Mons. Antonio de Castro Mayer, Cristianità n. 38-39 (1978)
“Venga il tuo regno!”
LA REGALITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
Mons. Antonio de Castro Mayer
per grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica
vescovo diocesano di Campos
Al rev.mo clero secolare e regolare, alle rev.de religiose, al venerabile Terz’ordine carmelitano, alle associazioni religiose e di apostolato e a tutti i fedeli della diocesi di Campos, salute, pace e benedizione in nostro Signore Gesù Cristo.
Carissimi collaboratori e amati figli,
Alla chiusura dell’Anno Santo celebrato nel 1925, il Santo Padre Pio XI istituì la festa di nostro Signore Gesù Cristo Re. Fissò, come giornata che fosse a essa propria, l’ultima domenica di ottobre, che precede la festa di Ognissanti. Il nuovo calendario l’ha trasferita all’ultima domenica dell’anno liturgico, che cade nell’ultima decade di novembre.
Con la nuova festa liturgica, dedicata a celebrare con una solennità particolare la regalità universale di nostro Signore Gesù Cristo, il Papa mirava a opporre un rimedio efficace al laicismo, la peste che corrode la società umana, «peste della età nostra», dice il Papa.
Per giustificare la sua espressione e per esternare la sua speranza nei frutti che la nuova solennità liturgica avrebbe prodotto, Pio XI scrisse la memorabile enciclica Quas primas, dell’11 dicembre di quell’Anno Santo 1925. A cinquant’anni di distanza il suo insegnamento conserva tutta la sua opportunità, dal momento che i castighi abbattutisi sull’umanità, specialmente con la grande guerra 1939-1945, non sono riusciti a smuovere gli uomini dalla loro empietà. Anche quanti professano una fede religiosa, continuano, per la maggior parte, a vivere come se Dio non esistesse.
Si rivela, quindi, utile e anche necessario inculcare nuovamente e incessantemente nei fedeli l’importanza della festa di nostro Signore Gesù Cristo Re, al fine di muoverli a realizzare, sia nella vita privata che in quella familiare e sociale, il vassallaggio dovuto al Sovrano dell’universo, evitando che vengano frustrate le speranze nei frutti che questa festività è destinata a produrre nelle anime.
Ecco la ragione di questo colloquio con voi, amati collaboratori e diletti figli, con il quale ci auguriamo di eccitarci vicendevolmente allo zelo per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime.