di Michele Brambilla
Come afferma Papa Francesco durante il Regina coeli del 22 aprile, anche la IV domenica di Pasqua, detta “del Buon Pastore” e caratterizzata dalla Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, «[…] prosegue nell’intento di aiutarci a riscoprire la nostra identità di discepoli del Signore Risorto», sia che abbiamo scelto la vocazione sacerdotale, come i 16 sacerdoti ordinati in mattinata dallo stesso Pontefice nella basilica di san Pietro, sia che, come laici, proseguiamo la nostra diuturna opera di santificatori delle realtà temporali.
Il messaggio del Buon Pastore è infatti universale: «[…] Gesù dice: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore” (Gv 10,11). Questa autopresentazione di Gesù non può essere ridotta a una suggestione emotiva, senza alcun effetto concreto! Gesù risana attraverso il suo essere pastore che dà la vita. Dando la sua vita per noi, Gesù dice a ciascuno: “la tua vita vale così tanto per me, che per salvarla do tutto me stesso”». Il fratello va guardato con gli stessi occhi di Gesù, «[…] Colui che risana, Colui che permette a noi di vivere una vita bella e feconda».
L’imitazione di Cristo vale ovviamente in maniera eminente per il sacerdote, come lo stesso Papa ricorda nell’omelia delle ordinazioni sacerdotali. «Come voi ben sapete, il Signore Gesù è il solo Sommo Sacerdote del Nuovo Testamento, ma in Lui anche tutto il popolo santo di Dio è stato costituito popolo sacerdotale. Nondimeno, tra tutti i suoi discepoli, il Signore Gesù vuole sceglierne alcuni in particolare, perché esercitando pubblicamente nella Chiesa in suo nome l’officio sacerdotale a favore di tutti gli uomini, continuassero la sua personale missione di maestro, sacerdote e pastore».
Parlando ai 16 candidati al presbiterato, Francesco insiste molto sulla preparazione dottrinale del sacerdote. «Quanto a voi, figli e fratelli dilettissimi, che state per essere promossi all’ordine del presbiterato, considerate che esercitando il ministero della Sacra Dottrina sarete partecipi della missione di Cristo, unico Maestro. Dispensate a tutti quella Parola di Dio, che voi stessi avete ricevuto con gioia. Leggete e meditate assiduamente la Parola del Signore per credere ciò che avete letto, insegnare ciò che avete appreso nella fede, vivere ciò che avete insegnato. Sia dunque nutrimento al Popolo di Dio la vostra dottrina, gioia e sostegno ai fedeli di Cristo il profumo della vostra vita».
Il sacerdozio cattolico non si limita alla predicazione con la parola e l’esempio, ma è costituito specificamente per l’amministrazione dei Sacramenti. «Voi continuerete l’opera santificatrice di Cristo. Mediante il vostro ministero, il sacrificio spirituale dei fedeli viene reso perfetto, perché congiunto al sacrificio di Cristo, che per le vostre mani, in nome di tutta la Chiesa, viene offerto in modo incruento sull’altare nella celebrazione dei Santi Misteri. […] Con il Battesimo aggregherete nuovi fedeli al Popolo di Dio. Con il Sacramento della Penitenza rimetterete i peccati nel nome di Cristo e della Chiesa».
Sono tutte citazioni quasi letterali della preghiera consacratoria che, nella liturgia di ordinazione, segue l’imposizione delle mani da parte del vescovo. Con molta umiltà il Papa non vuole aggiungere quasi nulla di suo, salvo una breve, quanto sostanziosa raccomandazione per i confessori: «[…] per favore, non stancatevi di essere misericordiosi».