Di Marco Invernizzi
Alla fine è nato. Il governo Conte, sostenuto da Lega e Movimento5Stelle, comincia a governare l’Italia dopo quasi tre mesi di incertezza politica, pienamente comprensibile dal punto di vista culturale, dato che esso rappresenta un “cambiamento di sistema”, come ho già avuto occasione di scrivere in una precedente Lettera. Adesso credo che la cosa più giusta sia lasciarlo governare, accompagnandolo con la nostra preghiera e senza pregiudizi. Mi limiterò pertanto a ricordare da una parte le perplessità e dall’altra le aspettative positive che si possono intravvedere dalla composizione dei ministeri più importanti.
La prima perplessità, già ricordata in una precedente lettera, riguarda l’inedita alleanza politica del governo. Continuo a ritenere il M5S l’espressione politica del relativismo e le vicende politiche degli ultimi tre mesi lo confermano. Fino a oggi le sue posizioni pubbliche sui principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa sono state negative, salvo forse alcune dichiarazioni a favore del superamento del crollo demografico. Tuttavia alcuni sottolineano come il suo relativismo sia talmente “relativo” da non avere nessuna difficoltà, in futuro, nell’acconsentire al sostegno di posizioni opposte, come per esempio quelle a favore di vita e famiglia che auspicabilmente sosterrà la Lega e in particolare il ministero della famiglia. Vedremo e nel frattempo continuiamo a sperare.
La seconda perplessità riguarda la composizione eterogenea del governo, forse inevitabile vista l’alleanza politica inedita, ma che rappresenta certamente un problema, fra ministri in carico del M5S, “tecnici” di diverso orientamento culturale e altri indicati dalla Lega o suoi dirigenti. Se per “mettere i conti in salvo” o per non andare contro le direttive europee non si trovasse il modo di combattere contro il declino demografico, aiutando concretamente le famiglie a mettere al mondo dei figli, se non si lanciasse una campagna importante a favore della sacralità della vita, se non si cercasse di ottenere la libertà per i genitori di scegliere a costo zero il tipo di scuola per i loro figli, allora il governo del cambiamento non sarebbe veramente nato. Ma anche qui, vediamo e continuiamo a sperare, cioè a pregare.
Le perplessità non facciano dimenticare gli aspetti positivi. Nella squadra di governo vi sono ministri che abbiamo conosciuto e apprezzato per l’impegno sulle battaglie per vita e famiglia, per la disponibilità a impegnarsi sul tema dell’inverno demografico e in generale perché ci sembrano garantire la loro volontà di una svolta rispetto alle politiche degli ultimi governi, in particolare quelli guidati da Renzi e Gentiloni.
Sarebbe sbagliato non tenerne conto e apparire come quelli capaci soltanto di lamentarsi, di fronte a un evidente cambiamento di sistema che, come è ovvio, contiene luci e ombre. Non dimentichiamo infatti che il M5S è stato il partito più votato dagli italiani con oltre il 30% dei consensi espressi. Se è legittimo preoccuparsi per la confusione nella quale l’Italia continua a trovarsi, mi sembra doveroso incoraggiare e sostenere il cambiamento in quegli ambiti dove, grazie ai ministri nominati, ci sono effettive possibilità che sia un cambiamento positivo.
Sabato, 2 giugno 2018