Giacomo Roggeri Mermet, Cristianità n. 389 (2018)
Fatima e le aurore boreali del 1938 e del 1939
Se l’uomo fin dagli albori della civiltà ha sempre scrutato il cielo alla ricerca di segni, di annunci lieti o tristi, il Cielo non ha mancato di parlare agli uomini, anche attraverso sé stesso, per annunciare eventi felici o tristi. Possiamo qui ricordare, primo fra tutti, la stella cometa che annunciò ai Magi il gioioso avvento di Cristo Salvatore.
Nell’apparizione del 13 luglio 1917 a Fatima, la Madonna chiese a Lucia dos Santos (1907-2005) di «[…] continuare a venire qui tutti i mesi. In ottobre dirò chi sono, che cosa voglio, e farò un miracolo che tutti vedranno per poter credere» (1).
Il 13 ottobre dello stesso anno, al termine dell’ultima apparizione, si verificò il «miracolo del sole», cui assistettero circa settantamila persone presenti alla Cova da Iria e molti altri nei dintorni di Fatima, fino a una distanza di circa quaranta chilometri. Così è descritto il fenomeno: «[…] le nuvole si aprirono, lasciando vedere il sole come un immenso disco d’argento. Brillava con una intensità mai vista, ma non accecava. Tutto questo durò solo un attimo. L’immensa palla cominciò a ballare. Come una gigantesca ruota di fuoco, il sole girava velocemente. Si arrestò per un certo tempo, per poi ricominciare a girare su se stesso vertiginosamente. Quindi i suoi bordi divennero scarlatti e si allontanò nel cielo, come un turbine, spargendo rosse fiamme di fuoco. Questa luce si rifletteva sul suolo, sulle piante, sugli arbusti, sui volti stessi delle persone e sulle vesti, assumendo tonalità scintillanti e colori diversi. Animato per tre volte da un movimento folle, il globo di fuoco parve tremare, scuotersi e precipitare zigzagando sulla folla terrorizzata» (2).
Dunque un fenomeno celeste inusuale, mai osservato prima da alcuno.
La Madonna annunciò anche che, se l’umanità non si fosse convertita e avesse continuato ad offendere Dio, sarebbe scoppiato un nuovo conflitto, peggiore di quello in corso, cioè la Prima Guerra Mondiale (1914-1918), e che la nuova guerra sarebbe stata la punizione per i delitti compiuti nel mondo; questo conflitto sarebbe stato annunciato da un altro fenomeno celeste inusuale: «Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre» (3). Si tratta dell’aurora boreale del 25 gennaio 1938, e non solo di quella. La Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) sarebbe scoppiata il 1° settembre 1939 con l’invasione della Polonia da parte della Germania nazional-socialista di Adolf Hitler (1889-1945). Sono quindi offerti quasi due anni di tempo prima che il mondo venga punito per i suoi crimini; la Madonna chiede la Consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato, che tuttavia verrà compiuta con tutti i crismi soltanto nel 1984.
Nella Terza memoria suor Lucia, parlando del Cuore Immacolato di Maria, ribadisce la necessità di questa Consacrazione: «Dopo averci detto in luglio, nel segreto, come ho già esposto, che Dio voleva stabilire nel mondo la devozione al Suo Cuore Immacolato; che, per impedire la futura guerra, sarebbe venuta a chiedere la consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati, parlando tra di noi di questo, Giacinta diceva:
– Mi rincresce tanto di non poter far la Comunione in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria!» (4).
Giacinta de Jesus Marto (1910-1920), che vide la Madonna con Lucia e con il fratello Francesco (1908-1918), confermò nel 1942 che la luce sconosciuta avrebbe preannunciato lo scoppio della guerra, in un dialogo con la stessa Lucia: «Un giorno [scrive Lucia] andai a casa sua per stare un po’ con lei. La trovai seduta sul letto, molto pensierosa.
– Giacinta! A cosa stai pensando?
– Alla guerra che deve venire. Dovrà morire tanta gente! E quasi tutta andrà all’inferno. Saranno rase al suolo molte case, e ammazzati molti preti. Senti: io vado in Cielo; e tu quando vedrai di notte quella luce che la Signora disse che deve venire prima, fuggi in Cielo anche tu!» (5).
E, rivolgendosi al vescovo José Alves Correia da Silva (1872-1957), Lucia disse: «Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo! S. Ecc. non ignora come alcuni anni fa, Dio mostrò quel segno, che gli astronomi vollero indicare col nome di aurora boreale. Non so. Mi pare che, se l’esaminassero bene, vedrebbero che non fu né poteva essere, da come si presentò, la tale aurora. Ma sia pure come vogliono. Dio se ne servì per farmi capire che la Sua giustizia stava per colpire le nazioni colpevoli, e cominciai allora a chiedere con insistenza la Comunione riparatrice nei primi sabati e la consacrazione della Russia» (6).
