Susanna Manzin, Cristianità n. 384 (2017)
Un cammino sotto lo sguardo di Maria. Biografia di suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria, Carmelo di Coimbra-Ed. OCD 2014, pp. 496, € 24,00
Conoscere la vita di suor Lucia Dos Santos (1907-2005), la veggente di Fatima, vuol dire ripercorrere la storia del secolo XX. Ha trascorso ottant’anni della sua lunga vita in convento, cinquantasette dei quali in clausura, eppure ha ricevuto l’incarico di portare nel mondo il messaggio della Madonna e di comunicare con i Pontefici e i vescovi affinché fossero realizzate le richieste di Maria per la salvezza dell’umanità.
La biografia di suor Lucia Un cammino sotto lo sguardo di Maria, redatta dal Carmelo di Coimbra e pubblicata in Italia dalle edizioni OCD, permette non solo di raccontare ancora una volta la storia delle apparizioni di Fatima, della Consacrazione della Russia e della diffusione nel mondo della devozione al Cuore Immacolato di Maria; ma soprattutto di conoscere da vicino la personalità di questa autentica protagonista del secolo XX, la sua spiritualità, il suo carattere, la fedeltà alla Chiesa e al Papa e l’impegno eroico in favore dell’umanità. Una vita che diventa esempio di fede e di perseveranza degno di imitazione.
I primi capitoli del libro sono dedicati alla sua infanzia, con la descrizione del contesto familiare e sociale nel quale vive Lucia, il racconto minuzioso delle apparizioni dell’Angelo del Portogallo e della Madonna e delle prime sofferenze che i pastorelli devono sopportare a causa dell’ostilità e dell’incomprensione dell’ambiente che li circonda. Gli avvenimenti sono visti attraverso gli occhi dei pastorelli, con la sensibilità di bambini che accolgono con straordinaria lucidità e chiarezza il senso del messaggio di Maria. Per tutto il libro è costante il riferimento alla fiducia che Lucia pone nel Signore e nella Madonna, la sua forza nelle sofferenze, il suo ripetere sempre quel «sì» che aveva detto a Maria quando le aveva chiesto: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà inviarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?» (p. 56). Per tutta la vita confermerà quel sì, ripetendo nei tanti momenti difficili la preghiera che le aveva insegnato la Madonna: «O Gesù è per amor vostro, per la conversione dei peccatori, ed in riparazione per i peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria» (p. 68).
«Da quando aveva visto queste cose non era più stata felice né era stata bene a casa sua» (p. 92). Non sono solo le incomprensioni delle persone care ad avvilire il cuore di Lucia: ha visto la tristezza di Nostro Signore e della Madonna per i peccati del mondo, ha visto l’inferno, ricolmo delle anime dei peccatori, ha aperto gli occhi sull’orrore del peccato che allontana da Dio e da quel momento tutta la sua vita è stata un’offerta al Signore, in riparazione dei peccati, con grande profondità mistica.
La Madonna le predice che avrebbe sofferto molto, promettendole peraltro che il suo Cuore Immacolato sarebbe stato per lei un rifugio, ma le sofferenze sono state davvero molte nella sua vita, fisiche e morali, notte oscura dell’anima e fatica nell’adattarsi ad un cammino religioso su una strada che inizialmente non era quella che lei avrebbe desiderato. Lasciare la sua casa, il suo villaggio, i luoghi dove aveva visto la Madonna non era stato facile. Avrebbe voluto entrare nel Carmelo ma non era stato possibile realizzare subito il suo desiderio, e ha dovuto affrontare tanti spostamenti da un convento all’altro, spesso senza una logica apparente e annunciati all’ultimo momento, e accettare mansioni che la mortificavano, sopportando frustrazioni e incomprensioni.
