Categoria:Saggio
Pagine: 240
Prezzo: € 19,90
Anno: 2017
Editore:D’Ettoris, Crotone
ISBN: 978-88-9328-027-3
A 45 anni dalla prima traduzione italiana viene ripubblicato il libro che, pur con tutti i limiti, rappresentò negli anni 1970 uno squarcio nella spessa tela di silenzio e di omertà che avvolgeva allora i crimini del socialcomunismo. Fu costruito antologizzando dai rapporti con cui si erano concluse tre indagini commissionate dal Senato federale degli Stati Uniti d’America per tentare un primo calcolo del numero delle vittime mietute dai regimi comunisti in Unione Sovietica (URSS), in Cina e nella parte “rossa” del Vietnam. Il primo rapporto, quello sull’URSS, pubblicato nel 1970, fu redatto dallo storico Robert A. Conquest (1917-2015), cittadino sia britannico sia statunitense dalla nascita; il secondo, sulla Cina, uscì nel 1971 a firma del diplomatico statunitense Richard L. Walker (1922-2003); e il terzo, sul Vietnam, fu reso pubblico nel 1972, coordinato dal senatore del Partito Democratico James O. Eastland (1904-1986). Di quest’ultimo viene trascritto solo il saggio più importante, quello scritto dall’analista di politica internazionale, oggi 87enne, Stephen T. Hosmer.
Quando uscì nel 1973 a Milano per i tipi delle Edizioni del Borghese, il soffocante potere culturale a quel tempo vigente, dominato dal Partito Comunista Italiano, relegò l’opera in un’angusta nicchia, ma il suo contribuito alla verità storica fu imprescindibile. Se allora le vittime del socialcomunismo internazionale furono stimate in 20 milioni – conto da cui erano esclusi i morti causati dal comunismo durante la Seconda guerra mondiale (1939-1945) –, mezzo secolo dopo i ricercatori, certamente facilitati nell’indagine dalle diverse condizioni storiche in cui hanno potuto operare, le hanno valutate in circa cento milioni, come illustra Il libro nero del comunismo. Crimini, terrore, repressione, curato dallo storico francese Stéphane Curtois (trad it., Mondadori, Milano 1998). Un numero spaventoso, che però, malgrado il clima “nuovo”, sembra ancora non scaldare gli animi più di tanto, se ancora oggi gli studiosi faticano a trovare spazi: quella tela che copriva i crimini del comunismo non vuole infatti assottigliarsi giacché vale ancora quanto ha osservato lo scrittore russo, noto dissidente, Vladimir K. Bukovskij: «I potenti di questo mondo non hanno interesse a scavare fino a raggiungere la verità. Chi lo sa cosa potrebbe saltar fuori? Cominci coi comunisti e finisci con te stesso» (Gli archivi segreti di Mosca, trad. it. Spirali, Milano 1999, p. 54).
Consigliabile per i cultori di storia, ma anche per chiunque voglia conoscere la verità sull’«impero del male»