17 anni fa, al termine del Grande Giubileo che introdusse la Chiesa nel Terzo Millennio, san Giovanni Paolo II pubblicò una Lettera apostolica in cui forniva le indicazioni pastorali a tutti i cristiani per il nuovo secolo, che in realtà, come dirà Papa Francesco, sarebbe stato una nuova epoca (Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte, 6 gennaio 2001).
Forse, il tempo pasquale che stiamo iniziando si presta a riflettere su alcune di queste indicazioni, che i successori hanno confermato, ma che nelle parole ispirate del Papa santo, al termine di un evento di portata straordinaria come quel Giubileo, trovano una particolare importanza.
In quel testo il Pontefice metteva a fuoco un punto importante per tutti i cristiani e in particolare per chi, come Alleanza Cattolica, nacque ed esiste per proporre a un mondo in rivolta contro Dio di ritornare all’origine, contemplando il progetto d’amore originario del Signore verso tutti i popoli, in particolare quello italiano, benedetto dalla presenza della sede di Pietro. Il punto sottolineato è quello del definitivo tramonto di «una società cristiana», anche «nei paesi di antica evangelizzazione», che impone «una nuova evangelizzazione».
Che fare dunque in questa difficile e nuova situazione, si chiedeva Giovanni Paolo e con lui i suoi successori?
Come è caratteristico del suo Magistero, il Papa polacco ci travolge di indicazioni, puntuali e precise. Ne scelgo alcune.
Il primato della Grazia
Come possiamo leggere negli interventi di Francesco sul ritorno oggi delle antiche eresie dello gnosticismo e del pelagianesimo, ribadire il primato della Grazia non è una retorica inutile. Non esiste una «formula magica» per uscire dalla situazione difficile in cui si trova oggi il mondo, ci ricorda il Papa: mentre noi ci “danniamo” per fare programmi, previsioni, analisi, spesso dimentichiamo il rapporto con Cristo, nella preghiera filiale e obbediente, come quello che il Signore ci chiede adesso, anzitutto e a ciascuno: «No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi!».
Tuttavia il Papa non dimentica i grandi problemi che affliggono il mondo contemporaneo e li affronta tutti. Egli infatti si rivolge alla Chiesa universale e invita poi i laici, i sacerdoti, i religiosi, a coniugare nel modo più consono alle proprie caratteristiche le indicazioni del Magistero.
Ortodossia e povertà
C’è un modo insidioso di valutare il Magistero e consiste nel selezionarlo. Spesso non ce ne accorgiamo neppure, vittime come siamo di un retaggio ideologico, che fatica a contemplare la verità, e preferisce costruirla secondo un progetto umano.
Non dovrebbero esistere cattolici che privilegiano i principi non negoziabili e la difesa della verità contrapposti ai cosiddetti cattolici sociali, attenti alle povertà e ai bisogni materiali. Una lettura attenta del Magistero ci aiuta a capire che i Pontefici li “tengono insieme”, senza peraltro rinunciare alle diverse sensibilità e provenienze che ciascun Papa si porta dietro. «Su questa pagina» – quella della predilezione della Chiesa per i più deboli e bisognosi – «non meno che sul versante dell’ortodossia, la Chiesa misura la sua fedeltà di Sposa di Cristo» scrive Giovanni Paolo.
Il nostro tempo ci può aiutare a “tenere insieme” le due prospettive. Chi ha cercato di usare i poveri per fare una rivoluzione ha fallito. Soprattutto la sinistra marxista, ma in generale le diverse sinistre oggi sono lontane dai poveri e dai loro bisogni: hanno scelto di privilegiare la politica dei cosiddetti “diritti”, sostenendo battaglie che hanno come scopo la messa in discussione dell’esistenza di una natura umana e quindi di un progetto divino. I poveri hanno altri problemi e non li seguono. Tuttavia esistono e aumentano, secondo le indicazioni statistiche, anche in Italia. Aumentano le famiglie che si rivolgono ai centri Caritas, aumentano i giovani soprattutto al Sud che non trovano lavoro e che non possono sposarsi.
Hanno bisogno di aiuto materiale, ma non solo. Hanno bisogno di Dio e di una compagnia che li introduca alla fede. E’ un tempo propizio per mostrare al mondo che la proposta della verità e la lotta per la giustizia e contro le povertà si possono dare la mano.
Marco Invernizzi, 2 aprile 2018