza apparizione avvenne alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno del 1916, di nuovo nella grotta del Cabeço, e si svolse nel modo seguente, sempre secondo la descrizione di suor Lucia:
“Appena vi giungemmo, in ginocchio, con i volti a terra, cominciammo a ripetere la preghiera dell’Angelo: “Dio mio! Credo, adoro, spero e vi amo, ecc.” Non so quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vedemmo che su di noi brillava una luce sconosciuta. Ci alzammo per vedere cosa succedeva, e vedemmo l’Angelo con un calice nella mano sinistra e sospesa su di esso un’Ostia, dalla quale cadevano nel calice alcune gocce di sangue. Lasciando il calice e l’Ostia sospesi in aria, si prostrò a terra vicino a noi e ripeté tre volte la preghiera:
-“Trinità santissima, Padre, Figliolo e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui è offeso. E per i meriti infiniti del suo santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori”.
Poi sollevandosi prese di nuovo il calice e l’Ostia, e diede l’Ostia a me e ciò che conteneva il calice lo diede da bere a Giacinta e a Francesco, dicendo nello stesso tempo:
-“Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e consolate il vostro Dio”.
Di nuovo si prostrò a terra e ripeté con noi altre tre volte la stessa preghiera: “Trinità santissima ecc.” E scomparve.
Portati dalla forza del soprannaturale, che ci avvolgeva, imitavamo l’Angelo in tutto, cioè prostrandoci come lui e ripetendo le preghiere che lui diceva. La forza della presenza di Dio era così intensa, che ci assorbiva e ci annientava quasi completamente. Sembrava che per un grande lasso di tempo ci privasse perfino dell’uso dei sensi corporali. In quei giorni facevamo le azioni materiali come portati da questo essere soprannaturale che a ciò ci spingeva. La pace e la felicità erano grandi, ma soltanto interiori, con l’anima completamente concentrata in Dio. Anche la stanchezza fisica che ci prostrava era grande.
Non so perché, le apparizioni della Madonna producevano in noi effetti molto diversi. La stessa gioia intima, la stessa felicità e pace. Ma, invece di questo abbattimento fisico, una certa agilità espansiva; invece di questo annientamento nella divina presenza, un esultare di gioia; invece di questa difficoltà nel parlare, un certo entusiasmo comunicativo. Ma, nonostante questi sentimenti, sentivo la ispirazione a tacere, soprattutto alcune cose. Negli interrogatori, sentivo la ispirazione interiore che mi indicava le risposte che, senza mancare alla verità, non scoprissero ciò che per il momento dovevo occultare” (cfr. Memórias, II, p. 118; IV, pp. 322 e 326; G. De Marchi, pp. 62-63; W.T. Walsh, pp. 72-74; L.G. da Fonseca, pp. 135-137; J. Galamba de Oliveira, pp. 58-59).
Le apparizioni dell’Angelo, nel 1916, furono precedute da tre altre visioni, dall’aprile all’ottobre 1915, nelle quali Lucia e altre tre pastorelle, Maria Rosa Matias, Teresa Matias e Maria Justino, videro, sempre sul colle del Cabeço, sospesa nell’aria sull’alberetto della valle, “come una nuvola più bianca della neve, qualcosa di trasparente, con forma umana”. Era “una figura come se fosse una statua di neve, che i raggi del sole rendevano in qualche modo trasparente”. La descrizione è della stessa suor Lucia (cfr. Memórias, II, p. 110; IV, pp. 316 e 318; G. De Marchi, pp. 57-58; W.T. Walsh, pp. 47-49; L.G. da Fonseca, pp. 132-133; J. Galamba de Oliveira, p. 51).
Capitolo II
Apparizioni della Santissima Vergine
Al tempo delle apparizioni della Madonna, Lucia de Jesus, Francisco e Jacinta Marto avevano rispettivamente 10, 9 e 7 anni, essendo nati il 22 marzo 1907, l’11 giugno 1908 e l’11 marzo 1910. I tre bambini, come abbiamo detto, abitavano ad Aljustrel, frazione della parrocchia di Fatima. Le apparizioni si svolsero in una piccola proprietà dei genitori di Lucia, chiamata Cova da Iria, a due chilometri e mezzo da Fatima, sulla strada di Leiria. La Madonna appariva su un elce, o querciolo, alto un metro o poco più. Francesco vedeva soltanto la Madonna e non la sentiva. Giacinta vedeva e sentiva. Lucia vedeva, sentiva e parlava con la santissima Vergine. Le apparizioni avvenivano attorno al mezzogiorno.
Prima apparizione: 13 maggio 1917
I tre veggenti giocavano alla Cova da Iria quando notarono due luci come lampi, dopo i quali videro la Madre di Dio sull’elce. Era “una Signora tutta vestita di bianco, più splendente del sole, che diffondeva una luce più chiara e intensa di un bicchiere di cristallo pieno di acqua pura, attraversato dai raggi del sole più ardente”, descrive Lucia. Il suo volto indescrivibilmente bello, non era “né triste, né allegro, ma serio”, con un tono di dolce rimprovero. Le mani giunte, come per pregare, appoggiate sul petto e volte verso l’alto. Dalla mano destra pendeva un rosario. Le vesti parevano fatte soltanto di luce. La tunica era bianca, e bianco il mantello, orlato d’oro, che copriva il capo della Vergine e le scendeva ai piedi. Non le si vedevano i capelli e le orecchie. I tratti della fisionomia, Lucia non ha mai potuto descriverli, perché le fu impossibile fissare il volto celestiale, che abbagliava. I veggenti erano così vicini alla Madonna – più o meno a un metro e mezzo di distanza – che rimanevano nella luce che la circondava, o che diffondeva. Il colloquio si svolse in questo modo (4):
La Madonna: “Non abbiate paura, non vi faccio del male”.
Lucia: “Di dove è Vostra Signoria?”
La Madonna: “Sono del cielo” (e La Madonna alzò la mano per indicare il cielo).
Lucia: “E cosa vuole da me Vostra Signoria?”
La Madonna: “Sono venuta a chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi (5) il giorno 13, a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e che cosa voglio. Poi ritornerò ancora qui una settima volta”.
Lucia: “E anch’io vado in cielo?”
La Madonna: “Sì ci vai”.
Lucia: “E Giacinta?”
La Madonna: “Anche lei”.
Lucia: “E Francesco?”
La Madonna: “Anche lui, ma deve recitare molti rosari”.
Lucia: “Maria das Neves è già in cielo?”
La Madonna: “Sì c’è già”.
Lucia: “E Amelia?”
La Madonna: “Resterà in purgatorio fino alla fine del mondo.
“Volete offrirvi a Dio, per sopportare tutte le sofferenze che vorrà inviarvi, come atto di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?”
Lucia: “Sì, vogliamo”.
La Madonna: “Andate, dunque; avrete molto da soffrire, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto”.
“Pronunciando queste ultime parole (la grazia di Dio, ecc.) aprì per la prima volta le mani, comunicandoci – è suor Lucia che scrive – una luce molto intensa, quasi un riflesso che usciva da esse, che ci penetrava nel petto e nel più intimo dell’anima, e faceva vedere noi a noi stessi in Dio, che era questa luce, più chiaramente che se ci vedessimo nel migliore degli specchi. Allora, per un impulso interiore anch’esso comunicatoci, cademmo inginocchio e ripetemmo interiormente: “O santissima Trinità, vi adoro. Mio Dio, mio Dio, vi amo nel santissimo Sacramento”.
Passati i primi momenti, La Madonna aggiunse:
– “Recitate il rosario tutti i giorni per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra”.
“Poi – descrive suor Lucia – cominciò a elevarsi serenamente, salendo verso oriente, fino a scomparire nella immensità dell’orizzonte. La luce che la circondava sembrava aprire una via in mezzo agli astri”. (Cfr. Memórias, II, p. 126; IV, pp. 330 e 332; G. De Marchi, pp. 67-70; W.T. Walsh, pp. 85-87; L.G. da Fonseca, pp. 24-28; J. Galamba de Oliveira, pp. 63-64).
Seconda apparizione: 13 giugno 1917
Prima della seconda apparizione, i veggenti notarono di nuovo una luce, che chiamavano lampo, ma che propriamente non lo era, bensì era il riflesso di una luce che si avvicinava. Alcuni spettatori, che erano accorsi sul posto in numero di circa cinquanta, notarono che la luce del sole si oscurò durante i minuti che seguirono l’inizio del colloquio. Altri dissero che la cima dell’elce, coperta di germogli, sembrò curvarsi come sotto un peso, un momento prima che Lucia parlasse. Durante il colloquio della Madonna con i veggenti, alcuni udirono un sussurro simile al ronzio di un’ape:
Lucia: “Che cosa vuole da me Vostra Signoria?”
La Madonna: “Voglio che veniate qui il giorno 13 del mese prossimo, che diciate il vostro rosario tutti i giorni e che impariate a leggere (6). Poi vi dirò che cosa voglio”.
Lucia chiese la guarigione di una persona malata.
La Madonna: “Se si converte, guarirà entro l’anno”.
Lucia: “Vorrei chiederle di portarci in cielo”.
La Madonna: “Sì, Giacinta e Francesco lì porto tra poco. Ma tu resti qui ancora qualche tempo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. A chi la abbraccia, prometto la salvezza; e queste anime saranno amate da Dio come fiori posti da me ad adornare il suo trono”.
Lucia: “Rimango qui sola?”
La Madonna: “No, figlia. E tu soffri molto? Non scoraggiarti. Non ti lascerò mai. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio”.
Nel momento in cui disse queste ultime parole – racconta suor Lucia – aprì le mani e ci comunicò per la seconda volta il riflesso di quella immensa luce. In essa ci vedevamo come sommersi in Dio. Giacinta e Francesco sembravano essere nella parte di questa luce che si elevava verso il cielo e io in quella che si diffondeva sulla terra. Di fronte alla palma della mano destra della Madonna stava un cuore circondato da spine, che parevano conficcate in esso. Comprendemmo che era il Cuore Immacolato di Maria, oltraggiato dai peccati dell’umanità, che voleva riparazione” (7).
Quando svanì questa visione, la Signora, ancora avvolta nella luce che lei stessa irradiava, si alzò dall’arbusto senza sforzo, dolcemente, in direzione di oriente, fino a scomparire completamente. Alcune persone più vicine notarono che i germogli della cima dell’elce si erano piegati nella stessa direzione, come se le vesti della Signora li avessero trascinati. Soltanto alcune ore più tardi ripresero la loro posizione naturale. (Cfr. Memórias, II, p. 130; IV, pp. 334 e 336; p. 400; G. De Marchi, pp. 91-94; W.T. Walsh, pp. 109-111; L.G. da Fonseca, pp. 37-38; J. Galamba de Oliveira, p. 70).
Terza apparizione: 13 luglio 1917
Nel corso della terza apparizione, una nuvoletta cenerognola si librò sull’elce, il sole si oscurò, una fresca brezza spirò sulla montagna, benché si fosse in piena estate. Il signor Marto, padre di Giacinta e Francesco, che lo racconta, dice che udì anche un sussurro simile al rumore prodotto da mosche in un orciolo vuoto. I veggenti videro il riflesso della solita luce e poi La Madonna sul querciolo.
Lucia: “Che cosa vuole da me Vostra Signoria?”
La Madonna: “Voglio che veniate qui il giorno 13 del mese prossimo, che continuiate a recitare tutti i giorni il rosario in onore della Madonna del Rosario, per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perché soltanto lei ve la potrà meritare”.
Lucia: “Vorrei chiederle di dirci chi è, e di fare un miracolo per cui tutti credano che Vostra Signoria ci appare”.
La Madonna: “Continuate a venire qui tutti i mesi. In ottobre dirò chi sono, che cosa voglio, e farò un miracolo che tutti vedranno per potere credere”.
Lucia presenta allora una serie di richieste di conversioni, guarigioni e altre grazie. La Madonna risponde raccomandando sempre la pratica del rosario, con cui otterranno le grazie entro l’anno (8).
Quindi proseguì: “Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte e in modo speciale quando fate qualche sacrificio: “O Gesù è per amor vostro, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria”.