Nel 1921 entra come alunna interna nel Collegio delle Suore Dorotee a Vilar, alla periferia di Oporto. Il 24 ottobre 1925 comincia il suo cammino di postulante nell’Istituto di Santa Dorotea, nel convento di Tuy in Spagna, poi viene trasferita in quello di Pontevedra, per tornare a Tuy e poi ancora a Pontevedra. La sua pazienza e la sua obbedienza sono davvero eroiche; senza lamentarsi accetta ogni decisione dei superiori, ma la sofferenza è grande. Scrive nelle sue Memorie: «Moralmente pativo un vero e proprio martirio, ma ho sempre cercato di non farlo trasparire all’esterno, soprattutto nelle mie lettere: dicevo che ero felice, che la mia unica felicità consisteva nel soffrire per amore di nostro Signore e per la mia cara Madre celeste, per la conversione dei peccatori, per la Santa Chiesa, per il Santo Padre e per i sacerdoti» (pp. 180-181).
Infaticabile lavoratrice nel convento, svolge sempre con prontezza e con cuore lieto e generoso gl’incarichi che riceve dalla superiora, nonostante la salute malferma che per tutta la sua vita la tormenta, con disturbi più o meno gravi, e nonostante i tanti momenti bui della sua anima. Stupisce constatare che anche questa donna, che ha ricevuto tante grazie mistiche, abbia vissuto il fenomeno della notte buia dell’anima e dei dubbi circa il proprio cammino. Ma affronta, al contempo, tutte le croci con abbandono fiducioso nelle mani di Dio: «Su di me incombeva una notte molto oscura, cose che Dio permette, ombre dense che solo Dio conosce e può dissipare. Per questo ebbi fede in Lui e mi affidai a Lui, felice» (p. 427).
Questa biografia è di grande interesse anche perché racconta, con dovizia di particolari, le apparizioni da lei avute dopo il 1917. Nella cella nel monastero di Pontevedra, il 10 dicembre 1925, a Lucia appare nuovamente la Madonna, per darle le istruzioni riguardanti la devozione al Cuore Immacolato di Maria e in particolare la pratica dei primi cinque sabati del mese. Il libro descrive con precisione queste nuove rivelazioni e la difficoltà che suor Lucia incontra nella diffusione di quel messaggio, le incomprensioni dei superiori e la sofferenza che la veggente prova nel vedere la lentezza con la quale il messaggio si diffonde.
Ma difficoltà ancora superiori dovrà incontrare a seguito dell’apparizione del 13 luglio 1929, nel corso della quale ha una visione della SS. Trinità e riceve da Maria la richiesta della consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, da parte del Papa in unione con tutti i vescovi del mondo. Se pensiamo che quella consacrazione verrà fatta validamente, come suor Lucia confermerà più volte, solo nel 1984, possiamo immaginare la fatica che l’umile suora deve affrontare e le frustrazioni di fronte ai tanti ostacoli. Grandi sono la tenacia e la fermezza di suor Lucia, che coglie ogni occasione, potremmo dire opportuna e inopportuna, per sollecitare quel gesto da parte del Santo Padre, ma allo stesso tempo la veggente è sempre rispettosa dei tempi della Chiesa: mai dalla sua bocca uscirà una critica nei confronti dei superiori ecclesiastici che tentennano di fronte alle sue pressioni.
La richiesta di consacrazione giunge a Roma per la prima volta a Papa Pio XI (1922-1939) tramite il vescovo di Leiria che poi, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), ordina a Suor Lucia di scrivere direttamente a Pio XII (1939-1958). Lo farà prontamente il 2 dicembre 1940: «In varie comunicazioni intime nostro Signore non ha tralasciato di insistere su questa richiesta, promettendo ultimamente, se la Santità vostra si degnerà fare la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, con menzione speciale della Russia, e di ordinare che in unione con la Santità vostra la facciano contemporaneamente tutti i vescovi del mondo, di abbreviare i giorni della tribolazione con cui ha stabilito di punire le nazioni per i loro delitti con la guerra, la fame e varie persecuzioni alla Chiesa e alla santità vostra» (p. 223).
