Conferenza Episcopale Portoghese, Cristianità n. 384 (2017)
Fatima, segnale di speranza per il nostro tempo
Lettera pastorale della Conferenza Episcopale Portoghese nel centenario delle apparizioni di Nostra Signora a Fatima, disponibile nel sito web <http://www.conferenciaepiscopal.pt/v1/fatima-sinal-de-esperanca-para-o-nosso-tempo>. Tutti i siti web citati nelle note al testo sono stati consultati il 30-4-2017. La traduzione e le inserzioni fra parentesi quadre, sia nel testo sia nelle note, sono redazionali.
Nel centenario delle apparizioni della Vergine Maria a Fatima, vogliamo rendere grazie a Dio per averci permesso di vivere questo evento, che ci riempie di gioia, e riaffermare l’attualità del suo messaggio per rivitalizzare la nostra fede e il nostro impegno di evangelizzazione.
L’EVENTO DEL CENTENARIO DI FATIMA
1. Le apparizioni
Le apparizioni hanno avuto luogo nella Cova da Iria, nel 1917, con tre fanciulli tra i sette e i dieci anni, Lucia, [Lúcia de Jesus Rosa dos Santos, 1907-2005], Francesco [Francisco de Jesus Marto, 1908-1918] e Giacinta [Jacinta de Jesus Marto, 1910-1920], come protagonisti. Il contesto nazionale e internazionale era drammatico: il Portogallo stava attraversando una profonda crisi politica, religiosa e sociale e l’Europa si trovava, come mai prima nella sua storia, immersa in una guerra mondiale, nella quale anche il nostro Paese era coinvolto.
Nel 1916, gli stessi bambini già erano stati testimoni di tre apparizioni di un angelo che si era presentato come Angelo della Pace e Angelo del Portogallo. Il 13 maggio 1917, furono testimoni dell’apparizione della Signora «più splendente del sole» (1) in cima a un leccio. Li invitò a tornare in quello stesso luogo il 13 dei mesi successivi, fino a ottobre. E nel corso di questi incontri, comunicò loro un messaggio di misericordia e di pace, poi reso noto attraverso gli interrogatori ai quali i bambini fin dall’inizio furono sottoposti e attraverso le Memorie scritte da Lucia anni più tardi.
Non appena la notizia venne diffusa, le reazioni furono diverse. Molti accorrevano al luogo, credendo alla testimonianza dei bambini; ma c’erano anche dubbi, incomprensioni e persino persecuzioni, che causarono tanta sofferenza ai pastorelli. Tuttavia, furono sempre più numerosi coloro che accorrevano nel giorno dell’apparizione, il 13 di ogni mese, escluso agosto, quando l’apparizio-
ne fu rinviata di qualche giorno a causa dell’arresto dei veggenti. L’ultima ha avuto luogo il 13 ottobre, alla presenza di circa settantamila persone, alcuni credenti, altri scettici, venuti per vedere il segno promesso dalla Vergine, chiamato «miracolo del sole», di cui venne data notizia dalla stampa dell’epoca.
Pochi anni dopo, i tre veggenti lasciarono la loro terra: i due più giovani, i fratelli Francesco e Giacinta, morirono a causa di una epidemia d’influenza, rispettivamente nel 1919 e nel 1920; la loro cugina Lucia, su consiglio del vescovo di Leiria, se ne andò nel 1921 per iniziare la sua formazione, che la portò ad abbracciare la vita religiosa. Morì nel 2005 nel Carmelo di Santa Teresa a Coimbra.
La fama di santità di Francesco e Giacinta si diffuse presto in tutto il mondo e furono infine beatificati nel 2000, i primi bambini non martiri. Nel 2008 è iniziato il processo di beatificazione di Lucia, con procedura abbreviata, per concessione di Papa Benedetto XVI [2005-2013], rispetto ai tempi canonici necessari.
2. La reazione all’evento e al messaggio di Fatima
Nell’evento di Fatima ha avuto un ruolo decisivo il sensus fidei dei battezzati, la cui funzione ecclesiale è stata sottolineata dal Concilio Vaticano II e rivalutata da Papa Francesco: «Come parte del suo mistero di amore verso l’umanità, Dio dota la totalità dei fedeli di un istinto della fede — o sensus fidei — che li aiuta a discernere ciò che viene realmente da Dio. La presenza dello Spirito concede ai cristiani una certa connaturalità con le realtà divine e una saggezza che permette loro di coglierle intuitivamente» (2).
Il popolo fedele di Dio cominciò molto presto a riunirsi ai piedi del leccio per pregare. E nel 1919 diventa possibile la costruzione di una cappellina, come aveva chiesto la Madonna. È il popolo che risponde con atti di riparazione agli attacchi e alle profanazioni degli avversari, come dimostra quanto successo il 6 marzo 1922 quando la cappellina fu fatta esplodere. Venne nuovamente ricostruita e consacrata il 13 gennaio 1923. A poco a poco, sono cresciuti e si sono consolidati il culto e le pratiche devozionali in quel luogo.