Prima parte del segreto: la visione dell’inferno
“Dicendo queste ultime parole – racconta suor Lucia – aprì di nuovo le mani come nei due mesi passati. Un riflesso [di luce che esse emettevano] parve penetrare la terra e vedemmo come un grande mare di fuoco e immersi in questo fuoco i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o abbronzate, di forma umana, che ondeggiavano nell’incendio, sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti – simili al cadere delle scintille nei grandi incendi – senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione, che terrorizzavano e facevano tremare di paura. I demoni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni di bracia”.
La visione durò soltanto un momento, durante il quale Lucia emise un “ahi”. Ella nota che, se non fosse stato per la promessa della Madonna di portarli in cielo, i veggenti sarebbero morti per la emozione e la paura.
Seconda parte del segreto: l’annuncio del castigo e dei mezzi per evitarlo
Spaventati, quindi, e come per chiedere soccorso, i veggenti levarono gli occhi verso la Madonna, che disse loro con bontà e tristezza:
La Madonna: “Avete visto l’inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato.
“Se farete quello che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace.
“La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore (9). Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre (10).
“Per impedire tutto questo verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate, infine, il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace.
“In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc.
“Questo non ditelo a nessuno. A Francesco, sì, potete dirlo” (11).
Dopo qualche istante: “Quando recitate il rosario, dopo ogni mistero dite: “O Gesù mio, perdonateci, liberateci dal fuoco dell’inferno, portate in cielo tutte le anime, soprattutto quelle più bisognose”” (12).
Lucia: “Vostra Signoria vuole qualcosa d’altro da me?”
La Madonna: “No, oggi non ti chiedo più nulla”.
“E, come al solito, cominciò a elevarsi verso oriente, fino a scomparire nella immensa distanza del firmamento”.
Allora si udì una specie di tuono che indicava che l’apparizione era cessata (13) (Cfr. Memórias, II, p. 138; III, pp. 218 e 220; IV, pp. 336-342; G. De Marchi, pp. 107-110; W.T. Walsh, pp. 126-129; L.G. da Fonseca, pp. 48-49; J. Galamba de Oliveira, pp. 72-78 e 146-147).
Quarta apparizione: 15 agosto 1917
Il giorno 13 agosto, in cui avrebbe dovuto svolgersi la quarta apparizione, i veggenti non poterono essere presenti alla Cova da Iria, perché furono rapiti dal sindaco di Ourém, che a forza volle strappare loro il segreto. I bambini rimasero irremovibili.
Alla solita ora, alla Cova da Iria, si udì un tuono, al quale seguì un lampo, e i presenti notarono una piccola nuvola bianca librarsi qualche minuto sull’elce. Si osservarono anche fenomeni di colorazione, in diverse tinte, del volto delle persone, degli abiti, delle piante, del suolo. La Madonna era certamente venuta, ma non aveva trovato i veggenti.
Il 15 agosto (14) Lucia era con Francesco e un altro cugino in una località detta Valinhos, una proprietà di uno dei suoi zii, quando, alle quattro del pomeriggio, cominciarono a prodursi le variazioni atmosferiche che precedevano le apparizioni della Madonna alla Cova da Iria: un improvviso abbassamento della temperatura e un oscurarsi del sole. Lucia, sentendo che si avvicinava qualcosa di soprannaturale e che li avvolgeva, mandò a chiamare in fretta Giacinta, che giunse in tempo per vedere la Madonna che – annunciata, come le altre volte, da un riflesso di luce – era apparsa su un elce, o querciolo, un poco più grande di quello della Cova da Iria:
Lucia: “Che cosa vuole da me Vostra Signoria?”
La Madonna: “Voglio che continuiate ad andare alla Cova da Iria il giorno 13 e che continuiate a recitare il rosario tutti i giorni. L’ultimo mese farò il miracolo perché tutti credano” (15).
Lucia: “Vostra Signoria, che cosa vuole che si faccia con il denaro che il popolo lascia alla Cova da Iria?”
La Madonna: “Fate due portantine: una portala tu con Giacinta e altre due bambine vestite di bianco, e l’altra la porti Francesco con altri tre bambini. Il denaro delle portantine è per la festa della Madonna del Rosario, e quello che avanza serve per una cappella che devono far fare” (16).
Lucia: “Vorrei chiederle la guarigione di alcuni malati”.
La Madonna: “Sì, alcuni li guarirò entro l’anno”. E, assumendo un aspetto più triste, raccomandò loro di nuovo la pratica della mortificazione dicendo, alla fine di tutto: “Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all’inferno, perché non vi è chi si sacrifichi e preghi per loro”.
“E, come al solito, cominciò a elevarsi verso oriente”.
I veggenti tagliarono rami della pianta su cui era apparsa loro la Madonna e li portarono a casa. I rami diffondevano un profumo particolarmente soave. (Cfr. Memórias, II, p. 150; IV, pp. 342 e 344; G. De Marchi, pp. 151-152; W.T. Walsh, pp. 184-186; L.G. da Fonseca, pp. 69-70; J. Galamba de Oliveira, p. 89).
Quinta apparizione: 13 settembre 1917
Come altre volte, dai presenti, il cui numero fu calcolato tra le 15 e le 20 mila persone o forse più, fu osservata una serie di fenomeni atmosferici: l’improvviso abbassamento della temperatura, l’impallidire del sole fino al punto da vedersi le stelle, una specie di pioggia, come di petali iridati o di fiocchi di neve, che scomparivano prima di posarsi per terra. In particolare, questa volta, fu notato un globo luminoso che si muoveva lentamente e maestosamente in cielo, da oriente verso occidente e, verso la fine della apparizione, in senso contrario. I veggenti notarono, come al solito, il riflesso di una luce e poi la Madonna sull’elce:
La Madonna: “Continuate a recitare il rosario per ottenere la fine della guerra. In ottobre verranno anche Nostro Signore, la Madonna Addolorata e quella del Carmelo, san Giuseppe con Gesù Bambino, per benedire il mondo. Dio è contento dei vostri sacrifici, ma non vuole che dormiate con la corda, portatela soltanto di giorno” (17).
Lucia: “Mi hanno chiesto di chiedervi molte cose: guarigione di alcuni malati, di un sordomuto”.
La Madonna: “Sì, ne guarirò alcuni, altri no (18). In ottobre farò il miracolo perché tutti credano” (19).
“E, cominciando a elevarsi, scomparve come al solito”. (Cfr. Memórias, II, p. 156; IV, pp. 346 e 350; G. De Marchi, pp. 169-170; W.T. Walsh, pp. 194-195; L.G. da Fonseca, pp. 78-79; J. Galamba de Oliveira, p. 93).
Sesta e ultima apparizione: 13 ottobre 1917
Come le altre volte, i veggenti notarono il riflesso di una luce e poi la Madonna sul querciolo:
Lucia: “Che cosa vuole da me Vostra Signoria?”
La Madonna: “Voglio dirti che facciano in questo luogo una cappella in mio onore, che sono la Regina del Rosario, di continuare sempre a recitare il rosario tutti i giorni. La guerra sta per finire e i militari ritorneranno presto alle loro case”.
Lucia: “Io avevo molte cose da chiederle. Se guariva alcuni malati e se convertiva alcuni peccatori …”.
La Madonna: “Alcuni sì, altri no (20). Bisogna che si emendino, che chiedano perdono dei loro peccati”. E, assumendo un aspetto più triste: “Non offendano più Dio nostro Signore, che è già molto offeso” (21).
Quindi, aprendo le mani, la Madonna le fece riflettere sul sole e, mentre si elevava, il riflesso della sua luce continuava a proiettarsi sul sole.
Lucia, a quel punto, esclamò: “Guardate il sole!”.
Scomparsa la Madonna nella immensa distanza del firmamento, successivamente si presentarono agli occhi dei veggenti tre quadri, il primo simboleggiante i misteri gaudiosi del rosario, poi quelli dolorosi e infine quelli gloriosi (soltanto Lucia vide i tre quadri; Francesco e Giacinta videro soltanto il primo).
Apparvero, accanto al sole, san Giuseppe con Gesù Bambino e la Madonna del Rosario. Era la Sacra Famiglia. La Vergine era vestita di bianco, con un manto azzurro. Anche San Giuseppe era vestito di bianco e Gesù Bambino di rosso chiaro. San Giuseppe benedisse la folla, facendo tre volte il segno della croce. Gesù Bambino fece altrettanto.
Seguì la visione della Madonna Addolorata e di Nostro Signore afflitto dal dolore sulla via del Calvario. Nostro Signore fece un segno di croce per benedire il popolo. La Madonna non aveva la spada nel petto. Lucia vedeva soltanto la parte superiore del corpo di Nostro Signore.
Finalmente apparve, in una visione gloriosa, la Madonna del Carmelo, incoronata regina del cielo e della terra, con in braccio Gesù Bambino.
Mentre davanti agli occhi dei veggenti si svolgevano queste scene, la grande moltitudine, da 50 a 70 mila spettatori, assisteva al miracolo del sole.
Era piovuto durante tutta l’apparizione. Alla fine del colloquio di Lucia con la Madonna, nel momento in cui la santissima Vergine si elevava e in cui Lucia gridava “Guardate il sole!”, le nuvole si aprirono, lasciando vedere il sole come un immenso disco d’argento. Brillava con una intensità mai vista, ma non accecava. Tutto questo durò solo un attimo. L’immensa palla cominciò a “ballare”. Come una gigantesca ruota di fuoco, il sole girava velocemente. Si arrestò per un certo tempo per poi ricominciare a girare su sé stesso vertiginosamente. Quindi i suoi bordi divennero scarlatti e si allontanò nel cielo, come un turbine, spargendo rosse fiamme di fuoco. Questa luce si rifletteva sul suolo, sulle piante, sugli arbusti, sui volti stessi delle persone e sulle vesti assumendo tonalità scintillanti e colori diversi. Animato per tre volte da un movimento folle, il globo di fuoco parve tremare, scuotersi e precipitarsi zigzagando sulla folla terrorizzata. Il tutto durò circa dieci minuti. Finalmente il sole tornò zigzagando al punto da cui era precipitato, restando di nuovo tranquillo e splendente, con lo stesso fulgore di tutti i giorni.
Il ciclo delle apparizioni era terminato.
Molte persone notarono che le loro vesti, inzuppate dalla pioggia, erano improvvisamente asciugate.
Il miracolo del sole fu osservato anche da numerosi testimoni posti fuori dal luogo delle apparizioni, fino a quaranta chilometri di distanza (cfr. Memórias, II, p. 162; IV, pp. 348 e 350; G. De Marchi, pp. 199-200; W.T. Walsh, pp. 217-221; L.G. da Fonseca, pp. 102-105; J. Galamba de Oliveira, pp. 95-97).
Capitolo III
Alcune visioni private
Nel poco tempo passato sulla terra dopo le apparizioni, e anche nel periodo da esse abbracciato, Francesco e Giacinta, ma soprattutto questa ultima, ebbero separatamente diverse visioni. Riferiremo ora le principali, che sono quelle di Giacinta.
“Vidi il Santo Padre …”
Una volta, circa a mezzogiorno, presso il pozzo della casa dei genitori di Lucia, Giacinta chiese a Lucia:
– “Non hai visto il Santo Padre?”
– “No”.
– “Non so come è andata, ma ho visto il Santo Padre in una casa molto grande, in ginocchio davanti a un tavolo, piangente con le mani sul viso; fuori dalla casa vi era molta gente e alcuni gli tiravano pietre, altri gli lanciavano imprecazioni e gli dicevano molte brutte parole. Povero Santo Padre, dobbiamo pregare molto per lui!” (cfr. Memórias, III, p. 228; G. De Marchi, p. 117; W.T. Walsh, p. 143; L.G. da Fonseca, p. 152).
Una sera dell’agosto 1917, mentre i veggenti erano seduti sulle rocce del colle del Cabeço, Giacinta si mise improvvisamente a recitare la preghiera loro insegnata dall’Angelo, e dopo un profondo silenzio disse alla cugina:
– “Non vedi tante strade, tanti sentieri e campi pieni di gente che piange perché ha fame e non ha niente da mangiare? E il Santo Padre in una chiesa, che prega davanti al Cuore Immacolato di Maria? E tanta gente che prega con lui?” (cfr. Memórias, III, p. 228; G. De Marchi, p. 117; W.T. Walsh, p. 142; L.G. da Fonseca, p. 152).