Le consacrazioni fatte dai Pontefici purtroppo non corrispondono mai del tutto alle richieste della Madonna, mancando sempre uno degli elementi richiesti: con rispetto verso il Santo Padre ma con fermezza suor Lucia non cessa di insistere e l’ultima lettera che scrive a questo proposito è quella che consegna a mano a san Giovanni Paolo II (1978-2005) il 13 maggio 1982 nel corso di un colloquio privato a Fatima. Ripetendo ancora una volta quanto la Madonna chiede, aggiunge: «Visto che non abbiamo tenuto conto di questo appello, dobbiamo constatare che esso si è compiuto: la Russia ha invaso il mondo con i suoi errori. E se non riusciamo a vedere ancora il compimento della parte finale di questa profezia, percepiamo che vi siamo diretti a grandi passi» (p. 224). La consacrazione verrà compiuta validamente da san Giovanni Paolo II il 25 marzo 1984, come attestato dalla stessa suor Lucia. Quando molti anni dopo padre Luis Kondor (1928-2009), postulatore della causa di beatificazione di Giacinta (1910-1920) e Francesco Marto (1908-1919) e grande conoscitore di tutte le vicende di Fatima, le chiede un segno della corrispondenza di quanto fatto dal Papa alle richieste della Madonna, suor Lucia gli risponde: «Guardate verso Est. La risposta si è vista!» (p. 226).
Un’altra apparizione di grande interesse è quella avuta da suor Lucia il 3 gennaio 1944, nel corso della quale la Madonna la autorizza a scrivere la terza parte del segreto e di consegnare al vescovo di Leiria il testo, chiuso e sigillato, con disposizione di aprirlo solo nel 1960 (come sappiamo è stata rivelata pubblicamente solo il 13 maggio 2000). In occasione di quell’incontro celeste, suor Lucia ha di nuovo una visione, simile ma un po’ diversa rispetto a quella avuta il 13 luglio 1917, con il mondo sconvolto dalla rovina causata dal peccato. Lucia, a questo proposito, nonostante tante insistenti richieste, non suggerisce mai un’interpretazione dei segreti; si limita sempre a raccontare quanto ha visto concludendo: «L’interpretazione spetta alla Chiesa» (p. 291).
Ma torniamo alla sua vita quotidiana nel convento: le piace molto fare apostolato, specialmente tra i bambini, ed è una catechista molto apprezzata. Eppure in convento viene incaricata soprattutto dei lavori manuali: quando il vescovo le chiede di scrivere le sue memorie, scrive soprattutto di notte perché la Madre Superiora non la dispensa dai lavori che deve svolgere di giorno.
Scrive a tutti coloro con i quali è in rapporto epistolare appassionati appelli alla conversione, ricordando che la richiesta di preghiera e di sacrificio non era stata rivolta solo ai veggenti, ma a tutti.
Il libro riporta lunghi stralci delle sue memorie, delle lettere che scrive a parenti e amici, al direttore spirituale e al vescovo. Quando scrive è appassionata, ispirata, mistica e a tratti anche spiritosa. Considerando i pochi studi che le hanno concesso di fare, sia da un punto di vista umanistico che teologico, si può apprezzare ancora di più la sua intelligenza brillante, la grande lucidità, la chiarezza con la quale guarda il mondo e interpreta gli avvenimenti internazionali e della vita della Chiesa dalla sua piccola cella di religiosa. Ha in particolare idee molto chiare sull’intrinseca malvagità del comunismo, come testimoniato da tante sue affermazioni ad amici e a personalità ecclesiastiche e laiche, come ad esempio un console portoghese, comunista, con il quale ebbe delle discussioni schiette e sincere, ma del quale ebbe anche la gioia di vedere la conversione.
