Giovanni Cantoni, Cristianità n. 106 (1984)
Presso un istituto scolastico dell’hinterland bolognese, dove fiorisce la «civiltà» socialcomunistica emiliana, due prostitute sono state invitate a tenere «lezioni», nel quadro di una «settimana didattica alternativa». La direzione dell’istituto, di fronte alle perplessità suscitate dalla iniziativa, ha inviato un comunicato a un giornale di Bologna, nel quale si afferma che il tutto «rientra nella didattica dei nostri giorni» (10).
Non intendo né seguire la vicenda, né specificamente commentarla. La espressione «didattica dei nostri giorni» mi suggerisce però di trascrivere un brano sulla educazione dei figli, che mi pare faccia parte dei fondamenti di una «didattica di sempre» piuttosto che, semplicemente, di una «didattica di altri tempi».
«[…] per i figli – scrive Plutarco di Cheronea, nel secolo I dopo Cristo – occorre procurarsi maestri, la cui vita sia incensurabile e i costumi irreprensibili», dal momento che «la fonte, anzi la radice, della nobiltà d’animo sta nell’aver avuto una diritta educazione. E come gli agricoltori collocano dei pali accanto agli arboscelli, così i maestri più saggi e solleciti dell’educazione dei fanciulli pongono accanto a loro le ammonizioni ed i consigli, perchè in essi il carattere cresca dritto».
«Eppure esistono certi padri, degni del più grande disprezzo, i quali, prima di aver assunto informazioni su coloro che si offrono come insegnanti, per incoscienza, e talora anche per inesperienza, lasciano i loro figli in balia di uomini indegni di stima e screditati». Ma l’estremo limite dell’assurdo è toccato da quanti, «pur conoscendo assai bene l’ignoranza di certi maestri e persino la loro immoralità […], ciò non ostante affidano loro i propri figli». E su questo argomento l’autore ricorda un aneddoto relativo ad Aristippo, pensatore del secolo IV avanti Cristo, «quando motteggiò con molto garbo un padre privo di buon senso e di ragione. Questi gli aveva domandato che prezzo avrebbe richiesto per educare suo figlio. “Mille dracme”, aveva risposto Aristippo. E quello: “[…] la pretesa è eccessiva: con mille dracme posso comprare uno schiavo”. “Compralo – ribatté Aristippo – così ne avrai due: tuo figlio e lo schiavo che avrai comprato”» (11).
Note
(10) Cfr. il Giornale, 29-1-1984.
(11) PLUTARCO DI CHERONEA, L’educazione dei figli. Come si deve ascoltare (Dagli scritti morali), trad. it., Paravia, Torino 1970, pp. 15-18.