Un giorno, in casa di Giacinta, Lucia la trovò molto pensierosa e le chiese:
– “Giacinta, a che cosa stai pensando ?”
– “Alla guerra che deve venire. Deve morire tanta gente! E va quasi tutta all’inferno! Devono essere distrutte molte case e devono morire molti sacerdoti. Vedi, io vado in cielo, e tu, quando vedrai di notte la luce che quella Signora ha detto che viene prima, vienci anche tu” (cfr. Memórias, III, p. 228; G. De Marchi, p. 280; W.T. Walsh, p. 144; L.G. da Fonseca, p. 179).
Ultime visioni di Giacinta
Alla fine dell’ottobre 1918, Francesco e Giacinta si ammalarono, quasi nello stesso tempo. Andando a fare loro visita, Lucia trovò Giacinta al sommo della gioia. Ella gliene spiegò la ragione:
“La Madonna ci è venuta a trovare, e ha detto che molto presto viene a prendere Francesco per portarlo in cielo. E a me ha chiesto se volevo convertire ancora altri peccatori. Le ho detto di sì. Mi ha detto che sarei andata in un ospedale, e che là avrei sofferto molto. Di soffrire per la conversione dei peccatori, in riparazione dei peccati contro il Cuore Immacolato di Maria e per amore di Gesù. Ho chiesto se tu saresti venuta con me. Mi ha detto di no. Questo è quello che mi spiace di più. Mi ha detto che mi ci porterà mia madre e che poi resterò là da sola!” (cfr. Memórias, I, p. 70; G. De Marchi, p. 268; W.T. Walsh, p. 243; L.G.da Fonseca, p. 169).
Durante la malattia dei due veggenti, Lucia faceva loro visita di frequente. Allora conversavano a lungo sugli avvenimenti di cui erano stati protagonisti. Trascriviamo alcune osservazioni di Giacinta:
“Ormai mi manca poco per andare in cielo. Tu resti qui per dire che Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Quando sarà il momento di dirlo, non nasconderti, dì a tutti che Dio ci concede le grazie attraverso il Cuore Immacolato di Maria, di chiederle a lei, che il Cuore di Gesù vuole che, al suo fianco, si veneri il Cuore Immacolato di Maria. Chiedano la pace al Cuore Immacolato di Maria che Dio ha affidato a lei. Se potessi mettere nel cuore di tutti la luce che ho qui dentro nel petto a bruciarmi e a farmi amare tanto il Cuore di Gesù e il Cuore di Maria!” (cfr. Memórias, III, p. 234; G. De Marchi, p. 287; W.T. Walsh, p. 261).
“Vedi, sai? Nostro Signore è triste perché la Madonna ci ha detto di non offenderlo più, che era già molto offeso e che nessuno ci fa caso; continuano a fare gli stessi peccati” (cfr. Memórias, III, p. 236; G. De Marchi, p. 285; W.T. Walsh, p. 261).
Alla fine del dicembre 1919, la Madonna comparve nuovamente a Giacinta, che riferi il fatto alla cugina in questi termini:
“Mi ha detto che andrò a Lisbona, in un altro ospedale (22); che non rivedrò né te né i miei genitori; che dopo avere sofferto molto, morirò sola; ma che non devo avere paura, che mi viene a prendere lei là per portarmi in cielo” (cfr. Memórias, I, pp. 74 e 76; G. De Marchi, p. 289; W.T. Walsh, p. 262; L.G. da Fonseca, p. 179).
“Chi ti ha insegnato tante cose?”
Trasportata a Lisbona, Giacinta rimase prima in un orfanotrofio vicino alla chiesa di Nossa Senhora dos Milagres, poi fu portata all’ospedale Dona Estefánia. Nel primo di questi istituti fu assistita da madre Maria da Purificação Godinho, che prese nota – anche se non sempre letteralmente – delle sue ultime parole.
Ne riproduciamo di seguito alcune, impregnate di tono profetico, di spirito soprannaturale e di insegnamenti. De Marchi le pubblica raccolte per argomento.
Riguardo alla guerra
“La Madonna disse che nel mondo ci sono molte guerre e discordie.
“Le guerre non sono altro che il castigo per i peccati del mondo.
“La Madonna non può più trattenere il braccio del suo amato Figliuolo sul mondo.
“Bisogna far penitenza. Se non si emendano verrà il castigo. Gesù è profondamente indignato per i peccati e delitti che si commettono in Portogallo. Per questo un terribile cataclisma di ordine sociale minaccia il nostro paese e specialmente la città di Lisbona. Si scatenerà, come pare, una guerra civile di carattere anarchico e comunista, accompagnata da saccheggi, uccisioni, incendi e distruzioni d’ogni specie. La capitale si convertirà in una immagine dell’inferno. Nell’occasione in cui la Giustizia divina, offesa, infliggerà tanto spaventoso castigo, tutti quelli che potranno fuggano da questa città. Questo castigo, ora predetto, conviene che sia annunziato a poco a poco, con la debita discrezione” (cfr. G. De Marchi, p. 302; W.T. Walsh, pp. 267-268).
“Se gli uomini non si emenderanno, la Madonna invierà al mondo un castigo quale non si vide mai e, prima che alle altre nazioni, alla Spagna” (cfr. G. De Marchi, p. 109).
Giacinta parlava anche di “grandi avvenimenti mondiali che si dovrebbero realizzare verso il 1940” (cfr. G. De Marchi, p. 109).
Sui sacerdoti e sui governanti
“Mia madrina, preghi molto per i peccatori!
“Preghi molto per i sacerdoti!
“Preghi molto per i religiosi!
“I sacerdoti devono occuparsi solo delle cose di Chiesa!
“I sacerdoti devono essere puri, molto puri!
“La disobbedienza dei sacerdoti e dei religiosi ai loro superiori ed al S. Padre offende molto Gesù.
“Mia madrina, preghi molto per i governanti!
“Guai a quelli che perseguitano la Religione di Gesù.
“Se il Governo lasciasse in pace la Chiesa e lasciasse libertà alla santa religione, sarebbe benedetto da Dio” (cfr. G. de Marchi, p. 303; W.T. Walsh, p. 268).
Sopra il peccato
“I peccati che portano più anime all’inferno sono i peccati della carne.
“Verranno certe mode che offenderanno molto Gesù.
“Le persone che servono Dio non devono seguire la moda. La Chiesa non ha mode. Gesù è sempre lo stesso.
“I peccati del mondo sono molto grandi.
“Se gli uomini sapessero ciò che è l’Eternità, farebbero di tutto per cambiar vita.
“Gli uomini si perdono, perché non pensano alla morte di Gesù e non fanno penitenza.
“Molti matrimoni non sono buoni, non piacciono a Gesù non sono di Dio” (cfr. G. de Marchi, pp. 301-302).
Sulle virtù cristiane
“Madrina mia, non vada in mezzo al lusso; fugga le ricchezze! Sia molto amica della santa povertà e del silenzio. Abbia molta carità anche con chi è cattivo. Non parli male di nessuno e fugga chi dice male. Abbia molta pazienza, perché la pazienza ci porta in Cielo. La mortificazione e i sacrifici sono molto graditi a Nostro Signore.
“La confessione è un sacramento di misericordia. Per questo bisogna avvicinarsi al confessionale con confidenza e gioia. Senza confessione non c’è salvezza.
“La Madre di Dio desidera molte anime vergini, che si leghino a lei con il voto di castità.
“Per essere religiosa bisogna essere molto pura nell’anima e nel corpo”.
– “E sai che vuol dire essere pura?”, chiede madre Godinho.
– “Lo so, lo so. Essere pura nel corpo vuol dire custodire la castità. Ed essere pura nell’anima vuol dire non fare peccati: non guardare ciò che non si deve vedere; non rubare; non mentire; dir sempre la verità, anche quando ci costa …”.
“Chi non adempie le promesse che fa alla Madonna, non avrà mai pace.
“I medici non hanno luce e scienza per curare bene gli ammalati, perché non hanno amor di Dio”.
– “Chi t’insegnò tante cose?”, chiede madre Godinho.
– “Fu la Madonna, ma alcune cose le penso io. Mi piace tanto pensare!” (cfr. G. de Marchi, pp. 303-304; W.T. Walsh, pp. 268-269).
Notando che molti visitatori conversavano e ridevano nella cappella dell’orfanatrofio, Giacinta chiese a madre Godinho di fare loro presente che questo comportamento costituiva mancanza di rispetto verso la Presenza reale. Poiché questa misura non diede risultati soddisfacenti, chiese che si facesse questa comunicazione al cardinale: “La Madonna non vuole che la gente parli in chiesa” (cfr. G. De Marchi, p. 298).
Ultimi giorni di Giacinta
Durante la sua breve permanenza all’ospedale, Giacinta fu favorita da nuove visite della Madonna, che le annunciò il giorno e l’ora in cui sarebbe morta. Quattro giorni prima di portarla in cielo, la santissima Vergine le tolse tutti i dolori.
La vigilia della sua morte, qualcuno le chiese se voleva vedere la madre. Giacinta rispose:
“La mia famiglia durerà poco tempo. Presto ci incontreremo in Cielo. La Madonna apparirà un’altra volta, non a me, perché di certo morrò, come mi disse Lei” (cfr. G. De Marchi, p. 310).
La Madonna venne a prendere Giacinta il 20 febbraio 1920. Francesco aveva reso la sua anima a Dio il 4 aprile dell’anno precedente.
Giacinta fu sepolta nel cimitero di Vila Nova de Ourém. Francesco era stato precedentemente sepolto in quello di Fatima. Il 12 settembre 1935, i resti mortali di Giacinta furono traslati al cimitero di Fatima, dove furono deposti in un sepolcro nuovo appositamente costruito per lei e per suo fratello. Sulla lapide, una semplice iscrizione diceva: “Qui riposano i resti mortali di Francesco e di Giacinta, a cui è apparsa la Madonna”.
Più tardi, rispettivamente nel 1951 e nel 1952, le preziose spoglie furono portate nella cripta della basilica di Fatima, ove si trovano ancora.
I processi canonici preparatori per la beatificazione dei due veggenti di Fatima sono stati iniziati ufficialmente nel 1949. La comunicazione delle grazie, ottenute per intercessione dei servi di Dio Francesco e Giacinta, deve essere fatta al vice- postulatore della causa, presso il palazzo episcopale di Leiria, in Portogallo.
Capitolo IV
La missione di suor Lucia
In occasione della seconda apparizione, alla richiesta di Lucia di portarla in cielo con i suoi cugini, la Madonna le rispose, come abbiamo visto:
– “Sì, Giacinta e Francesco li porto tra poco. Ma tu resti qui ancora qualche tempo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato”.
Queste parole indicano chiaramente che Lucia, oltre che come depositaria dei segreti rivelati dalla Madonna, restava su questa terra per compiere una determinata missione.
Bisogna anche ricordare che, già nella prima apparizione, il 13 maggio, la Madonna aveva annunciato:
– “Sono venuta a chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13, a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e che cosa voglio. Poi ritornerò ancora qui una settima volta”.
Doveva quindi esservi una settima apparizione della Madonna alla Cova da Iria. Quando? In essa, che cosa voleva comunicare o manifestare agli uomini la Madonna? Comunque sia, sembra ovvio ammettere che suor Lucia dovrebbe essere ancora una volta la confidente della Madonna alla Cova da Iria.
Stando così le cose, se questa settima apparizione non è avvenuta segretamente, essa rappresenta una delle grandi aspettative relative a Fatima.
L’itinerario di Lucia
Il 17 giugno 1921, Lucia partì da Aljustrel per Oporto, e fu ricevuta come alunna interna nel Collegio delle Suore Dorotee, a Vilar, alla periferia della città. Il 24 ottobre 1925 entra nell’Istituto di Santa Dorotea, mentre contemporaneamente è ammessa come postulante nel convento di questa stessa congregazione a Tuy, in Spagna, vicino alla frontiera portoghese. Il 2 ottobre 1926 è novizia. Il 3 ottobre 1928 pronuncia i suoi primi voti come sorella conversa. Sei anni dopo, lo stesso giorno di ottobre, emette i voti perpetui. Prende il nome di religione di suor Maria dell’Addolorata.