Durante la Guerra Civile di Spagna (1936-1939) suor Lucia vede, nelle violenze del comunismo spagnolo, la Russia che diffonde i suoi errori nel mondo e si dichiara pronta al martirio, se questa è la volontà di Dio; ma il Cielo le chiede un altro martirio: «Il lento martellare della rinuncia che crocifigge e immola, come la lima sorda che consuma nel logorio continuo della vita che si sottomette per sempre: quello che Tu vorrai, mio Dio e mio Signore!» (p. 246).
Suor Lucia nel corso della sua lunga vita s’impegna con preghiere e con sacrifici per la Russia, nazione che ama teneramente e che è sempre nel suo cuore: «So che la cara Madre celeste e nostra Madre ama il caro popolo russo e desidera aiutarlo a trovare una strada migliore. Chiedo dunque a Lei che lo conservi nel suo Cuore di Madre Immacolata fino a condurlo a Gesù Cristo, nostro Salvatore» (p. 219).
Il 25 marzo 1948 si realizza finalmente il suo desiderio di diventare carmelitana: lascia l’Istituto di Santa Dorotea ed entra nel Carmelo di San Giuseppe a Coimbra. Ha quarantuno anni e qui trascorrerà i successivi cinquantasette. Spontanea e sincera, all’apparenza sempre di buon umore e serena, non nasconde la difficoltà a sostenere il ruolo di veggente, che le pesa non poco per le tante incomprensioni e diffidenze e anche per l’assillo dei devoti e dei curiosi che la vogliono conoscere. Negli anni a Santa Dorotea i suoi superiori cercano di tenerla al riparo dal clamore tacendo la sua vera identità, ma appena la cosa viene alla luce finisce la sua pace. Entrare nel Carmelo è in questo senso un bene per lei, per potersi ritirare nella solitudine, anche se a volte il vescovo le impone dei colloqui con visitatori che insistevano per conoscerla.
Un intero capitolo è dedicato agli incontri con i Pontefici: il primo è il beato Paolo VI (1963-1978), il 13 maggio 1967, in occasione delle celebrazioni del cinquantenario delle apparizioni. Nonostante l’insistente richiesta, suor Lucia non viene ricevuta in colloquio privato e si dovrà accontentare d’incontrarlo nel corso della celebrazione pubblica: la veggente non nasconde la sua amarezza ma accetta con umile obbedienza la decisione.
Possiamo poi immaginare con quale animo accolse la notizia dell’attentato a Giovanni Paolo II, con quale apprensione seguisse le notizie sulle sue condizioni di salute, avendo il pensiero rivolto alla visione della terza parte del segreto. Un anno dopo il Papa è a Fatima e la incontra privatamente: il libro descrive con dovizia di particolari questo incontro, così come i successivi, nel 1991 e poi nel 2000, quando verranno beatificati Giacinta (1910-1920) e Francesco (1908-1918) e verrà rivelata la terza parte del segreto.
Aveva sempre pregato per il Papa, durante tutta la sua vita, ma in particolare per Giovanni Paolo II, per il quale offrirà sempre le proprie sofferenze. Muore il 13 febbraio 2005, un mese e mezzo prima del santo Pontefice.
Il giornalista Giuseppe De Carli, nel libro intervista al cardinale Tarcisio Bertone, l’ha definita: «questa carmelitana “scomoda” che è stata una spina nel fianco di quasi tutti i papi del XX secolo» (Tarcisio Bertone e G. De Carli, L’ultima veggente di Fatima. I miei colloqui con Suor Lucia, Rai Eri-Rizzoli, Milano 2007, p. 13).
La vita di suor Lucia è intrecciata con le grandi vicende del secolo XX, quelle internazionali, politiche e della Chiesa. Eppure con semplicità così definiva la sua vita: «Questa è la mia missione: l’apostolato per la preghiera, per il sacrificio e per l’amore» (p. 333).
Susanna Manzin