Infine, il vescovo di Leiria, mons. José Alves Correia da Silva [1872-1957], basandosi sulla relazione di una Commissione canonica da lui designata, pubblicò, il 13 ottobre 1930, la Lettera Pastorale «La Divina Provvidenza» sul culto di Nostra Signora di Fatima, dichiarando degne di credito le visioni dei tre fanciulli e consentendo ufficialmente il culto di Nostra Signora del Rosario di Fatima. Secondo le parole di S.Em. il cardinale Manuel Gonçalves Cerejeira [1888-1977], «non è stata la Chiesa che ha imposto Fatima, è stata Fatima che si è imposta alla Chiesa» (3). In effetti, la devozione a Nostra Signora del Rosario di Fatima e la spiritualità che scaturisce dal suo messaggio cominciarono rapidamente a segnare la pastorale della Chiesa in Portogallo e in tutto il mondo.
Il messaggio è essenzialmente un dono ineffabile di grazia, misericordia, speranza e pace, che ci chiama all’accoglienza e all’impegno. Questa chiamata è fatta alla Chiesa affinché risponda al dono misericordioso di Dio ed è profondamente legata ai drammi e alle tragedie della storia del secolo XX, ma conserva ancora la stessa forza e necessità per i credenti del nostro tempo.
In sintonia con la pietà del nostro popolo e sotto l’illuminazione dello Spirito Santo, noi, i vescovi, sentiamo la responsabilità di approfondire il significato di questo evento, di sottolinearne l’attualità per la nostra vita cristiana e di spiegarne la potenzialità per nutrire la nostra conversione spirituale, pastorale e missionaria.
UNA BENEDIZIONE PER LA CHIESA E PER IL MONDO
3. Dono e chiamata
Il ciclo delle apparizioni del 1917 si è concluso il 13 ottobre e le ultime parole del racconto di Lucia, nella sua Quarta Memoria, parlano della benedizione allora rivolta al mondo: «Sparita la Madonna, nell’immensa distanza del firmamento, vedemmo, accanto al sole, san Giuseppe con Gesù Bambino e la Madonna vestita di bianco, con un manto azzurro. San Giuseppe e Gesù Bambino sembravano benedire il mondo con alcuni gesti in forma di croce tracciati con la mano. Poco dopo, svanita questa apparizione, ho visto il Signore e la Madonna […]. Nostro Signore sembrava benedire il mondo nello stesso modo di San Giuseppe» (4).
Questa benedizione era stata annunciata dai pastorelli nei mesi precedenti (5). E non era solo per loro, ma per tutta l’umanità. Questa benedizione era il motivo di quanto stava accadendo e ci permette di penetrare nel cuore dell’iniziativa di Dio che, nella presenza piena di luce e di bellezza della Vergine Maria, mostrava la sua vicinanza misericordiosa, unito al suo popolo pellegrino.
In mezzo a situazioni veramente drammatiche, quando i sentimenti dominanti in molti contemporanei erano ansia e incertezza, quando la forza del male e del peccato sembrava imporre il suo dominio, la Vergine Maria ha fatto brillare in tutto il suo splendore la volontà salvifica di Dio, una benedizione che rivela l’estensione della sua tenerezza nei confronti di tutte le creature. Il suo invito alla conversione, alla preghiera e alla penitenza mira a sbloccare gli ostacoli che impediscono agli esseri umani di sperimentare una bontà che viene da Dio ed è stata depositata nel cuore dell’uomo.
La Vergine Maria, Madre di Dio e Madre nostra, va incontro ai suoi figli pellegrini a partire dalla gloria della risurrezione del Figlio suo Gesù, per offrire loro consolazione, stimolo, coraggio.
Immersi in questa benedizione, i tre pastorelli si mostrarono disposti, secondo quanto dice Lucia, a essere lode della gloria di Dio (6) e ad accettare completamente i disegni di misericordia che Dio manifestava attraverso le apparizioni.
4. Benedizione e chiamata per la Chiesa in Portogallo
Questa benedizione si è riversata sul nostro popolo, che l’ha accolta e ha reso grazie costantemente e in diversi modi. Sin da subito, i portoghesi hanno iniziato a trovarsi nel Santuario di Fatima, presso la Cappellina e la Basilica di Nostra Signora del Rosario, consacrata il 7 ottobre 1953, una casa materna (7), in cui si sentono accolti, compresi, consolati, perdonati, confortati e rinnovati. Il Santuario di Fatima è diventato il cuore spirituale del Portogallo (8), che lo rende uno dei tratti identificativi del nostro cattolicesimo, come un carisma della nostra Chiesa, in sintonia con il carisma dei tre pastorelli.
Questa connessione singolare della Chiesa portoghese con Fatima divenne evidente nella consacrazione del Portogallo al Cuore Immacolato di Maria il 13 maggio 1931, in occasione del primo pellegrinaggio nazionale. E si è manifestato più di recente, dal 13 maggio 2015 al 13 maggio 2016, quando la Madonna Pellegrina ha percorso le nostre diocesi. È stato un invito alla gioiosa celebrazione del centenario delle sue apparizioni a Fatima e, contemporaneamente, un ritorno alla sorgente spirituale e pastorale, un impegno a riscoprire il suo messaggio.
Durante questi cent’anni, il pellegrinaggio a Fatima ha rivitalizzato la fede di molti credenti stanchi, ha suscitato la conversione di molti cuori induriti, ha riaffermato l’appartenenza ecclesiale di molti battezzati disorientati, ha reso possibile che molti indifferenti riscoprissero il Vangelo, ha suscitato una religiosità che ha plasmato la vita di gran parte del nostro popolo. I pellegrinaggi a livello individuale e comunitario sono stati esperienze di Dio e occasioni di lode, stimolo per aprirci alla sua volontà per la realizzazione della nostra conversione permanente.