In occasione della rivoluzione comunista in Spagna, è trasferita, per ragioni di sicurezza, nel Collegio do Sardão, a Vila Nova de Gaia, dove rimane per qualche tempo.
Più tardi, il 20 maggio 1946, suor Lucia può rivedere il luogo delle apparizioni andando alla Cova da Iria, nella grotta del Cabeço e nel podere dei Valinhos.
Posteriormente, il 25 marzo 1948, ha lasciato l’Istituto di Santa Dorotea per entrare nel Carmelo di San Giuseppe, a Coimbra, con il nome di suor Maria Lucia del Cuore Immacolato (23). Il 13 maggio dello stesso anno ha vestito l’abito di santa Teresa, e il 31 maggio 1949 ha fatto la professione come carmelitana scalza.
Le rivelazioni posteriori al 1917: i cinque primi sabati
Nel segreto di luglio, la Madonna aveva detto:
– “Verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati”.
Quindi, il messaggio di Fatima non era definitivamente chiuso con il ciclo delle apparizioni della Cova da Iria nel 1917.
Il 10 dicembre 1925, la santissima Vergine, con al fianco il Bambino Gesù su una nuvola luminosa, apparve a suor Lucia, nella sua cella nella casa delle Dorotee, a Pontevedra. Ponendole una mano sulla spalla, le mostrò un Cuore circondato di spine, che aveva nell’altra mano. Il Bambino Gesù indicandolo, esortò la veggente con queste parole: “Abbi compassione del Cuore della tua santissima Madre, che è coperto di spine, che gli uomini ingrati in ogni momento vi configgono, senza che vi sia nessuno che faccia un atto di riparazione per toglierle”.
La santissima Vergine aggiunse: “Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato da spine, che gli uomini ingrati in ogni momento mi configgono con bestemmie e ingratitudini. Almeno tu vedi di consolarmi, e che tutti coloro che per cinque mesi, il primo sabato, si confesseranno, ricevendo la santa comunione, reciteranno un rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti, meditando i quindici misteri del rosario con l’intenzione di alleviare la mia pena, io prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie per la salvezza di queste anime” (cfr. Memórias, p. 400; L.G. da Fonseca, pp. 364-365; W.T. Walsh, p. 324; G. De Marchi, p. 384; Antonio de Almeida Fazenda S.J., pp. X-XI).
Il 15 febbraio 1926, il Bambino Gesù appare di nuovo a suor Lucia, a Pontevedra, chiedendole se aveva già divulgato la devozione alla sua santissima Madre. La veggente espone le difficoltà presentate dal confessore, e spiega che la superiora era pronta a propagarla, ma che quel sacerdote aveva detto che la madre da sola non poteva fare nulla. Gesù rispose: “E’ vero che la tua superiora da sola non può fare nulla, ma con la mia grazia può tutto”. Suor Lucia espose la difficoltà di alcune persone a confessarsi di sabato, e chiese che fosse valida la confessione di otto giorni. Gesù rispose: “Sì, può essere stata fatta anche molti più giorni prima, purché, quando mi ricevono, siano in grazia e abbiano l’intenzione di sollevare il Cuore Immacolato di Maria”. Suor Lucia fece anche l’ipotesi che qualcuno dimenticasse, confessandosi, di formulare l’intenzione, al che Nostro Signore rispose: “Possono formularla nella confessione seguente, servendosi della prima occasione che avranno di confessarsi” (cfr. Memórias, p. 400; A. de Almeida Fazenda, pp. XI-Xll; L.G. da Fonseca, p. 365; G. De Marchi, pp. 385 e 389).
Nella notte dal 29 al 30 maggio 1930, Nostro Signore, parlando interiormente a suor Lucia, risolse anche un’altra difficoltà: “Sarà ugualmente accettata la pratica di questa devozione la domenica seguente il primo sabato, quando i miei sacerdoti, per giusti motivi, così lo concedano alle anime”. Nella stessa occasione Nostro Signore comunica a Lucia la risposta a quest’altra domanda: “Perché cinque e non nove sabati, oppure sette, in onore dei dolori della Madonna?”
– “Figlia mia, il motivo è semplice: ci sono cinque forme di offese e di bestemmie all’Immacolato Cuore di Maria:
“1. le bestemmie contro l’Immacolata Concezione;
“2. contro la Sua verginità;
“3. contro la maternità divina, nel contempo col rifiuto di riconoscerLa come Madre degli uomini;
“4. coloro che cercano pubblicamente di inculcare nel cuore dei bambini l’indifferenza, il disprezzo e perfino l’odio nei confronti di questa Madre Immacolata;
“5. coloro che La oltraggiano direttamente nelle Sue sacre immagini” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, pp. 408-410).
La divulgazione dei segreti
Il 17 dicembre 1927 Lucia andò vicino al tabernacolo, nella cappella della casa delle Dorotee a Tuy, a chiedere a Nostro Signore come avrebbe potuto soddisfare l’ordine del confessore di mettere per iscritto alcune grazie ricevute da Dio, se in esse era racchiuso il segreto che la santissima Vergine le aveva confidato. Gesù con voce chiara, le fece udire queste parole: “Figlia mia, scrivi quanto ti chiedono; e scrivi anche tutto quanto ti ha rivelato la santissima Vergine nella apparizione in cui ha parlato di questa devozione [al Cuore Immacolato di Maria]. Per quanto riguarda il resto del segreto, mantieni il silenzio” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 400; L.G. da Fonseca, p. 39).
In conseguenza dell’ordine così ricevuto, Lucia rivelò quanto era successo nella apparizione di giugno.
Più tardi, nel 1941, quando il vescovo di Leiria le ordinò di ricordare tutto quanto potesse interessare la storia della vita di Giacinta per una nuova edizione che se ne voleva fare stampare, la veggente, avuto il permesso dal Cielo, rivelò due delle tre parti del segreto di luglio.
Ecco le sue parole:
“Il segreto consta di tre cose distinte, di cui sto per rivelarne due.
“La prima, dunque, è stata la visione dell’inferno”.
E segue la narrazione delle due parti del segreto, come le abbiamo riprodotte a suo luogo, riferendo l’apparizione di luglio (cfr. Memórias, III, pp. 216-220; L.G. da Fonseca, pp. 50-51; J. Galamba de Oliveira, p. 146).
Quanto all’altra parte del segreto (vedi nota 11), la veggente l’ha scritta tra il 22 dicembre 1943 e il 9 gennaio 1944, sotto forma di lettera indirizzata attraverso il vescovo titolare di Gurza, mons. Manuel Maria Ferreira da Silva, che era stato suo confessore a Oporto, al vescovo di Leiria, che allora era mons. José Alves Correia da Silva. Il documento, che secondo dichiarazioni di suor Lucia non doveva essere reso pubblico prima del 1960 (24) fu portato da mons. João Pereira Venancio, quando era ancora vescovo ausiliare di Leiria, alla nunziatura apostolica a Lisbona. Da qui, l’allora nunzio a Lisbona, poi cardinale, Fernando Cento, lo portò in Vaticano, dove giunse il 16 aprile 1957. Non consta che Pio XII ne abbia preso conoscenza. Ma fu letto da Papa Giovanni XXIII e dal cardinale Alfredo Ottaviani, allora prefetto della Sacra Congregazione del Santo Uffizio. Poi il documento fu depositato negli Archivi segreti vaticani (cfr. S. Martins dos Reis, Synthèse critique de Fatima, p. 69, e La voyante de Fatima dialogue et répond sur les apparitions, p. 70).
Si sa da fonte sicura che suor Lucia scrisse questa parte del segreto, su richiesta del vescovo di Leiria, in occasione di una grave malattia da cui fu colpita (cfr. W.T. Walsh, p. 307).
La consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria
Il 13 giugno 1929, suor Lucia ebbe una splendida visione della santissima Trinità e del Cuore Immacolato di Maria, durante la quale la Madonna le comunica che “era giunto il momento in cui voleva che partecipasse alla santa Chiesa il suo desiderio della consacrazione della Russia, e la sua promessa di convertirla”. La stessa suor Lucia scrive:
“Avevo chiesto e ottenuto dalle mie superiore e dal confessore il permesso di fare l’ora di adorazione dalle undici a mezzanotte, dal giovedì al venerdì. Una notte, sola, mi inginocchiai alla balaustra, in mezzo alla cappella, a recitare prostrata le preghiere dell’Angelo. Sentendomi stanca, mi alzai e continuai a recitare con le braccia incrociate.
“L’unica luce era quella della lampada. Improvvisamente tutta la cappella si illuminò di una luce soprannaturale, e sull’altare apparve una croce di luce che arrivava fino al tetto. In una luce più chiara, nella parte superiore della croce, si vedeva un volto di uomo con il corpo fino alla cintola [l’eterno Padre], sul petto una colomba di luce [il divino Spirito Santo], e inchiodato sulla croce il corpo di un altro uomo [Nostro Signore Gesù Cristo]. Un poco sotto la cintola, sospesi nell’aria, si vedevano un calice e una grande Ostia, sulla quale cadevano alcune gocce di sangue, che scorrevano sul volto del Crocifisso e da una ferita del costato.
“Scivolando sull’Ostia, queste gocce cadevano nel calice. Sotto il braccio destro della croce stava la Madonna (era la Madonna di Fatima con il suo Cuore Immacolato nella mano sinistra, senza spada né rose, ma con una corona di spine e fiamme)…
“Sotto il braccio sinistro [della croce], alcune grandi lettere, come fossero di acqua cristallina che scorreva sull’altare formavano queste parole: “Grazia e Misericordia”.
“Compresi che mi veniva mostrato il mistero della santissima Trinità, e ricevetti su questo mistero lumi che non mi è permesso rivelare”.
Quindi la Madonna mi disse: “E’ giunto il momento in cui Dio chiede che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato, promettendo in questo modo di salvarla. Sono tante le anime che la giustizia di Dio condanna per peccati commessi contro di me, e perciò vengo a chiedere riparazione: sacrificati con questa intenzione e prega” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, pp. 462 e 464) (25).
Attraverso i suoi confessori e il vescovo di Leiria, la veggente fece in modo che la richiesta della Madonna giungesse, in quello stesso anno, a conoscenza di Papa Pio XI, che promise di prenderla in considerazione (cfr. G. De Marchi, p. 386; W.T. Walsh, pp. 329-330).
In una lettera del 29 maggio 1930 al suo confessore, padre José Bernardo Gonçalves S.J., suor Lucia riferisce che Nostro Signore, dopo averle fatto sentire in fondo al cuore la sua divina presenza, insistette perché chiedesse al Santo Padre la approvazione della devozione riparatrice dei primi sabati. Ecco le parole della veggente: “Se non mi inganno, il buon Dio promette di porre termine alla persecuzione in Russia se il Santo Padre si degnerà di fare, e di ordinare che lo facciano anche i vescovi del mondo cattolico, un atto solenne e pubblico di riparazione e di consacrazione della Russia ai santissimi Cuori di Gesù e di Maria, promettendo, Sua Santità, con la fine di questa persecuzione, di approvare e raccomandare la pratica della già indicata devozione riparatrice” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 404).
Più tardi, attraverso un’altra comunicazione interiore, Nostro Signore si lamentò con suor Lucia perché la consacrazione della Russia non era stata fatta: “Non hanno voluto ascoltare la mia richiesta!… Come il re di Francia, se ne pentiranno, e la faranno, ma sarà tardi (26). La Russia avrà già sparso i suoi errori nel mondo, provocando guerre, persecuzioni alla Chiesa: il Santo Padre dovrà soffrire molto” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 464).
Il 21 gennaio 1935, in una lettera a padre José Bernardo Gonçalves S.J., suor Lucia dichiara che “Nostro Signore era molto scontento perché non si era realizzata la sua richiesta” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 412).
