La XIX domenica del Tempo ordinario offre al Papa l’ennesimo spunto per commentare la mentalità che imperversa anche nei cattolici d’oggi. L’affondamento di Pietro nel mare di Tiberiade (Mt.14, 22-33) è scelto da Papa Francesco come emblema, ancora una volta, dell’uomo che non si fida di Dio e pensa di potersi fondare unicamente sulle sue forze. «Quando non ci si aggrappa alla parola del Signore, per avere più sicurezza si consultano oroscopi e cartomanti, si comincia ad andare a fondo. Ciò vuol dire che la fede non è tanto forte. Il Vangelo di oggi ci ricorda che la fede nel Signore e nella sua parola non ci apre un cammino dove tutto è facile e tranquillo; non ci sottrae alle tempeste della vita. La fede ci dà la sicurezza di una Presenza, la presenza di Gesù che ci spinge a superare le bufere esistenziali».
I miracoli di Gesù, come la camminata sul mare al centro del brano matteano, sono spesso relegati nel portentoso, nel favolistico. Così la pensava anche l’esegesi liberale dell’Ottocento, quando si voleva ridurre lo stesso Cristo ad un semplice maestro morale. Il miracolo, invece, non è accessorio nella narrazione evangelica. Gesù, spesso, insegna verità profonde proprio tramite i miracoli, come nel caso della remissione dei peccati al paralitico in Galilea (Lc. 5,17-26). «Che cosa è più facile dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Àlzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico – esclamò rivolto al paralitico – àlzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua» (vv. 23-24).
La stessa verità fondante il Cristianesimo, la resurrezione di Cristo, è un miracolo, il principale, un fatto concreto scontrandosi con il quale i discepoli proruppero nella stessa acclamazione che si legge nel brano di questa domenica: «“Davvero tu sei il Figlio di Dio!” (v. 33). Che bello dire a Gesù questa parola: “Davvero tu sei il Figlio di Dio!”. La diciamo insieme, tutti? “Davvero tu sei il Figlio di Dio!”».
Il cattolico con altri aggettivi è quello che salta sui «battelli ammalianti ma insicuri delle ideologie, delle mode e degli slogan», mentre «la garanzia contro il naufragio è la fede in Cristo e nella sua parola» così come trasmessa ed interpretata dalla Chiesa. E’ un monito salutare per «i momenti più duri della vita nostra e delle nostre comunità, segnata da fragilità interne e da difficoltà esterne», quando diventano più insistenti le voci che suggeriscono compromessi dottrinali o spingono a rifugiarsi presso improvvisati “salvatori della patria”. Nel mondo dell’informazione sono tanti quelli che credono di aver compreso tutto di Francesco e della Chiesa contemporanea, ma in realtà si affidano alle lenti deformanti di preconcetti e forzature che hanno fatto loro smarrire il senso profondo della vita ecclesiale. Il Papa invita ad uscire dall’impasse con un ascolto diretto e più approfondito delle Scritture, dalle quali si ricavano gli archetipi dell’agire concreto del Successore di Pietro.