Fedele alla missione di diffondere e approfondire il messaggio di Fatima, il Santuario è diventato uno spazio di accoglienza per quanti lo cercano, solidale con le necessità e le ansie del mondo. Oggi è soprattutto un luogo di preghiera, ma anche polo di promozione culturale, centro ecclesiale di riflessione teologica, a partire dagli eventi di cent’anni fa e dalle sfide che questi continuano a proporre alla Chiesa.
5. Benedizione e chiamata per la Chiesa universale
Questa benedizione è stata estesa, tuttavia, all’intera Chiesa. Grazie ad essa, abbiamo potuto sperimentare la cattolicità della nostra fede e la comunione con tutte le Chiese del mondo, e specialmente con il Papa, fondamento dell’unità della Chiesa, così presente nel messaggio di Fatima.
È per noi una grazia il riconoscimento delle apparizioni di Fatima da parte dei Pontefici che si sono succeduti, attraverso il legame che hanno avuto con Nostra Signora del Rosario di Fatima. Pio XII [1939-1958, venerabile] consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria, in occasione del 25° anniversario delle apparizioni, il 31 ottobre 1942. San Giovanni XXIII [1958-1963] disse in seguito che le apparizioni fanno ricordare la «gloria divina» in un mondo «di materialismo e odio» (9).
Il beato Paolo VI [1963-1978], nella solenne chiusura della terza sessione del Concilio Vaticano II, il 21 novembre del 1964, concesse la Rosa d’Oro al Santuario di Fatima, che proprio lui visitò il 13 maggio 1967, in occasione del cinquantesimo anniversario delle apparizioni.
San Giovanni Paolo II [1978-2005], oltre a una profonda devozione personale a Nostra Signora di Fatima, visitò il Santuario in tre occasioni: nel maggio 1982, per ringraziare di esser sopravvissuto all’attentato dell’anno precedente; nel maggio 1991, nel decimo anniversario dell’attentato, per ringraziare degli incredibili cambiamenti in Europa dell’Est; il 13 maggio 2000, per beatificare Giacinta e Francesco e far conoscere la terza parte del segreto di Fatima. Benedetto XVI, che già come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede aveva contribuito in modo significativo all’interpretazione e all’approfondimento teologico del messaggio di Fatima, visitò il santuario nel maggio 2010. E ora aspettiamo Papa Francesco per la celebrazione del centenario. Ma egli ha già consacrato il mondo al Cuore Immacolato di Maria, in Piazza San Pietro, nell’ottobre 2013, davanti all’immagine della Madonna di Fatima che si venera nella Cappellina delle Apparizioni e che, su sua richiesta, era stata portata a Roma per la Giornata Mariana nell’Anno della Fede.
Il riconoscimento dei Papi è stato in linea con il sensus fidei del popolo cristiano in tutto il mondo. Nel 1947, l’immagine della Vergine di Fatima è diventata pellegrina, percorrendo molti paesi come messaggera di pace e di riconciliazione. La sua presenza testimonia la grazia che vince sempre il peccato, suscitando, ovunque passi, accoglienza cordiale ed entusiasmo traboccante.
Ma Fatima si è irradiata in molti altri modi: migliaia di chiese dedicate alla Madonna del Rosario di Fatima; in molte diocesi si celebra il 13 maggio con la recita del rosario; si è diffusa la pratica dei primi cinque sabati e si è intensificata la preghiera del rosario; sono aumentate le pubblicazioni per diffondere il messaggio e la spiritualità di Fatima; sono nate confraternite, associazioni e vari movimenti dedicati a Nostra Signora del Rosario di Fatima; la sua immagine viene venerata un po’ dovunque; vi sono correnti di spiritualità che si alimentano al messaggio di Fatima e sono numerosi gli istituti di vita consacrata il cui carisma si fonda su questo messaggio.
6. Benedizione e chiamata per il mondo intero
Questa benedizione si è estesa a tutto il mondo come messaggio di speranza e fonte di pace. L’invito alla preghiera e all’impegno per la costruzione della pace ha scosso le coscienze all’inizio di un secolo conflittuale e tragico. Quando l’umanità agonizzava in una violenza di portata mondiale, la Vergine di Fatima è venuta a chiedere la preghiera del Rosario per la pace, annunciando la fine della guerra di lì a poco e chiedendo la conversione degli uomini perché non ci fosse un altro conflitto; a tal proposito, ha chiesto che il mondo e la Russia fossero consacrati al suo Cuore Immacolato, con la promessa che «alla fine […] trionferà» e sarà concesso al mondo «un periodo di pace» (10).
Ancora oggi, mentre viviamo, come dice Papa Francesco, una «terza guerra combattuta a pezzi» (11), il messaggio della Madonna di Fatima agita le nostre coscienze affinché riconosciamo il compito di questo tempo storico: il compito di non lasciarci cadere nell’indifferenza di fronte a tanta sofferenza; di rispettare la memoria di tante vittime innocenti; di non lasciare che i nostri cuori diventino insensibili al male, spesso banalizzato.
