A proposito della crisi di un partito importante
di Marco Invernizzi
Nei giorni scorsi ha avuto una certa attenzione da parte dei media il compleanno della Lega, fondata 40 anni fa a Varese da Umberto Bossi e da un gruppo di amici.
L’anniversario è stato celebrato separatamente dal fondatore, nella sua Gemonio, con un po’ di antichi militanti e a Varese, pochi giorni dopo, dall’attuale segretario della Lega, Matteo Salvini assente polemicamente proprio Bossi.
Che cosa è successo in questi decenni per arrivare a una divisione così evidente?
La Lega è oggi il più vecchio partito presente nel Parlamento italiano, ma è stato, negli Anni 80, il primo post ideologico, cioè il primo partito ad anticipare la fine delle ideologie che avevano caratterizzato il ‘900. Essa nasce come un partito territoriale dal legame fra Bossi e Bruno Salvadori (1942-1980), un dirigente dell’Union Valdôtaine morto prematuramente in un incidente stradale. Bossi riprende il suo percorso intellettuale e politico sostenendo la battaglia per l’autonomia dei popoli dell’arco alpino, ponendo così all’attenzione della politica la cosiddetta “questione settentrionale”. Egli contesta un punto importante della storia italiana: il modello di Stato centralista, scelto nel 1861 imitando la Francia e mantenuto sia dalla monarchia sabauda che durante il regime fascista e la Prima Repubblica. L’Unità d’Italia avrebbe potuto essere conseguita in altri modi, ma le forze politiche che la perseguirono scelsero due punti fermi: il centralismo dello Stato e l’ostilità alla Chiesa, in particolare al Pontefice romano.
Così, accanto alla Questione cattolica ci fu sempre una questione relativa all’assetto dello Stato, da cui nacquero sia la Questione del Meridione, occupato e umiliato dall’invasione del Regno di Sardegna, sia la Questione settentrionale, emersa nel tempo, soprattutto dopo i grandi spostamenti della popolazione negli Anni Sessanta del ‘900.
La Lega divenne così un partito settentrionale, una sorta di sindacato del territorio, radicato nelle campagne del Veneto, dove prima della Lega lombarda era nata una Liga veneta, e nelle valli lombarde, in particolare nel Varesotto. Essa sfruttò la crisi della Prima Repubblica e lo sfaldamento di tutti i partiti postbellici, costretti a cambiare profondamente per adeguarsi al nuovo mondo che stava nascendo.
La Lega ottenne risultati politici importanti, ma non poteva governare l’Italia e non aveva la forza per separare il Nord dal resto del Paese. Era “nuova”, perché andava oltre la destra e la sinistra, inglobando militanti provenienti da entrambi gli schieramenti, ed era efficace e attrattiva, perché toccava una questione sentita in un tempo di passaggio dalle appartenenze ideologiche al relativismo nichilista. Essa offrì così una speranza a molti, basata sull’identità locale.
Il suo percorso politico ha conosciuto diverse fasi. Bossi, il fondatore carismatico, l’ha guidata sempre più “lontano da Roma”, fino ad accorgersi che una Lega isolata non avrebbe avuto nessuna reale incidenza. Allora la portò all’interno del centro-destra guidato da Silvio Berlusconi, prima nella coalizione vittoriosa alle elezioni del 1994, poi, definitivamente, nel 1996, dopo aver fatto cadere il primo governo Berlusconi. Da allora la Lega è sempre stata fedele al centro-destra, sia con Bossi sia con i successori, prima Maroni poi Salvini. Quest’ultimo, però, le ha cambiato fisionomia, trasformandola in un partito sempre più nazionalista e cercando di impiantarla anche al Sud, senza peraltro risultati positivi. Salvini raccolse la Lega al 4% e da segretario, in soli sei anni, la portò al 34% delle elezioni europee del 2019. Ma era un consenso effimero, non radicato né nei valori né sul territorio e si sciolse come altri prima di lui, in primis Matteo Renzi.
La Lega appare così oggi in evidente difficoltà, priva di un consenso importante, ma soprattutto di una fisionomia politica specifica. Ultimamente, poi, gesti come lo smarcamento di 14 deputati leghisti dal sostegno al governo Meloni, di cui fanno parte, per quanto riguarda l’introduzione nei consultori del contributo delle associazioni pro-life, ha tolto al partito la fiducia di una parte del mondo cattolico che aveva guardato con simpatia le esternazioni di Salvini sui temi eticamente sensibili.
La Lega ha avuto un ruolo importante nella storia italiana successiva al 1989 e anche all’interno del centro-destra, contribuendo a mantenere viva l’attenzione verso uno degli errori più gravi del Risorgimento e della successiva storia nazionale. Abbandonata la politica della secessione, alla Lega spettava il compito di portare il federalismo nella cultura e nelle istituzioni. A un certo momento della sua storia ha smesso di interpretare questo ruolo per dedicarsi alla ricerca del consenso a tutti i costi. Sarebbe importante, per il bene del Paese, che riprendesse il suo vero ruolo.
Lunedì, 22 aprile 2024