In una lettera allo stesso padre Gonçalves, del 18 maggio 1936, suor Lucia chiarisce: “Quanto all’altra domanda, e cioè se sarà conveniente insistere per ottenere la consacrazione della Russia, rispondo quasi lo stesso che ho detto altre volte. Mi spiace che non sia già stato fatto; ma Dio stesso, che l’ha chiesta, ha permesso che sia andata così. […] Se è conveniente insistere? Non so. Mi pare che, se il Santo Padre la facesse ora, Nostro Signore la accetterebbe e darebbe compimento alla sua promessa; e, senza, dubbio, darebbe un piacere a Nostro Signore e al Cuore Immacolato di Maria.
“Interiormente, ho parlato del problema a Nostro Signore; e poco tempo fa gli chiedevo perché non convertiva la Russia senza che Sua Santità facesse questa consacrazione. “Perché voglio che tutta la mia Chiesa riconosca questa consacrazione come un trionfo del Cuore Immacolato di Maria, per poi estendere il suo culto e porre la devozione a questo Cuore Immacolato accanto alla devozione al mio divino Cuore”. Ma, mio Dio, il Santo Padre non mi crederà, se voi stesso non lo muovete con una speciale ispirazione. “Il Santo Padre! Prega molto per il Santo Padre. Egli la farà, ma sarà tardi. Tuttavia, il Cuore Immacolato di Maria salverà la Russia. Le è affidata”” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, pp. 412 e 414).
Ancora a padre Gonçalves, ella scrive il 24 aprile 1940:
“Egli, [Nostro Signore], se vuole, può fare sì che la causa proceda rapidamente. Ma, per castigo del mondo, lascerà che vada lentamente. La sua giustizia, provocata dai nostri peccati, vuole così. Si spiace, talora, non solo per i grandi peccati, ma anche per la nostra svogliatezza e per la nostra negligenza nell’ottemperare alle sue richieste.
“[…] I delitti sono molti, ma, soprattutto, è ancora molto maggiore la negligenza delle anime da cui si aspettava ardore nel suo servizio. Il numero di quelle con cui egli si incontra è molto limitato” (27) (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, pp. 420 e 422).
Suor Lucia ritorna sugli stessi pensieri in una lettera del 18 agosto 1940, sempre a padre Gonçalves:
“Suppongo che piaccia a Nostro Signore che vi sia chi si interessi, presso il suo vicario sulla terra alla realizzazione dei suoi desideri. Ma il Santo Padre non lo farà più. Dubita della realtà e ha ragione. Il nostro buon Dio poteva, per mezzo di qualche prodigio, mostrare chiaramente che è lui a chiederlo; ma si serve di questo tempo per punire il mondo di tanti delitti con la sua giustizia, e prepararlo a un ritorno più completo a lui (28). La prova che ci concede è la protezione speciale del Cuore Immacolato di Maria sul Portogallo, in vista della consacrazione che gli hanno fatto (29).
“La gente di cui mi parla ha ragione di essere spaventata. Tutto questo ci accadrebbe, se i nostri prelati non avessero ascoltato le richieste del nostro buon Dio, e implorato così di cuore la sua misericordia e la protezione del Cuore Immacolato della nostra buona Madre celeste. Ma nella nostra patria vi sono ancora molti delitti e peccati; e siccome adesso è l’ora della giustizia di Dio sul mondo, è necessario che si continui a pregare. Perciò mi pareva bene che instillassero nelle persone, accanto a una grande confidenza nella misericordia del nostro buon Dio e nella protezione del Cuore Immacolato di Maria, la necessità della preghiera, accompagnata dal sacrificio, soprattutto di quello che bisogna fare per evitare il peccato” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 426).
In una lettera datata 2 dicembre 1940, suor Lucia si rivolse direttamente a Papa Pio XII, per ordine dei suoi direttori spirituali, chiedendo che Sua Santità si degnasse benedire la devozione dei primi sabati ed estenderla a tutto il mondo, aggiungendo:
“Nel 1929, la Madonna, per mezzo di un’altra apparizione, ha chiesto la consacrazione della Russia al suo Cuore lmmacolato, promettendo, in questo modo, di impedire la propagazione dei suoi errori, e la sua conversione.
“[…] In diverse comunicazioni interiori Nostro Signore non ha cessato di insistere su questa richiesta, promettendo ultimamente, se Vostra Santità si degna di fare la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, con speciale menzione della Russia, e di ordinare che, in unione con Vostra Santità e nello stesso tempo, la facciano anche tutti i vescovi del mondo, di abbreviare i giorni di tribolazione con cui ha deciso di punire le nazioni dei loro delitti, attraverso la guerra, la fame e diverse persecuzioni alla santa Chiesa e a Vostra Santità” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 436; G. De Marchi, p. 385; J. Galamba de Oliveira, p. 153).
Il 31 ottobre 1942, nel radiomessaggio al Portogallo in occasione della chiusura dell’anno giubilare delle apparizioni di Fatima, Pio XII consacrò la Chiesa e il genere umano al Cuore Immacolato di Maria.
Nel 1943 suor Lucia ebbe un’altra rivelazione di Nostro Signore, che riferisce in questi termini in una lettera a padre Gonçalves, il 4 maggio dello stesso anno: “Per ordine di Sua Eccellenza Reverendissima [il vescovo titolare di Gurza, mons. Manuel Maria Ferreira da Silva], ho dovuto rivelare a S.E. l’arcivescovo di Valladolid un messaggio di Nostro Signore per i Signori vescovi di Spagna, e un altro per quelli del Portogallo. Dio vuole che tutti ascoltino la voce del buon Dio. Desidera che quelli di Spagna si riuniscano in ritiro e determinino una riforma nel popolo, nel clero e negli ordini religiosi; che alcuni conventi!… e molti membri di altri!… capisce? Vuole che si faccia capire alle anime che l’autentica penitenza che ora vuole ed esige consiste, anzitutto, nel sacrificio che ciascuno deve imporsi per compiere i propri doveri religiosi e materiali. Promette la fine della guerra entro breve tempo, per riguardo all’atto che si è degnato fare Sua Santità. Ma siccome è stato incompleto, la conversione della Russia è rimandata. Se i Signori vescovi della Spagna non ascolteranno i suoi desideri, essa sarà ancora una volta il flagello con cui Dio li punirà” (cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 446).
Il 7 luglio 1952, con la lettera apostolica Sacro Vergente Anno, Pio XII consacrò i popoli della Russia al Cuore Immacolato di Maria.
In occasione del Concilio Ecumenico Vaticano II, 510 arcivescovi e vescovi di 78 paesi sottoscrissero una petizione nella quale chiesero al vicario di Cristo di consacrare il mondo intero, e in modo speciale ed esplicito la Russia e le altre nazioni dominate dal comunismo, al Cuore Immacolato, ordinando che, in unione con lui e nello stesso giorno, lo facessero tutti i vescovi dell’orbe cattolico. Il documento fu presentato personalmente al Santo Padre Paolo VI da S.E. Rev.ma mons. Geraldo de Proença Sigaud, arcivescovo di Diamantina (Brasile), nel corso di un’audienza privata, il 3 febbraio 1964.
Papa Paolo VI, chiudendo la III Sessione del Concilio Vaticano II, il 21 novembre 1964, “affidò il genere umano” al Cuore Immacolato di Maria, nella stessa cerimonia in cui, applaudito in piedi dai Padri Conciliari, proclamò la Madonna “Mater Ecclesiae” (cfr. Insegnamenti di Paolo VI, vol. II, 1964, p. 678).
Giovanni Paolo II fece due consacrazioni del mondo al Cuore Immacolato di Maria, una a Fatirna, il 13 maggio 1982, e l’altra a Roma, il 25 marzo 1984. Entrambe le consacrazioni furono precedute da un invito del Pontefice ai Vescovi perché si unissero a lui in questi atti. Ma non vi sono dati positivi per valutare fino a che punto i Vescovi del mondo intero hanno realizzato la consacrazione in unione con il Papa, né nel 1982, né nel 1984. Pure, in nessuna delle due la Russia fu ricordata nominatamente.
Così, suor Lucia sostenne sempre, fino alla metà del 1989, che nessuna delle consacrazioni ricordate sarebbe stata “valida”, prendendo questa parola nel senso di ottemperanza dei requisiti illustrati dalla Madonna alla veggente. Ma da allora in avanti suor Lucia viene riconoscendo la validità della consacrazione fatta da Papa Giovanni Paolo Il il 25 marzo 1984. Sulla posizione di suor Lucia discutono ora gli esperti di Fatima, aderendo gli uni alla nuova posizione, preferendo gli altri attenersi ai suoi pronunciamenti precedenti. L’argomento è troppo complesso per essere illustrato in questa sede. Al momento basti osservare che, pronunciandosi sull’eventuale rapporto di questa consacrazione con gli spettacolari accadimenti avvenuti nell’Est europeo a partire dall’uscita di scena del comunismo di stampo classico, soprattutto dal secondo semestre del 1989 – rapporto che sembra essere all’origine del mutamento di posizione della veggente – suor Lucia lascia chiaramente intendere che sta emettendo un’opinione personale, e non sta trasmettendo una rivelazione soprannaturale. Sull’interessante problema stiamo preparando uno studio, che verrà pubblicato al momento opportuno. Dobbiamo infine pregare con fiducia perché, senza ulteriore indugio, le parti ancora sconosciute del messaggio affidato ai veggenti possano essere comunicate al popolo fedele, per il maggior bene delle anime, per la sconfitta della Rivoluzione ugualitaria e gnostica e per la glorificazione di Maria santissima.
Appendice
Un avvenimento miracoloso
Articolo di Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995)
La Folha de S. Paulo del 21 luglio [1972] ha pubblicato una fotografia proveniente da New Orleans, in cui si vede una statua della Madonna di Fatima che piange. Il documento ha suscitato un vivo interesse nel pubblico. Penso, quindi, che alcune informazioni sull’argomento soddisferanno le legittime esigenze di molti lettori.
Non conosco fonte migliore sul tema di un articolo intitolato molto all’americana Le lacrime della statua hanno bagnato il mio dito. Ne è autore padre Elmo Romagosa, ed è stato pubblicato il 20 luglio sul Clarion Herald, settimanale di New Orleans distribuito in undici parrocchie dello Stato della Louisiana.
* * *
I precedenti del fatto sono universalmente noti. Nel 1917, Lucia, Giacinta e Francesco ebbero diverse visioni della Madonna a Fatima. L’autenticità di queste visioni fu confermata da diversi prodigi nel sole, attestati da tutta una folla riunita mentre la Vergine si manifestava ai tre bambini.
In termini generici, la Madonna incaricò i tre piccoli pastori di comunicare al mondo che era profondamente dispiaciuta per la empietà e la corruzione degli uomini. Se non avessero cambiato vita, sarebbe venuto un terribile castigo, che avrebbe fatto scomparire diverse nazioni. La Russia avrebbe diffuso ovunque i suoi errori. Il Santo Padre avrebbe dovuto soffrire molto.
Il castigo sarebbe stato evitato solo se gli uomini si fossero convertiti, se la Russia e il mondo fossero stati consacrati al Cuore Immacolato di Maria e se si fosse fatta la comunione riparatrice del primo sabato di ogni mese.
Da tutto questo viene naturale chiedersi se le richieste sono state soddisfatte.
Nel 1942 Pio XII fece una consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. Suor Lucia sostenne che all’atto mancarono alcune caratteristiche indicate dalla Madonna. Non intendo analizzare in questa sede il complesso argomento. Registro soltanto di passaggio che è discutibile se la seconda richiesta della Madre di Dio sia stata soddisfatta o no.
Quanto alla prima richiesta, cioè la conversione della umanità, è tanto ovvio che non è stata soddisfatta, che mi dispenso dall’entrare in particolari.
Siccome la Madonna ha posto il soddisfacimento delle sue richieste come condizione perché fossero allontanati i flagelli apocalittici da lei preannunciati, è logico che scenda sulla umanità la collera vendicatrice e purificatrice di Dio, prima che ci venga la conversione degli uomini e la instaurazione del Regno di Maria.
* * *
Dei tre bambini di Fatima, l’unica sopravvissuta è Lucia, oggi religiosa carmelitana a Coimbra. Sotto la sua immediata direzione, un artista ha scolpito quattro statue, che corrispondono per quanto possibile ai tratti fisionomici con cui la santissima Vergine è apparsa a Fatima. Queste statue, dette “pellegrine”, hanno percorso il mondo, portate da sacerdoti e da laici. Una di esse è stata recentemente condotta a New Orleans, e li ha pianto.
