di Silvia Scaranari
Continuano le udienze generali dedicate alla catechesi sulla santa Messa tenute da Papa Francesco il mercoledì mattina. Settimana dopo settimana, il Pontefice vuole ricondurre i fedeli alla profondità del Santo Sacrificio e alla sua verità senza i riduzionismi molto diffusi ai giorni nostri.
Il centro della nostra fede è il Mistero Pasquale: la passione, morte, resurrezione di Gesù che realizza in questo modo la salvezza degli uomini. Gesù ha portato a compimento la Pasqua ebraica dando pieno significato all’esodo del popolo eletto dalla schiavitù del peccato alla salvezza. Dice il Papa : «la Messa è il memoriale della sua Pasqua, del suo “esodo”, che ha compiuto per noi, per farci uscire dalla schiavitù e introdurci nella terra promessa della vita eterna».
Ma cosa significa memoriale? Molti oggi pensano che si tratti di un semplice “ricordare”, ma il Santo Padre richiama invece il significato vero del termine e, citando il Catechismo della Chiesa Cattolica, afferma che «non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, ma li rende in certo modo presenti e attuali. Proprio così Israele intende la sua liberazione dall’Egitto: ogni volta che viene celebrata la Pasqua, gli avvenimenti dell’Esodo sono resi presenti alla memoria dei credenti affinché conformino ad essi la propria vita» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1363). Se è lo stesso sacrificio, «ogni volta che il sacrificio della croce, col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato, viene celebrato sull’altare, si effettua l’opera della nostra redenzione» (Cost. dogm. Lumen gentium, 3).
La morte si è trasformata in resurrezione per Cristo e quindi ogni volta che partecipiamo al Santo Sacrificio anche noi siamo trascinati dal tempo all’eternità, siamo raccolti dalla misericordia infinita e portati verso l’alto con Lui. «Il suo sangue, infatti, ci libera dalla morte e dalla paura della morte. Ci libera non solo dal dominio della morte fisica, ma dalla morte spirituale che è il male, il peccato, che ci prende ogni volta che cadiamo vittime del peccato nostro o altrui», continua Papa Francesco, perché la morte di Gesù ha messo fine alla morte e ha rinnovato la vita.
«La Pasqua di Cristo è la vittoria definitiva sulla morte, perché Lui ha trasformato la sua morte in supremo atto d’amore. Morì per amore! E nell’Eucaristia, Egli vuole comunicarci questo suo amore pasquale, vittorioso». Se ci accostiamo con fede e cuore puro all’Eucarestia, riceviamo il Signore Gesù nella sua pienezza e quindi, come Lui si è donato interamente, così anche noi siamo resi capaci di donarci agli altri, sicuri che nulla ci può far del male, che Cristo è con noi e ci dona l’eternità, la dimensione vera per cui siamo stati creati. È la certezza che ha animato i fratelli Maccabei, morti piuttosto che tradire la propria alleanza con Dio e come loro, tutti i martiri della storia passata e, purtroppo, ancora presente.
Triste è vedere che molti assistono a questo miracolo che quotidianamente si rinnova, prendono parte all’agonia e morte del proprio Dio, facendo fotografie, parlando, commentando… Più volte il Papa è tornato su questo tema, la mancanza di rispetto e di concentrazione che i fedeli hanno durante la santa Messa. E anche in questa udienza torna a chiedere raccoglimento, silenzio, riflessione perché «quando noi entriamo in chiesa per celebrare la Messa pensiamo questo: entro nel calvario, dove Gesù dà la sua vita per me […] La Messa è rifare il calvario, non è uno spettacolo».
Un invito, quindi, a considerare la santa Messa con il rispetto e la serietà dovute, ma anche con la gioia interiore perché «ogni celebrazione dell’Eucaristia è un raggio di quel sole senza tramonto che è Gesù risorto».