A questo proposito, san Giovanni Paolo II ci ricorda che il messaggio di Fatima «è destinato in modo particolare agli uomini del nostro secolo segnato dalle guerre, dall’odio, dalla violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, dall’enorme sofferenza di uomini e di nazioni, e infine dalla lotta contro Dio, spinta fino alla negazione della sua esistenza» (12). Ecco perché il messaggio di Fatima rimane profondamente attuale.
IL DONO E L’INVITO DEL MESSAGGIO DI FATIMA
7. Un messaggio che ci chiama, oggi
Il messaggio di Fatima ci mostra un’esperienza universale e permanente: il confronto tra il bene e il male che continua nel cuore di ogni persona, nelle relazioni sociali, nel campo della politica e dell’economia, all’interno di ciascun paese e su scala internazionale. Ognuno di noi è chiamato a rispondere alla chiamata di Dio, a combattere il male a partire dal proprio intimo, a comprendere il significato della conversione e del sacrificio a favore degli altri, come fecero i tre pastorelli, nella loro purezza e innocenza.
8. Tornare a centrare lo sguardo in Dio Trinità: l’atteggiamento adorante
L’evento di Fatima è fin dall’inizio incentrato su Dio Trinità. La luce e la bellezza che si irradiavano dalla presenza dell’Angelo e della Signora e inondavano i tre fanciulli erano le mani tese di Dio, che nella bontà del suo Amore abbraccia tutti. La presenza di Dio, ricorda Lucia, «era così intensa che ci assorbiva e annichiliva quasi completamente. Sembrava privarci perfino dell’uso dei sensi del corpo durante un lungo tempo. […] La pace e la felicità che sentivamo era grande, ma assai intima, con l’anima completamente raccolta in Dio» (13).
Questa esperienza così intima di Dio non deve essere intesa come una semplice percezione straordinaria del sacro o del mistero. Dio non è semplicemente l’architetto del mondo o la chiave per spiegare la realtà. Dio è la Persona viva che è vicina alle sue creature. I pastorelli furono protagonisti di un incontro personale con Qualcuno che è venuto incontro, svelando i suoi disegni di misericordia: in questo modo capirono «chi era Dio, come li amava e voleva essere amato» (14). Questo Dio che ama e vuole essere amato è la Trinità, «che ci penetrava nel più profondo dell’anima» (15). E perciò alla Santa Trinità è diretta una delle orazioni più originali e genuine di Fatima: «Santissima Trinità, Padre, Figlio, Spirito Santo, io Vi adoro profondamente…» (16).
L’incontro con Dio è vissuto dai tre fanciulli come fonte di profonda felicità e gioia. La preghiera sgorga così in modo spontaneo nella sua intimità, come una disposizione costante per mantenere vivo un dialogo e trasformare definitivamente la loro vita. E, fin dall’inizio, sentono che l’adorazione è il modo di stare davanti a Colui che è al di sopra di tutti gli idoli che vogliono sedurre gli esseri umani.
9. Contemplazione, compassione e annuncio: i carismi dei veggenti
Francesco, Giacinta e Lucia hanno vissuto lo spirito di adorazione in modi diversi, ugualmente profondi, che lasciano emergere la loro esperienza mistica. I differenti carismi di ciascuno segnarono profondamente la spiritualità di Fatima e continuano ad attrarre e a condizionare i pellegrini. Francesco percepiva allo stesso tempo la trascendenza di Dio e la gioia per la sua presenza. Confessa: «Quel che mi è piaciuto di più è stato vedere Nostro Signore in quella luce che la Madonna ci ha messo nel petto. Voglio tanto bene a Dio!» (17). Si sente «ardere, in quella luce che è Dio […]. Come è Dio! Non si può dire!» (18). Questa unione con Dio gli faceva capire il dolore che Gli provocano le offese umane. Gli dava pena vedere che «Egli è così triste», e da ciò scaturiva la risposta commovente: «Se potessi consolarlo!» (19).
Giacinta era particolarmente sensibile a Cristo crocifisso, che secondo lei riassumeva l’amore di Dio e sentiva, per questo, un’immensa gratitudine: «si commosse e pianse» contemplandolo «perché è morto per noi» (20). Era così portata a sviluppare un dialogo costante di amore: voleva tanto bene a Gesù e a sua Madre che non si stancava di dire loro che li amava (21); cercava la solitudine «per stare molto tempo da sola, a parlare con Gesù nascosto»(22).
Lucia ha assunto come missione di vita quella di trasmettere a tutti l’amore di Dio manifestato nel Cuore Immacolato di Maria (23). Ha vissuto per ricordare al mondo, non la miseria di ciò che esiste, ma la grandezza della misericordia divina, lasciando così trasparire «ciò che le apparizioni della Madonna, nella Cova da Iria, avevano di più intimo» (24). E nella fedeltà a questa missione che, anche dalla clausura della sua vita monastica, ha testimoniato al mondo che il segreto della felicità è vivere nell’amore (25).
