“Su questo concerto, che doveva essere una festa gioiosa in occasione di questo incontro di persone provenienti da quasi tutte le nazioni del mondo, vi è l’ombra del sisma che ha portato grande sofferenza su tanti abitanti del nostro Paese. Le parole riprese dall’Inno alla gioia di Schiller suonano come vuote per noi, anzi, sembrano non vere. Non proviamo affatto le scintille divine dell’Eliso”. Così diceva, cogliendo la sensibilità del momento, pochi giorni dopo la scossa in Emilia del 29 maggio 2012, Benedetto XVI. “Non abbiamo bisogno di un discorso irreale di un Dio lontano e di una fratellanza non impegnativa”. Il Papa volle poi collegarsi con i terremotati emiliani anche durante la veglia dell’Incontro mondiale delle famiglie e portare personalmente il suo conforto quando la situazione fu più tranquilla.
Il 26 marzo una solenne concelebrazione, presieduta dal card. Angelo Bagnasco, ha restituito a Carpi la sua cattedrale, restaurata assieme alle opere parrocchiali, tra le quali una scuola paritaria. Domenica 2 aprile, peraltro anniversario della morte di S. Giovanni Paolo II (2005), arriva a Carpi, attesissimo, Papa Francesco, che recita l’Angelus senza soluzione di continuità con la Messa, celebrata con accanto il card. Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna, quasi a smentire, con un gesto concreto, chi li vuole radicalmente contrapposti a causa dei dubia su Amoris laetitia. A pranzo il Papa abbraccia anche mons. Luigi Negri, emerito di Ferrara, smentendo un’altra presunta lontananza.
“Al termine di questa celebrazione, il nostro pensiero va alla Vergine Santa, che voi venerate nella chiesa cattedrale a lei dedicata. A Maria offriamo le nostre gioie, i nostri dolori e le nostre speranze. Le chiediamo di posare il suo sguardo misericordioso su quanti tra noi si trovano nella sofferenza, particolarmente sui malati, sui poveri e su chi è privo di un lavoro dignitoso”. Il richiamo alla dignità del lavoro è particolarmente consonante alle orecchie dei terremotati emiliani, che trovano proprio in alcuni operai morti il simbolo della loro tragedia.
Le risorse spirituali e morali del popolo emiliano vengono sottolineate dal Papa tramite i Santi che le incarnano, Odoardo Focherini e Marianna Saltini, scelti esplicitamente perché laici. Il beato Focherini (1907-1944), tipico esempio del Cattolicesimo associazionistico di inizio Novecento, coronò con il martirio nei lager nazionalsocialisti una vita esemplare anche dal punto di vista familiare; la serva di Dio Saltini (1889-1957), nativa di Carpi, morì a Milano negli stessi anni di S. Gianna Beretta Molla ed è sorella di don Zeno Saltini (1900-81), fondatore della comunità di Nomadelfia.
“ Vi incoraggio ad essere protagonisti della vita delle vostre comunità, in comunione con i vostri sacerdoti: puntate sempre su ciò che è essenziale nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo”. Proprio la comunità emerge, poche ore dopo, nella sosta a Mirandola, uno dei paesi più colpiti dal sisma del 2012. I fedeli di Mirandola stanno infatti ancora battagliando contro l’assurda richiesta della Sovrintendenza di permettere la ricostruzione della basilica della città solo a patto che venga sconsacrata, quando i petrodollari hanno già fatto ricostruire la moschea.
Anche per questo Francesco loda il senso di comunità degli emiliani semplici e aggiunge un appello diretto alla ricostruzione proprio delle chiese e degli edifici storici. “Molto è stato fatto nell’opera della ricostruzione, ma è quanto mai importante un deciso impegno per recuperare anche i centri storici: essi sono i luoghi della memoria storica e sono spazi indispensabili della vita sociale ed ecclesiale”. Un patrimonio da non ridurre affatto a museo, ma da restituire al suo uso pratico, poiché la vera memoria è una tradizione viva. Esattamente come è per il Magistero della Chiesa.
Michele Brambilla