25 aprile 1945 e 18 aprile 1948. Due ricorrenze, ma una sola celebrazione
di Marco Invernizzi
Ogni anno nel mese di aprile ci sono due date importanti per la storia e l’identità italiana, il 18 e il 25 aprile. Di quest’ultima sappiano tutto o quasi fin dal primo giorno di scuola, grazie alla martellante propaganda dello Stato e dei media.
Completamente diversa è stata la storia del 18 aprile. Intanto bisogna spiegarla, perché pochi sanno che quel giorno dell’anno 1948 ci furono le elezioni politiche più importanti della storia italiana, che sancirono la volontà della maggioranza del popolo di fare parte del mondo occidentale e cristiano, che era l’antitesi del mondo socialcomunista. La vulgata racconta che fu la vittoria del partito della Democrazia cristiana, ma le cose sono andate un po’ diversamente.
La DC vinse certamente le elezioni e anche con un grande margine di vantaggio sulla coalizione socialcomunista, che univa appunto socialisti e comunisti. Ma la DC era un partito di notabili, che senza il mondo cattolico non poteva fare nulla o quasi. Fu proprio il mondo cattolico, mobilitato dai Comitati civici appena costituiti da Luigi Gedda su sollecitazione di Papa Pio XII, che portarono alla DC quasi cinque milioni di voti in più rispetto alle precedenti elezioni politiche del 1946, quelle per l’Assemblea costituente.
Più che elezioni furono un referendum sulla scelta del modello di civiltà cui appartenere. Il verdetto fu assolutamente chiaro: gli italiani volevano essere liberi da ogni coercizione statale, volevano far parte del mondo occidentale e volevano la libertà per la Chiesa e per la società, contro ogni totalitarismo.
Ma l’anomalia più grande sta nel fatto che, a differenza del 25 aprile, il 18 aprile non è mai stato celebrato, non solo dalle istituzioni ma neppure dai vincitori. La DC non celebrò mai la sua vittoria che le consentì di governare fino agli Anni 90 e si dovette attendere il 1998, cinquantesimo anniversario del 18 aprile, quando la DC era ormai scomparsa, per sentire qualche parola meno politicamente corretta che ne ricordasse l’importanza.
La ragione di questa anomalia sta proprio nel 25 aprile. Infatti, la Resistenza ha unito nel nome dell’antifascismo forze ideali e politiche completamente diverse, che poi il 18 aprile del 1948 si sono divise e contrapposte. Per alcuni democristiani e comunisti quel legame alla base del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) non si sarebbe dovuto sciogliere e andava ricostruito al più presto, per il bene della nazione. Il cattocomunismo e il compromesso storico vengono da quella strana alleanza, che però ci fu, anche se durò meno di cinque anni, dal 1943 al 1947.
Il 18 aprile, in sostanza, ha sempre dato fastidio perché ricordava come nel 1948 l’alleanza fra cattolici e comunisti si era rotta in quanto avevano come riferimento due mondi ideali inconciliabili, il mondo della fede e della libertà contrapposto a quello dell’odio e del totalitarismo.
Poi è arrivato il 1989 con l’abbattimento del Muro di Berlino. Il pericolo comunista viene meno a livello internazionale con la fine dell’URSS nel 1991 e il fronte anticomunista riapre all’alleanza con tutte le forze anticomuniste, compresa la destra.
Il clima culturale cambia, ma il 18 aprile 1948 rimane una data completamente ignorata dalla maggioranza degli italiani, soprattutto dai giovani.
Non è forse arrivato il tempo di ricostruire una memoria nazionale che non trascuri un avvenimento così importante per l’identità italiana? Se è importante affermare il valore della libertà riconquistata, non è altrettanto importante farlo anche ricordando quanto avvenne tre anni dopo, il 18 aprile 1948, quando il nostro Paese fu salvato dalla minaccia del totalitarismo socialcomunista?
Lunedì, 17 aprile 2023