10. Icona di tenerezza e di misericordia: la presenza di Maria
Il ruolo da protagonista di Dio Trinità nella nostra storia, la sua vicinanza e la sua provvidenza diventano visibili nella Vergine Maria, più concretamente nel suo Cuore Immacolato. Per i pastorelli, il cuore della Madonna era il Santuario del loro incontro con Dio: «Non ci dice il Santo Vangelo che Maria conservava tutte le cose nel Suo cuore? E chi meglio di questo Cuore Immacolato ci può svelare i segreti della Misericordia Divina?» (26). Questo cuore è il «luogo» in cui sperimentavano la luce divina e il messaggio che è stato loro comunicato: « Che cosa succederebbe se sapessero quel che Lei ci ha mostrato in Dio, nel suo Cuore Immacolato, in quella luce così grande» (27).
La misericordia di Dio, il palpitare del suo cuore davanti ai peccatori e ai miseri, trova un’icona privilegiata nel cuore di Maria. In questo cuore immacolato si riflette la forza della grazia, l’azione dello Spirito, che al momento dell’annunciazione la coprì con la sua ombra, e proprio a partire dalla sua concezione aveva anticipato in Lei l’azione redentrice del mistero pasquale: è eletta per essere Madre di Dio «tutta santa» e «immune da ogni macchia di peccato», «quasi plasmata dallo Spirito Santo e resa nuova creatura» (28). Il cuore della Madre è veramente un’icona di «grazia e di misericordia», le parole che, nell’apparizione di Tuy [in Spagna], il 13 giugno 1929, comparvero nella visione della Trinità, che Lucia ricevette; due parole che così bene condensano il messaggio di Fatima. Per questo, la devozione al Cuore Immacolato di Maria è diventata un tratto caratteristico della spiritualità di Fatima.
Il fatto che Maria risulta presente corrisponde al dinamismo della storia della salvezza e al ruolo che la Vergine ha avuto nel mistero dell’Incarnazione (29). Avendo collaborato in modo del tutto unico con l’opera del Salvatore, la sua missione materna per gli uomini dura incessantemente nell’economia della grazia. Con la sua assunzione al cielo, non ha abbandonato questa missione: continua, ancora con più intensità, a prendersi cura dei fratelli di suo Figlio che sono pellegrini in questo mondo, tra angustie e pericoli, e cerca, con la sua intercessione, di ottenere i doni della salvezza, mostrando così l’efficacia della mediazione unica e insuperabile di Gesù Cristo (30). Dal suo stato glorioso, Maria mostra, nelle sue apparizioni, il senso sempre permanente della Pasqua, il costante trionfo della grazia e della misericordia.
Così, la Vergine Maria, nel suo cuore materno, rivela la volontà misericordiosa di Dio Trinità che non è indifferente alla situazione delle sue creature, che non abbandona il peccatore nella sua colpa, che non dimentica i miseri nella loro sofferenza, che non ignora le vittime e gli esclusi, che offre sempre il suo perdono e la sua consolazione, che apre sempre la porta della speranza, quando gli esseri umani si chiudono nel loro egoismo o nella loro incoscienza.
11. L’invito alla conversione e alla lotta contro il male: un messaggio profetico
Fra i segni dei tempi, ha detto san Giovanni Paolo II, «risalta Fatima, che ci aiuta a vedere la mano di Dio, Guida provvidenziale e Padre paziente e misericordioso anche di questo XX secolo» (31). Da parte sua, Benedetto XVI ha sottolineato questo aspetto dicendo che Fatima è «la più profetica delle apparizioni moderne» (32). In realtà, denuncia le maschere del male, che provoca nel mondo tanto ingiusto dolore e raggiunge, a volte, i membri della Chiesa: da una parte, i meccanismi che portano alla guerra, l’ateismo che vuole cancellare le impronte di Dio in questo mondo, i poteri economici che non cercano altro che il loro vantaggio a spese dei poveri e dei deboli, la persecuzione contro la Chiesa e contro i santi che si oppongono agli idoli creati dagli interessi umani; dall’altra, l’ipocrisia o l’infedeltà di coloro che, nella Chiesa, si lasciano dominare dall’apatia o dallo spirito mondano: la comodità, la corruzione o la ricerca di potere. La sofferenza della Chiesa, diceva Benedetto XVI in viaggio verso Fatima, arriva anche dal peccato che esiste nella Chiesa, quindi abbiamo bisogno di imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di chiedere perdono (33).
Il messaggio di Fatima è un pressante appello alla conversione e alla penitenza. La reiterata richiesta affinché gli uomini non offendano più Dio, la tristezza di Nostra Signora come espressione di non indifferenza davanti ai peccati commessi, l’invito alla preghiera e al sacrificio per i peccatori sono allo stesso tempo denuncia del male, appello alla conversione e affermazione categorica dell’amore di Dio. Come affermava il cardinale Ratzinger, nel commento teologico sul segreto di Fatima, la «parola chiave di questa [terza] parte del “segreto” è il triplice grido: “Penitenza, Penitenza, Penitenza!” Ci ritorna alla mente l’inizio del Vangelo: «paenitemini et credite evangelio» (Mc 1, 15). Comprendere i segni del tempo significa: comprendere l’urgenza della penitenza, della conversione, della fede» (34).
12. Sacrificio e riparazione: l’identificazione con Cristo
L’evento di Fatima è un invito a collaborare con i disegni di misericordia, secondo l’esempio dei tre pastorelli. La domanda che è stata loro rivolta il 13 maggio 1917 è indirizzata anche a noi: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?» (35).
