Roberto De Mattei, Cristianità n. 22 (1977)
Nella prospettiva della Repubblica Universale
LA “DISTENSIONE” BANCARIA
Una delle prove concrete dell’incontro tra supercapitalismo e comunismo, per la realizzazione del piano «mondialista» della Rivoluzione, ci è offerta dalla loro crescente cooperazione economica: tra il 1960 e il 1970, il tasso annuale degli scambi tra i paesi comunisti al di là della cortina di ferro e il complesso dei paesi industrializzati occidentali ha raggiunto in media il 10,2%, mentre il commercio mondiale è aumentato nello stesso periodo soltanto del 7,8%. Ma tra il 1970 e il 1980 questo tasso registrerà un nuovo e ben più elevato incremento, grazie alla creazione e al perfezionamento di nuovi canali di scambio. Mi riferisco soprattutto al fenomeno della «multinazionalizzazione» (1) delle attività bancarie, di cui offriamo alcuni dati, visti sotto tre diversi aspetti: 1) Insediamento di banche occidentali nei paesi comunisti; 2) Insediamento di banche comuniste nei paesi occidentali; 3) Creazione di banche «transideologiche».
1. INSEDIAMENTO DI BANCHE OCCIDENTALI NEI PAESI COMUNISTI
Dall’inizio degli anni ’70, l’URSS, e poi progressivamente gli altri paesi comunisti, hanno cominciato a permettere l’insediamento ufficiale di banche occidentali al di là della cortina di ferro, sotto forma di apertura di uffici di rappresentanza. Nel maggio 1973, la Chase Manhattan Bank, la banca di David Rockefeller, apriva la sua succursale al numero 1 della piazza Karl Marx a Mosca, seguita dalla Bank of America, dalla First National City Bank e da altre banche americane ed europee. Si trattava di una legittima primogenitura: la Chase fu il tramite per lo stabilimento della Camera di Commercio Russo-Americana nel 1922 (2), e il primo investimento americano in Unione Sovietica, dopo la Rivoluzione, fu l’installazione di una raffineria della Standard Oil of New York, la compagnia petrolifera dei Rockefeller, gemellata con la Chase (3). Lo stesso David Rockefeller, del resto, era stato a questo fine a Mosca nell’estate del 1970, invitato da Kossygin, dopo che l’Export Administration Act (1969) di Nixon, aveva facilitato la possibilità di investimenti e scambi economici con i paesi comunisti.
2. INSEDIAMENTO DI BANCHE COMUNISTE NEI PAESI OCCIDENTALI
Nello stesso periodo, accanto alle grandi banche centrali comuniste, sono stati creati nuovi organismi, che hanno aperto uffici di rappresentanza nelle maggiori piazze finanziarie europee. Le agenzie più numerose e attive sono, ovviamente, quelle sovietiche, seguite da quelle romene, polacche e ungheresi. Esse non si limitano alle normali operazioni commerciali, ma partecipano anche a consorzi di banche per l’erogazione di prestiti a paesi terzi e agli stessi paesi socialisti, operando massicciamente sul mercato degli eurodollari. Il valore dei crediti in eurovaluta concessi a paesi del terzo mondo e a paesi comunisti è in crescente aumento.
3. CREAZIONE DI BANCHE TRANSIDEOLOGICHE
L’aspetto più interessante, e più preoccupante, del fenomeno presentato è costituito dalla creazione di nuovi organismi bancari e finanziari «transideologici», in cui banche occidentali e banche comuniste associano capitali per la realizzazione di obiettivi comuni. A fianco di istituti come la Eurobank, la Bank Pekao o la Moscow Narodny Bank, sono nati istituti con la partecipazione di capitale straniero come la Banque Anglo-Roumanie, la Gisofra e altre.
La cooperazione economica non può evidentemente non tradursi in collaborazione ideologica, così come la « multinazionalizzazione» delle attività bancarie non può non dilatarsi a quella di tutte le altre attività commerciali. Si profila dunque all’orizzonte, secondo Mondo Economico (4), la «società ad ideologia mista»: «Una nuova forma di società multinazionale – scrive infatti l’autorevole rivista della Confindustria – è quella che oggi viene comunemente definita “transideologica” e in sostanza sorge da una cooperazione, ai più vari e variamente estesi fini tra imprese occidentali e imprese di Stato dei regimi comunisti». Si tratta di un «nuovo strumento operativo» che promette, per la sua stessa natura, di «attutire i conflitti ideologici» e di essere quindi definito una «società della distensione» o, meglio ancora, una «società ad ideologia mista».
Siamo quindi in pieno «trasbordo» verso la «supercooperativa» (5) che gli insiders, gli «iniziati», preparano per l’umanità: un socialismo tecnocratico, pianificato e universale, alla fine del quale «il terrificante quadro del Leviathan» diventerà «orribile realtà» (6).
ROBERTO DE MATTEI
(*) La società finanziaria «Centrofin» fu costituita nel 1971 e successivamente trasformata in istituto bancario nel 1974.
Fonti: Bollettino della Moscow Narodny Bank, annate 1972/75; «West-Ost Journal», n. 5, ottobre 1974; «Le Leasing», pubblicazione pubblicitaria della «Eurobank» e del «Crédit Lyonnais».
Note:
(1) La mia fonte principale è il recente saggio di STANISLAW TYRKA, Multinationalisation des activités bancaires des pays de l’Europe de l’Est, in Banque, Ottobre 1976.
(2) Cfr. ANTONY C. SUTTON, Western Technology and Soviet economic development, Hoover Institution, Stanford 1968, vol. I, p. 38.
(3) Ibid., vol. II, p. 288.
(4) Cfr. Mondo Economico, 31-1-1976, rapporto-mese dedicato a Il Capitale finanziario, p. 5.
(5) Cfr. PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA, Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo, trad. it., Edizione de L’Alfiere, Napoli 1970.
(6) PIO XII, Radiomessaggio al Katholikentag di Vienna, del 14-9-1952, in Discorsi e Radiomessaggi, vol. XIV, p. 314.