Ci sono interventi del Papa che vengono sottaciuti dal circo mediatico perché non servono ad alimentare l’immagine che i giornalisti di ogni orientamento si sono creati del Pontefice.
Giovedì 18 maggio Francesco riceve in Vaticano oltre un migliaio di malati di corea di Huntington, provenienti da 20 Paesi. La corea di Huntington è una malattia ereditaria (viene dal patrimonio genetico) neurodegenerativa, quindi progressivamente invalidante. Il Papa denuncia che il malato ha spesso “vissuto il dramma della vergogna, dell’isolamento, dell’abbandono”.
L’obiettivo del Papa è ancora una volta colpire la “cultura dello scarto”, l’inciviltà contemporanea di cui l’eutanasia è l’emblema e a cui si contrappone la civiltà cristiana. “Oggi però bisogna voltare pagina, guardando a Gesù, che durante il Suo ministero ha incontrato tanti ammalati, si è fatto carico delle loro sofferenze, ha abbattuto i muri dello stigma e dell’emarginazione che impedivano a tanti di loro di sentirsi rispettati e amati”.
Il riferimento biblico è a tutte le pagine in cui Cristo combatte soprattutto la mentalità con cui nella Terra Santa del I sec. si guardava alla malattia. “Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori perché sia nato cieco? (…) Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio” (Gv. 9,2-3). Ai nostri giorni siamo in un certo senso tornati a quelle frasi sprezzanti, sintomo di un atteggiamento che punta alla scomparsa del malato, considerato un peso per la famiglia e la società, più che alla sua cura.
Francesco critica il diffondersi di tale mentalità specialmente tra medici e scienziati, che dovrebbero invece avere a cuore solo la salute del malato in base al giuramento di Ippocrate. “A loro l’incoraggiamento a perseguire i loro obiettivi, sempre con mezzi che non contribuiscono ad alimentare quella cultura dello scarto. (…) Alcuni filoni di ricerca, infatti, utilizzano embrioni umani causando inevitabilmente la loro distruzione”.
Confermando il magistero dei Papi precedenti, ribadisce che “nessuna finalità, anche in se stessa nobile, come la previsione di una utilità per la scienza, per altri esseri umani o per la società, può giustificare la distruzione di embrioni umani”, poiché le persone non possono mai essere ridotte a mezzi. L’embrione è essere umano e come tale va trattato fin dai primi istanti.
L’udienza del Papa segna anche la nascita di un movimento internazionale dei malati di corea, diffusi in particolare nella sua America del Sud, territorio nel quale crescono anche le pressioni per modificare la legislazione restrittiva sull’aborto. Il Papa segue attentamente le vicende della sua terra d’origine e dà indicazioni chiare sui valori che l’America Latina deve custodire per rimanere se stessa. Le sue parole valgono, però, per ogni scenario mondiale, Europa compresa.
Michele Brambilla