I pastorelli risposero fin da subito con la preghiera, tanto che nel loro atto di adorazione a Dio erano presenti gli altri: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e Vi amo. Vi chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano» (36). Dalle prime parole dell’Angelo, capirono che la loro vocazione era una missione e che il dono ricevuto comportava il sacrificio della propria vita a favore degli altri. L’urgenza delle necessità degli altri richiedeva la penitenza, il sacrificio e la riparazione. Il sacrificio del cristiano può essere vissuto solo a partire dalla preghiera e come preghiera.
Partendo dalla loro profonda unione con Dio, i pastorelli sono diventati consapevoli dell’importanza degli altri tanto da sacrificarsi per loro. Così si risvegliò la loro responsabilità: non potevano lasciare il peccatore nella sua colpa o chi soffre nella sua sofferenza. Come dirà più tardi Lucia, non potevamo andare felici verso il cielo da soli, non potevamo essere felici senza gli altri (37). L’invito alla conversione e alla riparazione ci sfida a non rassegnarci davanti alla banalizzazione del male, a vincere la dittatura dell’indifferenza di fronte alla sofferenza che ci circonda.
In questo cammino di purificazione personale verso la solidarietà è presente una spiritualità che affonda le sue radici nel cuore del mistero cristiano. Questa spiritualità si educa e si concretizza in pratiche che alimentano l’atteggiamento teologale e l’identificazione con Cristo: nell’Eucaristia, in cui Cristo si rende sacramentalmente presente, e nella preghiera del Rosario, in cui Egli è narrativamente presente nella meditazione dei suoi misteri.
A partire dall’esperienza così intima con Dio e dalla fiducia che la Signora comunica loro, i pastorelli hanno dato testimonianza del trionfo dell’Amore che abbraccia tutta la creazione e che traspare nel Cuore Immacolato di Maria. Proprio sulla base della visione dell’inferno, le parole della Signora acquistano più rilievo: «Alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà» (38), in ultima analisi, il trionfo dell’amore di Dio che si è rivelato all’umanità. Così, il messaggio di Fatima diventa un inno di speranza. Come disse il cardinale Ratzinger (39), la Vergine Maria non provoca paura né fa previsioni apocalittiche, ma conduce al Figlio, all’essenziale della rivelazione cristiana. Lo ha ripetuto come Papa: il messaggio di Fatima, condensato nella promessa della Signora, è «come una finestra di speranza che Dio apre quando l’uomo Gli chiude la porta» (40).
FATIMA NEL FUTURO DELLA CHIESA, DEL PORTOGALLO E DEL MONDO
13. Pedagogia evangelizzatrice della spiritualità di Fatima
La spiritualità di Fatima, che accompagna e sostiene i pellegrinaggi, purifica ed eleva atteggiamenti puramente naturali della religiosità per trasformarli in atteggiamenti filiali. Offre la pedagogia della mistagogia: attraverso la figura di Maria e dei tre pastorelli rende possibile l’incontro con il Dio Trinità, nella sua bellezza e nella sua vicinanza, come esperienza di salvezza. Mostra, in questo modo, come sia insufficiente tutto il progetto di auto-redenzione, che tanto seduce i nostri contemporanei. Il nostro Dio non è autoritario né concorrente dell’essere umano, ma fonte di speranza e di umanizzazione.
Fatima irradia così il dinamismo evangelizzatore supportato dalla pietà popolare, che è, la «spiritualità incarnata nella cultura dei semplici» di cui parla Papa Francesco: come «modo legittimo di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa e di essere missionari» (41).
Essere pellegrini, camminare insieme, ci porta a uscire da noi stessi e ad aprirci agli altri, ascoltandoli e condividendo la propria esistenza, con lo spirito missionario e sinodale che oggi ci si attende dalla Chiesa.
È particolarmente significativa l’attenzione che a Fatima viene data ai più fragili e vulnerabili — i bambini, i malati, gli anziani, le persone con disabilità, i migranti — che in questo luogo e nella sua proposta spirituale trovano ospitalità, assistenza, orientamento e vigore.
14. Una Chiesa con un volto mariano
Il messaggio di Fatima ispira la Chiesa a trovare e ad approfondire i lineamenti del suo volto mariano. Accogliendo questa chiamata, la Chiesa, sacramento universale di salvezza, è portata ad accogliere con Maria e come lei la missione che viene da Dio, a seguire Gesù come discepola fedele e credente, a essere sensibile alle necessità del prossimo e alle grida di chi è lontano, a essere disposta a restare vicino alla croce, a sostenere il peso di incomprensioni e di persecuzioni, a irradiare la gloria e le primizie della risurrezione, a essere «ospedale da campo», che va incontro ai feriti e non «dogana» che chiude le porte. La Chiesa, che trova consolazione e forza nel cuore materno di Maria, sarà, così, madre dei battezzati e offrirà cure materne a chi viene da fuori, qualunque sia la distanza che c’è.
Maria, come nuova Eva, è per ogni cristiano un modello di essere umano, che lo invita alla conversione personale: anche se scompaiono le dittature, migliorano le condizioni economiche e sono eliminati i conflitti bellici, deve essere sradicata la tentazione di dominio radicata nel cuore umano. Maria, immacolata e assunta e, quindi, modello di umanità, aiuta a capire la grazia come dono che ci trasforma, la fedeltà come disposizione che ci umanizza, la generosità e il servizio come espressione di rispetto per gli altri, l’amore universale come dignità di tutti i figli di Dio.
