Macerata, 13 ottobre, ore 17.30. Durante una lezione universitaria a un centinaio di studenti di Lingue e Lettere la professoressa Clara Ferranti, ricercatrice di Glottologia e Linguistica al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Macerata, interrompe la lezione per recitare un’Ave Maria. Una preghiera per la pace che fa memoria di quanto la Madonna chiese a Fatima 100 anni fa, proprio il 13 ottobre, giorno in cui il sole danzò in cielo. Le reazioni, tra gli studenti, sono diverse. C’è chi prega e chi no.
Quei 30 secondi che destabilizzano l’opinione pubblica
di Francesco Verna
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Ma nel mondo social, l’episodio finisce subito in rete scatenando reazioni dure e scandalizzate.
Addirittura un’associazione studentesca denuncia «la limitazione della libertà personale».
La docente si difende, in fondo la lezione è stata interrotta per pochissimo tempo. Ma il rettore Francesco Adornato prende le distanze: «Si tratta di un atteggiamento assolutamente improprio e censurabile, mi scuso a nome dell’ateneo».
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Pronta però la risposta del vescovo di Macerata, monsignor Nazzareno Marconi, che in una nota ironica pubblicata sul sito www.emmetv.it, commenta appassionatamente la vicenda chiedendo: «scusa come credenti per aver destabilizzato la serenità di un’Università, ma il problema è la nostra poca fede. Chi dice almeno 50 Avemarie al giorno, cioè un rosario, tanti, molto più di quelli che vanno a Messa la domenica, non capisce tutta questa agitazione». E ricorda: «gli stessi 25 secondi usati per dire una battuta, cosa che molti docenti fanno spesso, non avrebbero creato problemi».
In fondo episodi come questi ci ricordano che «la preghiera è una forza, una potenza che può mettere paura a qualcuno». Quindi, conclude monsignor Marconi «grazie fratelli non credenti e anticlericali perché ci avete ricordato quali tesori possediamo senza apprezzarne adeguatamente il valore e l’importanza».
Al vescovo va un plauso particolare perché ha saputo unire la fortezza del pastore non politicamente corretto a una efficace ironia.
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E’ una vicenda che testimonia la tragica schizofrenia di un mondo che muore, che riconosce spazio e libertà di parola a chiunque, anche a chi offende pubblicamente il senso religioso del prossimo, e censura invece chi chiede solo 30 secondi di tempo per invocare la pace.
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