Padre Romagosa, autore della cronaca a cui ho fatto riferimento, aveva sentito parlare di queste lacrimazioni da padre Joseph Breault M.A.P., che è l’accompagnatore della statua. Però era profondamente riluttante ad ammettere il miracolo. Perciò chiese all’altro sacerdote di avvertirlo appena il fenomeno avesse cominciato a prodursi.
Padre Breault, notando una certa umidità negli occhi della Vergine pellegrina, il 17 luglio telefonò a padre Romagosa, che accorse presso la statua alle 21,30, portando con sé fotografi e giornalisti. Di fatto, tutti poterono notare una certa umidità negli occhi della statua, che fu subito fotografata. Padre Romagosa passò allora il dito sulla superficie umida e raccolse cosi una goccia di liquido, che fu pure fotografata. Secondo padre Breault, questa era la tredicesima lacrimazione alla quale assisteva.
Alle 6,15 del giorno seguente, padre Breault telefonò nuovamente a padre Romagosa, informandolo che dalle 4 del mattino la statua piangeva. Padre Romagosa giunse poco dopo sul posto, dove, dice, “vidi una grande abbondanza di liquido negli occhi della statua e una grande goccia di liquido sulla punta del naso della stessa”. Fu questa goccia, cosi graziosamente pendente, che la fotografia divulgata dai giornali ha mostrato al nostro pubblico.
Padre Romagosa aggiunse che vide “un movimento del liquido mentre sgorgava lentamente dalla palpebra inferiore”.
Ma egli voleva eliminare ogni dubbio. Aveva notato che la statua aveva una corona fissata sul capo con un’asta metallica. Gli venne spontanea una domanda: non poteva essere stata introdotta, nell’orifizio in cui penetrava l’asta, una certa quantità di liquido, che poi era scorso fino agli occhi?
Cessato il pianto, padre Romagosa tolse la corona dal capo della statua: l’asta metallica era assolutamente asciutta. Allora introdusse nel corrispondente orifizio un filo di rame rivestito di una carta speciale, che avrebbe per forza assorbito ogni liquido che vi si trovasse. Ma la carta usci assolutamente asciutta.
Ancora non soddisfatto da questa esperienza, introdusse nell’orifizio una certa quantità di liquido, ma gli occhi si mantennero assolutamente asciutti. Padre Romagosa allora rovesciò la statua: tutto il liquido introdotto nell’orifizio usci normalmente. Era assolutamente provato che dall’orifizio del capo — l’unico esistente nella statua — non era possibile che filtrasse liquido negli occhi.
Padre Romagosa si inginocchiò. Finalmente credeva.
* * *
Il misterioso pianto ci mostra la Vergine di Fatima che versa lacrime sul mondo contemporaneo, come un tempo Nostro Signore pianse su Gerusalemme. Lacrime di affetto tenerissimo, lacrime di dolore profondo, in previsione del castigo che verrà.
Verrà per gli uomini del secolo XX, se non rinunceranno alla empietà e alla corruzione. Se non lotteranno in modo particolare contro l’autodemolizione della Chiesa, il maledetto fumo di Satana che, secondo lo stesso Paolo VI, è penetrato nel sacro recinto.
Quindi, lettore, lettrice, c’è ancora tempo per arrestare il castigo!
Qualcuno dirà che questa non è una meditazione ideale per una lieta domenica. Mi chiedo se non è preferibile leggere oggi questo articolo sulla soave manifestazione della profetica malinconia di nostra Madre, piuttosto che sopportare i giorni di tragica amarezza che verranno, se non ci emenderemo.
Se verranno, mi pare logico che in essi vi sarà, almeno, una speciale misericordia per quanti, nella loro vita personale, avranno preso sul serio il miracoloso avvertimento di Maria.
Offro questo articolo alle mie lettrici e ai miei lettori perché possano beneficiare di questa misericordia…
Nota bio-bibliografica
Antonio Augusto Borelli Machado è nato in Brasile, nel 1931, da famiglia per parte di madre di origine italiana. Laureatosi in ingegneria civile presso la scuola politecnica della Università di San Paolo, dal 1954 appartiene al movimento di laici cattolici diretto dal professor Plinio Corrêa de Oliveira. È oggi collaboratore della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradiçao, Familia e Propriedade (TFP), l’organismo a cui tale movimento ha dato origine nel 1960. Scrive regolarmente sul mensile “Catolicismo”, che della TFP brasiliana è organo. Membro dell’Accademia Mariana di Aparecida (Brasile) e professore di filosofia morale, è autore non solo dell’opera più diffusa al mondo sul tema delle apparizioni di Fatima, ma anche di uno scritto sulla storia del Rosario.
Opere citate
Luiz Gonzaga Ayres da Fonseca S.J. – Le meraviglie di Fatima, 26a ed. riveduta e aggiornata a cura del prof. Gioacchino Alonso C.M.F., Edizioni Paoline, Roma 1981
Giovanni de Marchi I.M.C. – Era uma Senhora mais brilhante que o sol…, 3a ed., Seminário das Missoes de Nossa Senhora de Fatima, Cova da Iria; ed. it., Era una Signora più splendente del sole, 6a ed. italiana sulla trad. portoghese, Edizioni Missioni Consolata, Torino 1971; trad. inglese, The Crusade of Fatima. The Lady more brilliant than the sun, adattamento a cura dei pp. Asdrubal Castello Branco e Philip C.M. Kelly C.S.C., 3a ed., P.G. Kennedy & Sons, New York 1948. Salvo indicazioni contrarie, i riferimenti rimandano alla edizione italiana citata, talora integrata con la 4a edizione in italiano, pubblicata in Portogallo nel 1971 e stampata dalla Tip. S. Pedro di Alcanema
Antonio de Almeida Fazenda S.J. – Meditações dos primeiros sábados, 2a ed., Mensageiro do Coração de Jesus, Braga 1953, pp. X-XI
José Galamba de Oliveira – História das Aparições, in Fatima, altar do mundo.
Luiz Gonzaga Mariz S.J. – Fatima, onde o céu tocou a terra, 2a ed., Editora Mensageiro da Fé Ltda., Salvador 1954.
Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, introduzione e note del p. dr. Antonio Maria Martins S.J., composizione e stampa di Simão Guimarães, Filhos, Ltda., depositario L.E., Oporto 1973. Edizione facsimile dei manoscritti di suor Lucia, contiene, inoltre, il testo portoghese composto in caratteri tipografici, e le corrispondenti traduzioni in francese e in inglese. Del testo portoghese sono state fatte altre due edizioni, una in Brasile (cfr. O Segredo de Fatima nas Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, Edições Loyola, São Paulo 1974) e una in Portogallo (cfr. O Segredo de Fatima e o futuro de Portugal nos escritos da Irmã Lúcia, proprietà di L.E., Oporto 1974). Salvo indicazioni contrarie, i riferimenti rimandano alla edizione facsimile
Moreira das Neves – As grandes jornadas de Fatima, in Fatima, altar do mundo
Sebastião Martins Dos Reis – A Vidente de Fatima dialoga e responde pelas Aparições, Tip. Editorial Franciscana, Braga 1970; Síntese crítica de Fatima: Incidencias e repercussoes, Evora 1967
Mons. Francisco Rendeiro O.P. – A consagração pela Igreja do culto de Nossa Senhora de Fatima, in Fatima, altar do mundo, Ocidental Editora, Oporto 1954
William Thomas Walsh – Our Lady of Fatima, 4a ed. The Macmillan Company, New York 1947, trad. it., Madonna di Fatima, 2a ed., Ancora-Nigrizia, Milano-Bologna 1965; trad. portoghese, Nossa Senhora de Fatima, 2a ed., Edições Melhoramentos, São Paulo 1949. Salvo indicazioni contrarie, i riferimenti rimandano alla edizione italiana
Note
(1) Sebastião Martins dos Reis, “A Vidente de Fatima dialoga e responde pelas Aparições”, Tip. Editorial Francisca, Braga 1970, riporta i seguenti documenti:
a. Interrogatori successivi fatti ai veggenti, al tempo delle apparizioni, dal visconte di Montelo (pseudonimo del canonico dr. Manuel Nunes Formigão, del patriarcato di Lisbona);
b. Interrogatorio fatto da p. H. L. Iongen, monfortano olandese che rimase con suor Lucia nei giorni 3 e 4 febbraio 1946, e che ha pubblicato la relazione di questi incontri nei numeri di maggio, giugno e ottobre dello stesso anno della rivista quindicinale “Médiatrice et Reine”;
c. Identificazione dei luoghi storici di Fatima, fatta dalla veggente stessa il 20 maggio 1946;
d. Interrogatorio del dr. J. J. Goulven, con risposta scritta di suor Lucia, del 30 giugno 1946 (don Sebastião Martins dos Reis informa che suor Lucia mandò il manoscritto al vescovo di Leiria, che lo fece battere a macchina in tre esemplari che, firmati dalla veggente, ebbero le seguenti destinazioni: uno fu rimesso al dr. Goulven, un altro rimase alla veggente, e il terzo fu fatto archiviare dal vescovo di Leiria insieme all’originale. L’autore non chiarisce se ha trascritto il documento dal manoscritto o da una copia);
e. Interrogatorio di don José Pedro da Silva, poi vescovo di Viseu, a cui la veggente rispose il 1 agosto 1947.
Oltre a queste deposizioni e ai già ricordati incontri concessi a p. De Marchi e a Walsh suor Lucia rilasciò un’altra intervista, nel corso di cinque giorni (dal 16 al 20 settembre 1935), allo scrittore Antero de Figueiredo, che la veggente commenta nelle sue “Memórias” IV, pp. 368-376.
(2) Il processo canonico, che si protrasse per otto anni durante i quali suor Lucia fu interrogata diverse volte, si concluse in modo favorevole alle apparizioni. Il vescovo di Leiria, mons. José Alves Correia da Silva, in una lettera pastorale del 13 ottobre 1930, si esprime così:
“In virtù delle considerazioni esposte e di altre che omettiamo per brevità, invocando umilmente il divino Spirito Santo e fiduciosi nella protezione di Maria santissima, dopo avere ascoltato i reverendi consultori della nostra diocesi:
“Riteniamo conforme a giustizia:
“a) dichiarare degne di credito le visioni dei bambini alla Cova da Iria, parrocchia di Fatima, di questa diocesi, nei giorni 13 da maggio a ottobre;
“b) permettere ufficialmente il culto della Madonna di Fatima” (cfr. Mons. Francisco Rendeiro O.P., “A consagração pela Igreja do culto de Nossa Senhora de Fatima”, in “Fatima, altar do mundo”, Ocidental Editora, Oporto 1954, vol. Il pp. 179-180).
(3) Nella edizione delle “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, p. Antonio Maria Martins S.J. inserisce, tra le altre, alcune lettere della veggente al suo confessore p. José Bernardo Gonçalves S. J. e fa notare che fu quest’ultimo a “provocare più tardi la più valida corrispondenza della veggente. La maggior parte di queste lettere tratta di problemi di coscienza, per cui non possono ora essere pubblicate” (ibid., p. 399). Nella prefazione dello stesso libro, p. Martins dice che gli scritti della veggente, oltre alle “Memórias”, “Comprendono migliaia di lettere, la maggior parte delle quali redatte dopo il suo ingresso nel Carmelo di Santa Teresa, a Coimbra; il 25 marzo 1948” (ibid., p. XX).
A proposito della sua corrispondenza con p. Gonçalves, suor Lucia allude, in un determinato passo, alla censura cui era sottoposta e che le impediva o le rendeva difficile trattare problemi di coscienza con lui. Sono parole sue, in una lettera a questo stesso padre, del 21 gennaio 1940: “Da ternpo desideravo anche scriverle, ma diversi motivi me lo hanno impedito. Il principale è stato la censura. Scrivere e non dire ciò che bisognava, mi pareva rubarle tempo; scriverlo con la censura, impossibile. La necessità talora non è stata poca, ma pazienza. Tutto è passato, e il nostro buon Dio tiene buono tutto, come ha mandato la ferita, così l’ha curata. Sa bene di essere medico sulla terra. In verità lo confesso, dubitavo anche che Lei non sarebbe stato disposto a sprecare tempo con me. Perciò gradisco molto la sua lettera e la carità che ha usato con me nell’aprirmi la strada. Il Signore La ricompensi” (ibid., p. 41 8).