La Chiesa trova, così, in Nostra Signora del Rosario di Fatima, la Signora del Cuore Immacolato, e nel suo messaggio uno strumento prezioso di catechesi per la vita e la missione evangelizzatrice nel nostro millennio.
15. Annuncio profetico di misericordia e di pace
Il messaggio di Fatima alimenta anche l’impegno profetico nei confronti del mondo presente di fronte alle ingiustizie e a tutti i fenomeni di esclusione, qualunque sia la loro radice. Fin dall’inizio, l’evento di Fatima rivela i disegni di misericordia che Dio voleva realizzare attraverso i pastorelli sotto lo sguardo materno della Madre di Gesù. Concluso l’Anno Santo della Misericordia, è necessario conservare e sviluppare questa fonte, dare il primato alla misericordia, in una cultura contemporanea che la vuole eliminare, come diceva san Giovanni Paolo II e come Papa Francesco ci ricorda nella bolla Misericordiae vultus. La misericordia è ciò che ci spinge ad aprire il cuore all’altro, prigioniero del male o della sofferenza, e a essere sensibili alle domande poste da Papa Francesco a Lampedusa e che già Benedetto XVI aveva esposto a Fatima (42): «Adamo, dove sei? Dov’è tuo fratello? Siamo capaci di piangere di fronte all’esclusione e all’emarginazione di cui soffrono i più deboli?»(43).
Fedeli al carisma di Fatima, siamo chiamati ad accogliere l’invito alla promozione e alla difesa della pace tra i popoli, denunciando e opponendoci ai meccanismi perversi che minacciano razze e nazioni: l’arroganza razionalista e individualista, l’egoismo indifferente e soggettivista, l’economia senza morale o la politica senza compassione. Fatima si erge come parola profetica di denuncia del male e impegno per il bene, nella promozione della giustizia e della pace, nella valorizzazione e nel rispetto per la dignità di ogni essere umano.
La missione dei cristiani si manifesta nello sforzo di cercare di far di tutto perché il potere del male sia arrestato e continuino a crescere le forze del bene. Nella fortezza della Madre si rivela la fortezza di Dio; e in questa convinzione si ravviva e si rivitalizza la fortezza dei credenti.
Sulle orme dell’immensa moltitudine di pellegrini che desiderano bere dal Vangelo nelle sorgenti di Fatima e confidano nella cura materna della Madonna del Rosario, la Chiesa gioisce per il dono degli eventi di Fatima in questo suo centenario. Il suo Santuario continua a essere un luogo di rinvigorimento della fede e di esperienza ecclesiale. Il suo messaggio ci sfida e ci incoraggia a seguire il percorso di rinnovamento interiore, sostenuti dall’affermazione di Gesù, il figlio di Maria: «Abbiate fiducia: io ho vinto il mondo» (Gv 16,33). Nella misura in cui si lascia abitare da Lei, la comunità dei fedeli può offrire al mondo la Luce di Dio che riempie il Cuore pieno di grazia e di misericordia della Vergine Madre, custode dell’incrollabile speranza nel trionfo dell’amore sui drammi della storia.
Fatima, 8 dicembre 2016
Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Note:
(1) Lúcia de Jesus, Memórias da Irmã Lúcia, 15ª ed., Secretariado dos Pastorinhos, Fatima 2011, vol. I, p. 173 [trad. it., Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di suor Lucia, a cura di António Maria Martins, Queriniana, Brescia 2017, p. 149].
(2) Francesco, Esortazione apostolica «Evangelii gaudium» ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici, sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, del 24-11-2013, n. 119.
(3) Card. Manuel Gonçalves Cerejeira, Fátima e a Igreja [Fatima e la Chiesa], in Obras Pastorais, 7 voll., s.e., União Grafica, Lisbona 1936-1942, vol. II, 1943, p. 272.
(4) Memórias da Irmã Lúcia. vol. I, p. 181 [trad. it., Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di suor Lucia, cit., p. 157].
(5) Cfr. Documentação Crítica de Fátima. Seleção de documentos (1917-1930). I., Sántuario de Fátima, Fatima 2013, doc. 3, p. 32 [consultabile nel sito web <http://www.fatima.pt/files/upload/fontes/F001_DCF_selecao.pdf>].
(6) Cf. Lúcia de Jesus, Como vejo a mensagem através dos tempos e dos acontecimentos, 2.ª ed., Secretariado dos Pastorinhos, Indugrafica, Fatima 2007, p. 13 [cfr. Eadem, op. cit., p. 146].
(7) Cfr. Benedetto XVI, Discorso dopo la benedizione delle fiaccole nella Cappellina delle Apparizioni a Fatima, del 12-5-2010, testo originale portoghese in Insegnamenti di Benedetto XVI, vol. VI, 1, 2010. (Gennaio-Giugno), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2011, pp. 693-695, trad. it. in L’Osservatore Romano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del Vaticano 14/15-5-2010.
(8) Cfr. Idem, Incontro con i Vescovi del Portogallo nel Salone delle Conferenze della Casa Nossa Senhora do Carmo a Fatima, del 13-5-2010, testo originale portoghese ibid., pp. 709-713, trad. it. in L’Osservatore Romano. Giornale quotidiano politico religioso, cit.
