Il primo turno delle elezioni francesi conferma la fine dell’epoca delle ideologie e dei rispettivi partiti, una destra e una sinistra, che avevano segnato la storia del Paese dopo la Seconda guerra mondiale, alternandosi al potere. I Repubblicani eredi di de Gaulle e i socialisti eredi di Mitterand sono stati polverizzati per le colpe personali di Sarkozy e di Hollande, ma anche perché non esprimono più alcuna appartenenza ideologica, data appunto la crisi delle stesse ideologie.
Rimane il Front National, un vecchio partito nazionalista e statalista, che Marine Le Pen ha reso più presentabile e votabile rispetto a quello del padre, ma che era già andato al ballottaggio con il suo anziano fondatore nel 2002. Si tratta di un partito che è stato sempre capace di individuare le contraddizioni di un europeismo tecnocratico e anonimo, senza passione e senza anima, ma le cui soluzioni non convincono, soprattutto perché sono ambigue rispetto alla rivoluzione antropologica in corso almeno da 50 anni, da quell’evento, il Sessantotto, che verrà celebrato nel bene e nel male l’anno prossimo.
C’è poco da sperare da queste forze politiche così incapaci di suscitare consenso ed entusiasmo, così espressive di un “mondo che muore”, colpito dal terrorismo islamista ma soprattutto dalla propria incapacità di suscitare ideali grandi e voglia di vivere e di costruire.
La strada da percorrere rimane quella della Manif pour tous: portare nel dibattito pubblico il tema della vita e della famiglia, mostrare a chi ha ancora un senso di responsabilità la tragedia del suicidio demografico che sta facendo morire l’Occidente.
È la strada giusta anche per l’Italia, come hanno dimostrato i grandi convegni pubblici sulla famiglia delle Regioni Lombardia (2015) e Liguria (2017) e in mezzo i due grandi Family day del 20 giugno 2015 e del 30 gennaio 2016.
Bisogna insistere, senza farsi illusioni sulla brevità del percorso, che sarà lungo e difficile, ma anche con una ragionevole speranza che nasce dal fatto che di famiglie fedeli e aperte alla vita ce ne sono molte: si tratta di aiutarle a organizzarsi sul territorio perché diffondano la loro testimonianza e contagino il Paese reale, in attesa che le istituzioni prendano atto che la centralità della famiglia e la sacralità della vita sono l’unica base di partenza per un’autentica rinascita civile.
Marco Invernizzi