(4) Rispondendo a una domanda di Walsh nel colloquio a lui concesso, se, riferendo le parole dell’Angelo e della Madonna, aveva ripetuto le parole esatte udite, o aveva dato soltanto il senso generale, suor Lucia dichiarò: “Le parole dell’Angelo erano di una intensità e di una forza preponderante, una realtà soprannaturale, tali da non poter essere dimenticate. Sembrava che mi si incidessero esattamente ed indelebilmente nella memoria. Quanto alle parole della Madonna la cosa è differente. Non saprei essere sicura che ogni parola sia esatta. Era piuttosto il senso che veniva a me, ed io misi in parole quello che avevo capito. Non mi è facile spiegare questa cosa” (cfr. W. T. Walsh, p. 325). Davanti alla difficoltà di tradurre in parole umane quanto aveva udito dalLa Madonna – come è comune in certi fenomeni mistici – suor Lucia mise sempre, tuttavia, tutto l’impegno nel riprodurre parola per parola ciò che la santissirna Vergine le comunicò. Questo appare chiaro nell’interrogatorio al quale la sottopose p. Iongen, e che di seguito riproduciamo:
– “Volle limitarsi rivelando il segreto, a dare il senso di quello che la SS.Vergine le disse, oppure citò le sue parole alla lettera ?”
– “Quando parlo delle apparizioni mi limito al significato delle parole. Quando scrivo, invece, faccio attenzione a citare letteralmente. Per questo volli scrivere il segreto parole per parola”
-“E’ certa di aver conservato tutto a memoria’?”
– “Penso di sì”.
– “Le parole del segreto furono pertanto rivelate secondo l’ordine in cui furono comunicate?”
“Sì” (cfr. G. De Marchi, p. 383).
(5) I veggenti intesero sempre che l’ultima apparizione sarebbe stata in ottobre, il che, per altro, fu loro esplicitamente detto nella apparizione di agosto. I “sei mesi consecutivi” includono, pertanto, la prima apparizione. La settima, della quale si parla più avanti è fuori della serie.
(6) Si è sempre inteso che l’ordine “di imparare a leggere” era soltanto per Lucia, dal momento che gli altri veggenti dovevano essere portati in cielo entro breve ternpo, secondo la promessa della Madonna in questa stessa apparizione.
(7) I veggenti mantennero il più stretto riserba su quanto fu loro detto nella apparizione dei mese di giugno, a proposito della devozione al Cuore Immacolato di Maria, giungendo anche a dichiarare che la Madonna aveva loro rivelato un segreto. Nelle sue “Memórias”, suor Lucia spiega che la santissima Vergine non chiese loro propriamente il segreto su questo punto. “Ma sentivamo che Dio ci spingeva a questo”, aggiunge la veggente (cfr. “Memórias” IV, p. 336).
(8) Gli autori forniscono alcuni dettagli sulle grazie chieste in questa occasione da Lucia alla Madonna. Una di esse fu la guarigione del figlio paralitico di Maria Carreira. La Madonna rispose che non lo avrebbe guarito e che non lo avrebbe tratto dalla sua povertà, ma che recitasse tutti i giorni il rosario in famiglia e gli avrebbe dato i mezzi per vivere (cfr. G. De Marchi, p. 107; L. G. da Fonseca, pp. 48-49). Un altro infermo chiedeva di andare presto in cielo. La Madonna ripose che non avesse fretta, che sapeva bene quando doveva venire a prenderlo (cfr. G. De Marchi p. 107). Walsh riferisce che Giacinta “trovò il modo di dir loro [cioè ai suoi genitori] che la Madonna voleva che ogni famiglia dicesse il Rosario assieme ogni giorno” (cfr. W. T. Walsh, p. 145). Tuttavia, l’unico riferimento a questa pia pratica, che abbiamo incontrato nelle relazioni delle apparizioni è il consiglio appena riferito, dato al figlio di Maria Carreira.
(9) Nelle dichiarazioni fatte nel febbraio 1946 al monfortano olandese p. Iongen, suor Lucia confermò di avere sentito la Madonna pronunciare il nome di Pio XI non sapendo, allora, se si trattava di un papa o di un re. Per suor Lucia non presenta nessuna difficoltà il fatto che di solito si intenda che la guerra è cominciata soltanto sotto il pontificato di Pio XII. Ella fa notare che l’annessione dell’Austria – e, potremmo aggiungere, diversi altri avvenimenti politici della fine del regno di Pio XI – costituisce una autentica premessa della conflagrazione, che si configurerebbe completamente come tale qualche tempo dopo (cfr. Conversazione con p. Iongen, in G. De Marchi p. 383).
(10) Lucia pensò di vedere “grande segnale” nella luce straordinaria – che gli astronomi interpretarono come una aurora boreale -, che illuminò i cieli dell’Europa nella notte dal 25 al 26 gennaio 1938 (dalle 20 h 45 alla 1 h 15 con brevi intervalli). Convinta che la guerra mondiale stava per scoppiare – che “doveva essere orribile, orribile” – raddoppiò gli sforzi per ottenere che si ottemperasse alle richieste – che, come si vedrà nella parte IV – le erano state comunicate. In questo senso, scrisse una lettera direttamente a Papa Pio XI (cfr. G. De Marchi p. 386; W. T. Walsh, pp. 329-330; L. G. da Fonseca p. 52).
(11) La visione dell’inferno e l’annuncio delle cose future che a essa fa seguito costituiscono le due parti note del segreto di Fatima, comunicato ai veggenti durante l’apparizione di luglio. Nella prefazione alla edizione brasiliana degli scritti di suor Lucia, p. Antonio Maria Martins S.J. afferma, in modo categorico, che la terza parte del segreto, “il cui testo non è stato ancora divulgato, tratta soltanto della cosiddetta “Crisi della Chiesa”” (cfr. “O Segredo de Fatima nas “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, p. XVIII). L’autore non spiega come ha saputo questo e non dà maggiori chiarimenti sul problema. Comunque, la informazione è così plausibile, che quasi si dovrebbe dire che il segreto non poteva non vertere su questo gravissimo tema. Questo spiegherebbe, forse, perché questa parte del messaggio non è stata ancora divulgata, nonostante la enorme aspettativa esistente in tutto il mondo.
E’ interessante notare che nelle “Memórias” III, suor Lucia termina il racconto della seconda parte del segreto con le parole: “e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace”. Nelle “Memórias” IV, aggiunge immediatamente dopo, come a conclusione: “In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc.”. Da questo sembra logico dedurre che il dogma della fede si perderà in una estensione così grande del mondo che è degno di speciale menzione il fatto che si conservi in Portogallo. Ma che cosa significa propriamente che si conservi o non si conservi il dogma della fede in un determinato paese? E’ difficile precisarlo. Tuttavia, qualunque sia la portata che si dà a questa espressione, è evidente che si riferisce a una crisi della fede. E così sfociamo nuovamente, in pieno, nel gravissimo tema dell’attuale crisi nella Chiesa, posto che la crisi della fede è la radice stessa di questa crisi.
D’altra parte, l'”ecc.” con cui suor Lucia conclude la narrazione suggerisce l’idea che la terza parte del segreto si inserisca proprio a questo punto del racconto e si leghi alla frase appena detta. Ebbene questa permette di ipotizzare, come abbiano visto, lo svolgersi di una crisi della fede cattolica in tutto il mondo. Così, diventa molto verosimile la congettura secondo cui la crisi nella Chiesa sia il tema della terza parte del segreto. Per altro, se trascuriamo il terreno delle congetture – d’altronde plausibili – e ci atteniamo alla realtà, uno degli aspetti più spaventosi della crisi nella Chiesa è proprio costituito dalla infiltrazione marxista negli ambienti cattolici. Questo aspetto della crisi era già così allarmante nel 1968 che in quell’anno un milione e 600 mila brasiliani, 280 rnila argentini, 105 mila cileni e 25 mila uruguaiani sottoscrissero una petizione a Sua Santità Papa Paolo VI, chiedendo urgenti misure per arrestare questa infiltrazione a ciò invitati dalle Società per la Difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà dei rispettivi paesi.
Ora, il comunismo è precisamente il flagello con cui Dio vuole punire il mondo per i suoi delitti. La Madonna ha detto, nella seconda parte del segreto, che “la Russia […] diffonderà i suoi errori nel mondo”. Quando vediamo che questi errori hanno raggiunto la sacrosanta barca della Chiesa cattolica – PaoloVI afferma anche di avere la sensazione che “da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio” (Allocuzione per il nono anniversario della incoronazione, del 29-6-1972 in “Insegnamenti di Paolo VI”, vol. X, p. 707) – non possiamo fare a meno di pensare che vi sarebbe una grande congruenza tra la seconda e la terza parte del segreto, se questa trattasse effettivamente della crisi nella Chiesa.
Infine suor Lucia mette in rilievo che “il segreto consta di tre cose DISTINTE” (cfr. “Memórias” III, p. 218). La prima è la visione dell’inferno, la seconda è l’annuncio del castigo e dei mezzi per evitarlo; la terza riguarderebbe – secondo l’affermazione di p. Antonio Maria Martins S.J. e le congetture che abbiamo fatto – la crisi nella Chiesa, fattore di condanna all’inferno di un numero enorme di anime (prima parte del segreto) e una delle cause del castigo che si abbatterà sul mondo (seconda parte del segreto).
(12) Di questa giaculatoria circolano formulazioni un poco diverse. Piccole varianti appaiono perfino nei manoscritti e nei colloqui di suor Lucia. La formulazione che registriamo si trova nelle “Memórias” IV, pp. 340 e 342, ed è stata confermata dalla veggente nella conversazione con Walsh (cfr. W. T. Walsh p. 326). Nelle “Memórias” III, p. 220, invece di “quelle” c’è “le”; allo stesso modo si esprime in una lettera a P. José Bernardo Gonçalves S.J. (cfr. “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, p. 442). Nella risposta all’interrogatorio del dr. Goulven, però, la frase finale ha la seguente redazione: “e soccorrete principalmente le più bisognose (cfr. S. Martins dos Reis, “A Vidente de Fatima dialoga e responde pelas Aparições”, p. 39). Come si può vedere quest’ultima formulazione è quella che si allontana di più dalle altre, ma è anche quella su cui la veggente insiste meno, dal momento che è attestata in un solo documento. Per altro non si sa se don Sebastião Martins dos Reis, che l’ha pubblicata, l’ha trascritta direttamente dal manoscritto o da una copia dattilografata. In questa ultima ipotesi sarebbe interessante confrontare il manoscritto e la copia dattilografata del citato interrogatorio, per constatare se non vi è stato qualche errore di trascrizione.
E’ certo che i veggenti recitando la giaculatoria, la intendevano applicata alle anime che si trovano in maggiore pericolo di condanna, e non alle anime del purgatorio. Lo afferma espressamente suor Lucia. In una lettera del 18 maggio 1941 a p. Gonçalves: “L’hanno tradotta (la giaculatoria) facendo l’ultima supplica per le anime del purgatorio, perché dissero di non capire il senso delle ultime parole; ma io credo che la Madonna si riferisse alle anime che si trovano in maggiore pericolo di condanna. Questa fu la impressione che mi rimase, e forse anche a lei sembra lo stesso dopo avere letto la parte del segreto che ho scritto e sapendo che ce l’ha insegnato poi, nella 3a apparizione, in luglio (cfr. “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia” p. 442).
Perciò la formula “O Gesù mio, perdonateci, liberateci dal fuoco dell’inferno, sollevate le anime del purgatorio, specialmente le più abbandonate”, è certamente scorretta.
(13) Presi d’assalto, dopo questa apparizione, con domande relative a che cosa la Madonna aveva detto, i veggenti dichiararono che si trattava di un segreto. – “E’ una cosa buona?” insistettero gli interlocutori – “Per alcuni è buona, per altri è cattiva”, risposero i bambini (cfr. G. De Marchi p. 110; cfr. W. T. Walsh, p. 129).