(9) Giovanni XXIII, Lettera al Patriarca di Lisbona [card. Manuel Gonçalves Cerejeira, 1888-1977] in occasione del Secondo Pellegrinaggio Nazionale a Fatima, Portogallo, 8-10-1961, nel sito web <https://w2.vatican.va/content/john-xxiii/es/letters/1961/documents/hf_j-xxiii_let_19611008_fatima.html>.
(10) Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di suor Lucia, cit., p. 105.
(11) Francesco, Omelia della Messa al Sacrario di Redipuglia in occasione del Centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, Redipuglia, del 13-9-2014, in L’Osservatore Romano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del Vaticano 14-9-2014.
(12) Giovanni Paolo II, Omelia della Messa per la consacrazione della Chiesa parrocchiale del Cuore Immacolato di Maria di Zakopane, del 7-6-1997, testo originale polacco in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XX, 1, 1997. (Gennaio-Giugno), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1999, pp. 1430-1436 (p. 1435), trad. it. in L’Osservatore Romano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del Vaticano 8-6-1997.
(13) Memórias da Irmã Lúcia, cit., p. 171 [Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di suor Lucia, cit., pp. 147-148].
(14) Ibid., p. 170 [Ibid., p. 146].
(15) Ibid., p. 145 [Ibid., p. 124].
(16) Ibid., p. 170 [Ibid., p. 147].
17) Ibid., p. 141 [Ibid., p. 120].
(18) Ibid., p. 145 [Ibid., p. 124].
(19) Ibid., p. 145 [Ibidem].
(20) Ibid., pp. 139 e 140 [Ibid., p. 32].
(21) Ibid., p. 56 [Cfr. ibid., p. 46].
(22) Ibid., p. 55 [Ibid., p. 45].
(23) Ibid., p. 130 [Cfr. ibid., p. 152].
(24) Ibid., p. 190 [Ibid., p. 172].
(25) Cfr. Lúcia de Jesus, Apelos da Mensagem de Fátima, 4.ª ed., Secretariado dos Pastorinhos, Fatima 2007, p. 42.
(26) Memórias da Irmã Lúcia, cit., pp. 34-35 [Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di suor Lucia, cit., p. 28].
(27) Ibid., p. 123.
(28) Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa «Lumen gentium», del 21-11-1964, n. 56.
(29) Cfr. ibid., n. 57.
(30) Cfr. ibid., n. 60-62.
(31) Giovanni Paolo II, Messaggio al Vescovo di Leiria-Fátima in occasione dell’80º anniversario delle apparizioni miracolose di Nostra Signora, del 18-10-1997, testo originale portoghese in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XX, 2, 1997. (Luglio-Dicembre), LEV, Città del Vaticano 2000, pp. 455-458 (p. 456).
(32) Benedetto XVI, Regina Coeli sulla spianata del Santuario dell’Aparecida, del 13-5-2007, in Insegnamenti di Benedetto XVI, vol. III, 1, 2007. (Gennaio-Giugno), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2008, pp. 851-853 (p. 852).
(33) Cfr. Idem, Incontro con i giornalisti durante il volo verso Lisbona, dell’11-5-2010, cit., pp. 663-666 (p. 666).
(34) Joseph Ratzinger, Commento Teologico, in Congregazione per la Dottrina de la Fede, Il messaggio di Fatima, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000, pp. 32-44 (p. 40).
(35) Memórias da Irmã Lúcia. cit., p. 173 [Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di suor Lucia, cit., p. 150].
(36) Ibid., p. 169 [Ibid., pp. 145-146].
(37) Cfr. Lúcia de Jesus, Como vejo a mensagem através dos tempos e dos acontecimentos, Carmelo di Coimbra, Coimbra 2007, p. 32.
(38) Memórias da Irmã Lúcia, cit., p. 177 [Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di suor Lucia, cit., p. 154].
(39) Cfr. Voz da Fátima, novembre 1996.
(40) Benedetto XVI, Discorso all’arrivo all’Aeroporto Internazionale di Lisbona, dell’11-5-2010, testo originale portoghese in Insegnamenti di Benedetto XVI, vol. VI, 1, 2010. (Gennaio-Giugno), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2011, cit., pp. 667-669 (p. 668), in L’Osservatore Romano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del Vaticano 12-5-2010.
(41) Francesco, Esortazione apostolica «Evangelii gaudium» ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici, sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, cit., n. 124, che cita la V Conferenza Generale dell’Episcopato Latino-americano e di Caribe, Documento di Aparecida (29 giugno 2007), nn. 263-264.
(42) Cfr. Benedetto XVI, Omelia durante la Santa Messa sulla spianata del Santuario di Nostra Signora di Fatima, del 13-5-2010, in Insegnamenti di Benedetto XVI, vol. VI, 1, 2010. (Gennaio-Giugno), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2011, pp. 696-700.
(43) Cfr. Francesco, Omelia della Messa per le vittime dei naufragi Campo sportivo «Arena» in Località Salina a Lampedusa, dell’8-7-2013, in Insegnamenti di Francesco, vol. I, 2, 2013. (Luglio-Dicembre), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2015, pp. 22-25.