A nessuno è lecito dimenticare che la «legge» 194, intitolata Norme per la tutela sociale della maternità e sulla interruzione volontaria della gravidanza, del 22-5-1978, non è una disposizione «infeconda»: in quattro mesi ha già «prodotto», secondo dati parziali forniti dalla stessa stampa abortista, l’uccisione di oltre 26.152 esseri umani innocenti (Cfr. L’Unità, 8-10-1978). In queste condizioni, che cosa attendere ancora per valersi di tutti i mezzi leciti per abrogarla? Il referendum abrogativo non solo è lecito, ma è doveroso; e la sua promozione compete a tutti gli uomini di buona volontà, e quindi, a maggior titolo, a tutti i cattolici, laici e gerarchia.
Un problema che non può attendere
VERSO IL “REFERENDUM” CONTRO L’ABORTO
Sono passati quattro mesi da quando sulla Gazzetta Ufficiale è comparsa – a firma Andreotti, Anselmi, Bonifacio, Morlino, Pandolfi, Leone – la «legge» intitolata Norme per la tutela sociale della maternità e sulla interruzione volontaria della gravidanza, del 22-5-1978, n. 194.
Da allora a oggi l’opinione pubblica nazionale è stata colpita e attratta da avvenimenti di portata certamente straordinaria, come per esempio la scomparsa, a breve distanza, di due Pontefici di Santa Romana Chiesa.
Senza evidentemente voler negare o sottovalutare il peso di accadimenti indubbiamente storici, ci pare opportuno ricordare insistentemente che sulla coscienza della nostra nazione pesa di un gravame sempre maggiore una «legge» le cui conseguenze non fanno, singolarmente, storia, ma se considerate con la dovuta attenzione, sia isolatamente sia nei loro insieme, presentano caratteri tragici e figura di ecatombe.
Come per la conversione individuale, per il pentimento e per la penitenza, anche per lavare una colpa sociale, un peccato pubblico, non è mai troppo tardi, è anzi opportuno provvedere con ogni urgenza e sollecitudine.
Secondo questo criterio ci pare provvidenziale ogni appello che richiami l’attenzione dell’opinione pubblica su tale problema, che non va scemando ma piuttosto crescendo tragicamente, quotidianamente, a valanga.
Un appello internazionale è stato lanciato ai cittadini italiani, perché si facciano tempestivamente promotori di un referendum abrogativo della «legge» omicida.
Mentre per parte nostra accogliamo fin da ora tale appello, perfettamente consonante con i nostri propositi, ci auguriamo che esso sia raccolto con la necessaria serietà da quanti – gerarchia ecclesiastica, anzitutto: quindi laicato cattolico, in tutte le sue articolazioni; infine, ogni singolo di buona volontà – non hanno ancora avallato, con spirito di dimissione, la vittoria di chi tenta di distruggere irreparabilmente ciò che di naturale e di cristiano rimane nel nostro popolo.
Ci auguriamo soprattutto che l’impegno di tutte le forze intenzionate a perseguire l’abrogazione della legge in questione, abbia a rivelarsi in modo inequivocabile: come reale, e non fittizio; concreto, e non demagogicamente ostentato ma sostanzialmente inoperante; in un’azione tempestiva per legalmente eliminare, attraverso il referendum abrogativo, un monumento di barbarie, di insipienza e di empietà che merita di essere annoverato tra le bassezze da cui i singoli e le società devono chiedere insistentemente a Dio di risollevarsi al più presto e in cui mai più ricadere.