“In un paradossale limbo politico, l’Iran era governato da un esecutivo ormai senza alcuna speranza, che attendeva le mosse di un’opposizione che non riconosceva, ma che determinava il progredire degli eventi nella sua inesorabile marcia verso la vittoria finale” (p. 112): questa può essere una citazione che presenta in modo corretto il saggio di analisi politica di Nicola Pedde.
Pubblicato nel 2019, a 40 anni dalla Rivoluzione, ma presentato lo scorso maggio in un incontro del Salone OFF (iniziative a latere del Salone del Libro di Torino), è un testo che ricostruisce uno degli eventi più significativi del XX secolo a partire dalla politica iraniana del XIX secolo.
Nicola Pedde, direttore dell’Institute for Global Studies, specializzato su temi di economia, politica e sicurezza del Medio Oriente e dell’Africa, affronta il problema della Rivoluzione iraniana da diversi punti di vista senza cadere nella retorica dei vincitori o nelle recriminazioni dei vinti. Dopo un’Introduzione per contestualizzare il fatto, (pp. 7-10), seguono sei capitoli dedicati ad affrontare le premesse storiche (Una Rivoluzione lunga un secolo, pp.12-27), la componente religiosa (Religione, clero e politica nell’Iran prerivoluzionario, pp. 28-50), la fallimentare repressione e l’accanimento dei servizi di sicurezza (L’apparato della repressione e i giochi di potere, pp. 51-72), l’anno dei grandi rivolgimenti (1978: l’inizio della fine, pp. 73-87), i convulsi mesi della rivoluzione (La Rivoluzione, pp. 88-100), e infine la caduta e l’esilio dello scià (La caduta dello scià, pp. 101-120). Conclude il testo una bibliografica molto specifica.
Il testo mette in luce l’ondivaga politica dello scià – a cui attribuisce “la responsabilità prima per il fallimentare epilogo della monarchia” – che viene riconosciuto come un uomo “di grande intelligenza e capacità, che seppe tuttavia circondarsi per la quasi totalità del suo regno di uomini sleali, incapaci, professionalmente mediocri e quasi mai all’altezza della situazione” (p. 72). Il libro cerca di evidenziare anche le importanti trame delle diverse organizzazioni di stampo marxista-leninista, le contestazioni religiose, la politica un po’ confusa del Presidente Usa Jimmy Carter, per finire con i consulenti militari israeliani.
L’analisi si avvale di una conoscenza precisa degli attori che hanno attraversato quasi un secolo e in particolare mette in evidenza quanto fosse profonda la presenza dei movimenti comunisti nel Paese. Non un unico partito comunista, come capita in molti Stati del mondo, ma movimenti di diversa organizzazione e con rapporti non sempre semplici neanche con l’URSS o il KGB, da un lato, o con la Cina post maoista dall’altro.
Emerge anche la componente mass mediatica fondamentale per creare il personaggio Khomeyni che, se non fosse stato mandato in esilio a Parigi (scelta condivisa tra lo scià Reza Pahlavi, il governo iracheno e il governo francese), non avrebbe mai avuto modo di entrare in contatto con centinaia di giornalisti animati da forte antipatia verso l’Iran, sponda americana in Medio Oriente, e la sua contestazione non avrebbe avuto l’eco che ha decretato il successo della Repubblica Islamica di Iran.
Categoria: Saggio
Autore: Nicola Pedde
Pagine: 125 pp
Prezzo: € 11,50
Anno: 2019
Editore: Ed. Rosenberg & Sellier
ISBN: 9788878857070