I Movimenti Cattolici Laicali del Libano, Cristianità n. 190 (1991)
Mentre l’opinione pubblica internazionale è “distratta” dal conflitto nel Golfo Persico, la repressione sovietica si scatena sul Mar Baltico.
Appello dalla Lituania
L’11 marzo 1990 è rinata la Repubblica di Lituania, cancellata dalla carta politica d’Europa nel 1940, in seguito al patto Molotov-Ribbentrop, così detto dal nome dei ministri degli Esteri dell’Unione Sovietica e del Terzo Reich. Da allora, chi detiene il potere sovietico ha continuamente messo in atto provocazioni intese a suscitare reazioni incontrollate e a fornire qualche giustificazione a un intervento repressivo dell’aspirazione all’indipendenza e alla libertà da parte dell’eroico popolo cattolico baltico.
Poiché alla drammatica situazione hanno mostrato metodica indifferenza — quando non insofferenza — pressoché tutti i governi occidentali, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale e di testimoniare solidarietà al popolo lituano, le Società di Difesa di Tradizione, Famiglia e Proprietà, le TFP, a partire dal 1° giugno 1990, hanno promosso in ventidue paesi dei cinque continenti una raccolta di firme a sostegno dell’indipendenza lituana. L’operazione ha raggiunto 5.177.028 adesioni, che sono state consegnate il 4 dicembre al presidente del Consiglio Supremo della Repubblica di Lituania, Vytautas Landsbergis, da una delegazione guidata dal dottor Caio Vidigal Xavier da Silveira, del Consiglio Nazionale della TFP brasiliana.
Mercoledì 9 gennaio 1991, Antanas Racas, membro del Parlamento lituano e del Supremo Consiglio della Repubblica, ha fatto pervenire all’ufficio della TFP di Washington il testo di un appello lanciato dal presidente lituano, un appello che non chiede né embargo, né intervento militare, ma presa di posizione diplomatica da parte dei governi del mondo libero. L’appello non ha assolutamente perso la sua attualità, anzi; inoltre, oggi è sostenuto sia dal sangue dei lituani ammazzati dalle truppe del ministero degli Interni dell’Unione Sovietica nei giorni seguenti, sia dal risultato inequivoco del plebiscito del 9 febbraio 1991, che ha confermato la volontà d’indipendenza del popolo lituano.
8 gennaio 1991
Ai Leader e ai Governi degli Stati democratici
Una mano violenta si è nuovamente levata sulla Lituania. Avendo tentato, senza risultato, di provocare un qualche tipo di conflitto, i militaristi sovietici hanno ora deciso di dar la caccia a 9400 giovani dell’intera Lituania, che si sono rifiutati di cedere alle pretese illegali di svolgere il servizio di leva in un esercito straniero (il 92% di quelli che hanno ricevuto la cartolina precetto). Si tratta di una flagrante violazione della legge e dei diritti umani, che mette in pericolo la vita di persone ponendole con le spalle al muro. E la responsabilità di ogni vittima cadrebbe su Mikhail Gorbaciov. C’è una notizia, ancora peggiore, secondo cui i militaristi insieme al loro presidente, che hanno provocato queste e altre tensioni, approfittando del fatto che l’attenzione mondiale è puntata verso il Golfo Persico, potrebbero ben presto rovesciare con la forza il governo legalmente eletto in Lituania, opprimere l’attuale rinascita della democrazia e inaugurare un’occupazione dittatoriale.
I vostri decisi interventi potrebbero riuscire a prevenire il pericolo di una nuova aggressione. Uno di questi interventi potrebbe essere l’apertura di relazioni diplomatiche con il governo legalmente eletto della Repubblica di Lituania, specialmente se i vostri paesi non hanno riconosciuto l’annessione della Lituania avvenuta nel 1940 e hanno appoggiato gli atti di ristabilimento dell’indipendenza dell’11 marzo 1990. Un altro gesto di sostegno potrebbe essere una dichiarazione secondo cui la Costituzione Sovietica non ha valore per un paese che fu annesso da Stalin e che ha respinto tale citata Costituzione, per un paese che ha Costituzione e leggi proprie. Inoltre questo farebbe pressione sui sovietici perché si astengano dal rapire dei cittadini lituani. Quindi, perché non rilasciate almeno una dichiarazione di questo tenore?
Vytautas Landsbergis
Presidente del Consiglio Supremo della Repubblica di Lituania
A tutt’oggi ha dato in qualche modo seguito all’appello soltanto il Consiglio Nordico — un organismo consultivo interparlamentare fra Danimarca, Islanda, Norvegia, Svezia e Finlandia —, che ha aperto in Lituania un ufficio permanente d’informazione; inoltre, il Regno di Danimarca si è dichiarato disposto ad accogliere sul proprio territorio un governo in esilio. Ha pure annunciato l’apertura di un ufficio di rappresentanza la Repubblica Federativa Ceca e Slovacca, mentre la Repubblica Polacca intende aprire consolati.
Dal canto suo, il governo della Repubblica Italiana, attraverso dichiarazioni del ministro degli Esteri, on. Gianni De Michelis, ha invitato alla Camera, il 25 gennaio 1991, in un’aula pressoché deserta, il popolo baltico a evitare “eccessi provocatori che giustifichino l’uso della forza”, e ha manifestato preoccupazione per la possibile “disgregazione” dell’Unione Sovietica (1).
(1) Cfr. Avvenire, 29-1-1991.