Prima dell’ultima apparizione, Francesco e Giacinta, interrogati dal canonico dr. Manuel Nunes Formigão, se “il popolo avrebbe motivo di rattristarsi se sapesse il segreto”, risposero: – “Sì” (G. De Marchi p. 186; W. T. Walsh pp. 203-204).
Il castigo predetto nella apparizione di luglio sarebbe consistito nella guerra del 1939-1945? L’analisi del testo sembra portare alla conclusione che la seconda guerra mondiale fu soltanto l’inizio o l’anticamera del grande castigo.
Infatti la Madonna annuncia che “diverse nazioni saranno annientate”. Ora, diverse nazioni sono state duramente punite durante la guerra e dopo ma non si può dire che siano state annientate.
D’altra parte suor Lucia, in un colloquio concesso a Walsh, già dopo la fine della conflagrazione, e precisamente il 15 luglio 1946, osservò: – “Ciò che la Madonna vuole è che il Papa e tutti i Vescovi del mondo in un giorno particolare consacrino la Russia al suo Cuore Immacolato. Se ciò non vien fatto, gli errori della Russia si diffonderanno in ogni paese del mondo”. – “Vorrebbe questo significare, secondo il suo modo di vedere, che ogni paese senza eccezione, sarà pervaso dal comunismo?” – “Sì” rispose la veggente (cfr. W. T. Walsh, pp. 327-328).
Ora, la espansione del comunismo e la sua diffusione ideologica in tutto il mondo cominciarono nel modo più chiaro con la fine della guerra. Quindi si deve pensare che il castigo annunciato dalla Madre di Dio è appunto in corso.
Finalmente, se il castigo fosse già passato, si dovrebbe già essere compiuta anche la parte del messaggio che parla della vittoria di Maria santissima e della instaurazione del suo regno, chiaramente indicate con le parole: “Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà”. Ora, questo è proprio quanto meno si può dire che sia successo.
Per tutto questo, ci sembra che le terribili sofferenze della seconda guerra mondiale devono essere considerate soltanto come premesse dei castighi annunciati dalla Madonna e che ancora devono giungere a compimento.
(14) Vi è qualche dubbio su questa data. La stessa suor Lucia non la ricorda bene: nelle “Memórias” Il e IV dice che fu in questo giorno; ma nella risposta al dr. Goulven opta per il 19, scrivendo a margine: “E’ la data per la quale propendo di più, perché, se fosse stato il giorno 15, saremmo stati in prigione soltanto un giorno intero,- e ricordo che vi restammo di più” (cfr. S. Martins dos Reis, p. 43). Nell’inchiesta canonica del luglio 1924, Lucia fa un rapporto circostanziato, giorno per giorno, della sua prigionia insieme agli altri veggenti, e dice che i tre ritornarono da Ourém il 16. Così la maggior parte degli autori dà come certa la data del 19 agosto, corrispondente alla domenica seguente, poiché la veggente ricorda che l’apparizione avvenne in una festa di precetto.
Ora, tanto nelle sue “Memórias” II e IV come nella inchiesta canonica, Lucia afferma perentoriamente che l’apparizione dei Valinhos avvenne lo stesso giorno del suo ritorno da Vila Nova de Ourém. Siccome i bambini erano stati rapiti il 13, se l’apparizione fosse avvenuta il 19, essi sarebbero rimasti prigionieri sei giorni e anche questo pare eccessivo.
Quindi Galamba de Oliveira opta per il 15, pensando che vi possa essere stato un errore di conto di una notte e di un giorno, nella narrazione fatta da Lucia davanti alla commissione canonica, nel 1924 (cfr. J. Galamba de Oliveira, p. 83).
(15) A questo punto De Marchi aggiunge le parole della Madonna: “Se non ti avessero portata a Vila Nova il miracolo sarebbe stato più strepitoso” (cfr. G. De Marchi p. 151). Nessun altro autore registra questa frase, che non compare neppure nelle “Memórias” di suor Lucia.
(16) Secondo il racconto di questa apparizione, fatto da suor Lucia al rettore della parrocchia di Fatima il 21 agosto 1917, e confermato dalle risposte alla inchiesta canonica dell’8 luglio 1924, questa ultima frase non sarebbe stata detta nella quarta, ma nella quinta apparizione, dove la pose De Marchi (cfr. G. De Marchi p. 169).
(17) I bambini avevano incominciato a usare come cilicio un pezzo di corda grossa, che non si toglievano neppure per dormire. Questo molte volte impediva loro di prendere sonno, e passavano intere notti in bianco. Da ciò l’elogio e la raccomandazione della Madonna.
(18) De Marchi continua la frase della Madonna: “perché Gesù non si fida di loro” (cfr. G. De Marchi p. 169).
Nelle risposte al dr. Goulven, suor Lucia dice che non ricorda di avere riferito questa frase (cfr. S. Martins dos Reis, p. 45).
De Marchi pone a questo punto anche la seguente richiesta di Lucia alla Madonna: “Ci sono molti che dicono che io sono una imbrogliona, che meriterei di essere impiccata o arsa viva. Fate un miracolo perché tutti credano!” (cfr. G. De Marchi p. 70).
Nessuna di queste frasi compare nelle “Memórias” di suor Lucia.
(19) De Marchi aggiunge il seguente dialogo:
Lucia: “Alcune persone mi diedero due lettere per Voi ed una boccetta d’acqua di Colonia”.
La Madonna: “Queste cose non servono per il Cielo!” (G. De Marchi p. 170).
In riposta all’interrogatorio di don José Pedro da Silva, suor Lucia dice che non ricorda di avere offerto alla Madonna del “profumo” (cfr. S. Martins dos Reis, p. 63). Anche questo colloquio non compare nelle “Memórias” della veggente.
(20) In una lettera del 18 maggio 1941, a p. José Bernardo Gonçalves S.J., suor Lucia chiarisce che, a questo punto, la Madonna disse che avrebbe concesso alcune di queste grazie entro un anno e altre no (cfr. “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia” p. 442).
(21) De Marchi conclude questa apparizione nel modo seguente:
Lucia: “Non volete più niente da me?”
La Madonna: “Non voglio altro”.
Lucia: “Io pure non vi chiedo più nulla” (cfr. G. De Marchi p. 199).
Questo pittoresco colloquio non compare nelle “Memórias” di suor Lucia.
(22) Nel luglio 1919 Giacinta era stata portata all’ospedale di Vila Nova de Ourém, e vi era rimasta due mesi.
(23) Alcuni autori dicono soltanto suor Maria del Cuore Immacolato.
Sui motivi per cui suor Lucia lasciò l’Istituto di Santa Dorotea per entrare nel Carmelo di Coimbra, il vescovo-conte di questa città così si esprime in una lettera del 27 maggio 1948 a p. José Aparicio S.L. già direttore spirituale della veggente: “Di fatto la veggente passò il giorno 25 marzo al Carmelo di questa città, perché il Santo Padre, a sua richiesta, ordinò che non sollevassi difficoltà al suo trasferimento, perché era disturbata da innumerevoli visite, alcune delle quali molto impertinenti e dettate da curiosità, che la tormentavano senza vantaggio per nessuno. […] Ella disse “e che non aveva mai provato tanta pace e gioia come in quel rifugio, che non avrebbe cambiato per nulla al mondo. Sulla base del desiderio del Santo Padre, non riceve né lettere né visite, ma la metto al corrente, per iscritto, delle necessità di persone che le si raccomandano. Non ho ancora una eccezione. […] Possono farle visita soltando coloro che hanno ottenuto autorizzazione dalla Santa Sede” (cfr. Luiz Gonzaga Mariz S.J., “Fatima, onde o céu tocou a terra”, 2a ed., Editora Mensageiro da Fé Ltda., Salvador 1954, p. 43).
(24) Cfr. l’interrogatorio di p. Iongen in S. Martins dos Reis, p. 82.
(25) “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, pp. 462 e 464. Appunti di p. José Bernardo Gonçalves S.J., copiati da un manoscritto di suor Lucia che, sembra, non esiste più (cfr. le edizioni brasiliana e portoghese delle “Memórias” di suor Lucia, p. 193).
(26) Allusione alla promessa di Nostro Signore a Luigi XIV, attraverso santa Margherita Maria Alaccoque, di dargli la vita della grazia e la gloria eterna, come pure la vittoria su tutti i nemici, se il re si fosse consacrato al Sacro Cuore e lo avesse fatto regnare nella sua reggia, dipingere sui suoi stendardi e incidere sul suo stemma. La richiesta così formulata dal Signore non era stata ancora accolta quando, nel 1792, prigioniero nella Torre del Tempio, Luigi XVI fece voto di consacrare solennemente al cuore di Gesù la sua persona, la sua famiglia e il suo regno, se avesse recuperato la libertà, la corona e il potere regale. Ormai era tardi: il re usci dalla prigione soltanto per andare al patibolo.
(27) Come si vede, suor Lucia segue da vicino quanto accade nel mondo relativamente alle richieste di Nostro Signore e della Madonna. Ma non sempre viene a connoscenza dei fatti attraverso le normali vie di informazione. Ella dice a p. Gonçalves, in una lettera del 21 gennaio 1940: “Cose di questo genere [alcuni articoli di rivista che volevano vedesse] sono solita leggerle solo se me lo ordinano specificamente i superiori.
Del resto le mie superiore gradiscono che rimanga nella ignoranza di quanto succede, e io sono contenta, non sono curiosa.
Quando Nostro Signore vuole che sappia qualcosa, si incarica di farmela conoscere. A questo fine ha tanti mezzi!” (cfr. “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, p. 420).
(28) Nella seconda parte del segreto la Madonna annunciò il trionfo del suo Cuore Immacolato, che si realizzerà dopo il castigo con cui Dio punirà il mondo per i suoi delitti. In questo documento, suor Lucia allude a “un ritorno più completo” del mondo a Dio nostro Signore. Tutto questo si combina in modo mirabile con il Regno di Maria profetizzato da san Luigi Maria Grignion di Montfort nel suo celebre “Trattato della vera devozione a Maria” e nella sua non meno famosa “Preghiera infuocata”. Nel Regno di Maria, secondo questo santo, la Madonna avrà una posizione centralissima in tutta la vita della società religiosa e temporale, esercitando uno speciale impero sulle anime; così si realizzerà una splendida rifioritura della santa Chiesa e della civiltà cristiana. Il messaggio di Fatima è una magnifica promessa di realizzazione di questa visione profetica ancora ai nostri giorni.
(29) Nel maggio 1936 l’episcopato portoghese riunito a Fatima fece voto di ritornarvi in assemblea plenaria, se il paese fosse rimasto libero dal pericolo rosso così paurosamente prossimo, dal momento che la rivoluzione comunista in Spagna avrebbe potuto facilmente propagarsi nel paese vicino. Scongiurato insperatamente questo pericolo, i vescovi portoghesi ritornarono alla Cova da Iria il 13 maggio 1938 e mantennero la loro promessa, con una solenne cerimonia di ringraziamento per quella che esplicitamente riconoscevano essere una miracolosa protezione della santissima Vergine sulla loro patria. Nella stessa occasione rinnovarono la consacrazione della nazione portoghese al Cuore Immacolato di Maria, fatta sette anni prima (cfr. don Moreira das Neves, “As grandes jornadas de Fatima”, in “Fatima, altar do mundo”, vol. II, pp. 249-257). In segno di gradimento per questa consacrazione, Nostro Signore promise al Portogallo una speciale protezione durante la seconda guerra mondiale, aggiungendo che questa sarebbe stata la prova delle grazie che avrebbe concesso alle altre nazioni se, come il Portogallo, gli fossero state consacrate (cfr. “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, pp. 436 e 438). Queste grazie concesse al Portogallo negli anni Trenta e Quaranta non significavano, però, che il pericolo rosso e il castigo delle guerre si fossero definitivamente allontanati da questo paese, come per altro si evince da quanto poi si legge nella lettera del 18 agosto 1940 a p. Gonçalves, e in altre che si trovano nel volume “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia” (pp. 438, 440 e 442), e anche dalle visioni di Giacinta, che abbiamo riferito nella parte III di questo studio.