Suor Lucia, poi divenuta suor Maria dei Dolori, nell’istituto di Santa Dorotea a Tuy, in Spagna, «assistette alla straordinaria aurora boreale che brillò nell’emisfero nord-occidentale durante la notte tra il 25 e il 26 gennaio 1938, e che essa identificò con la luce sconosciuta profetizzata nel mese di luglio del 1917, “il grande segno che Dio vi dà per avvertirvi che punirà il mondo per i suoi delitti”. (M1, p. 122). Stava per scoppiare la seconda guerra mondiale, durante la quale essa rimase sempre in questa città, a poca distanza dal Portogallo.
«Ed è là ancora che scrive la Terza e la Quarta Memoria. Da quest’ultima sappiamo in quali condizioni la scrisse, con la casa occupata da militari. “In un angolino ritirato del solaio, alla luce di una povera tegola di vetro, dove mi ritiro, per sfuggire, per quanto mi sia possibile agli sguardi umani. Come tavolo mi servo del grembo; per sedia una vecchia valigia”» (7).
Quella sera il cielo di una buona parte dell’Europa centrale e meridionale, del Nord Africa, fino al Nord America e al Canada, si incendiò, suscitando curiosità e timore fra le popolazioni. Il fenomeno iniziò verso le 19,15 per raggiungere il suo apice fra le 21,30 e le 22,30, quindi estinguendosi lentamente. Si trattò, come sostennero gli esperti, di un’aurora boreale di grandissima luminosità, un fenomeno rarissimo alle nostre latitudini. Il colore dominante era il rosso: i quotidiani del tempo riportarono la notizia il giorno dopo. La Stampa di Torino, il 26 gennaio 1938, titolò in prima pagina «Un singolare fenomeno celeste. Un’aurora boreale sull’Italia» e nell’articolo informò i lettori che il fenomeno era stato visto anche in Inghilterra, in Francia, in Slesia. A Besançon, in Francia, alle 19 «[…] ci si vedeva come in pieno giorno», mentre l’Osservatorio Astronomico di Pino Torinese parlò di «luminosità polare che rarissimamente viene osservata alle nostre latitudini» ed escluse che potesse trattarsi di «luce zodiacale» (8). L’astronomo Alfonso Fresa (1901-1985) dello stesso Osservatorio descrisse dettagliatamente il fenomeno spiegando che verso le 21 «tutto il cielo dalla parte settentrionale si è visto soffuso di una luce rosa, tendente piuttosto al rosso, attraverso la quale erano ben visibili le stelle» (9). Fra l’una e le due della notte il fenomeno si ripeté e il cielo riprese ad incendiarsi. Il padre scolopio Guido Alfani (1876-1940), direttore dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze, in un articolo del 27 gennaio, confermò trattarsi alle nostre latitudini di un fenomeno estremamente raro. La notizia si ritrova anche nelle «ultimissime» del Corriere della Sera: «Una luminosa aurora boreale nel cielo dell’Europa. L’intensità del fenomeno magnetico notato iersera da Roma a Trieste» (10).
Anche altri quotidiani d’Oltralpe riportarono la notizia. Fra questi, Le Figaro scriveva di un «fenomeno meteorologico straordinario» (11) osservato in vari paesi d’Europa, iniziato verso le 19,30 e protrattosi fino alle 21,30, che rese il cielo di un «rosso molto vivo», tanto da far pensare, alle popolazioni della Normandia, a un gigantesco incendio, e che si estese fino alla Svizzera, all’Austria e al Belgio, assumendo un colore prima rosso e poi violetto. Sul litorale belga i pescatori, intimoriti, non lasciarono i porti. Anche Le Temps del 26 gennaio riportava la notizia e un po’ tutti i principali quotidiani d’Europa, nonché lo statunitense The New York Times.
L’Osservatore Romano del 26 gennaio titolava «Un fenomeno di aurora boreale osservato in tutta Italia», precisando che a Roma «si è veduta una magnifica aurora boreale nel cielo di settentrione. La luce era rossa e il massimo splendore si è verificato verso le 22» mentre a «a Torino lo spettacolo, pur senza avere l’intensità di altri luoghi, è durato più a lungo perché è stato segnalato poco dopo le 19 ed è durato fin oltre le 21».
Anche il mensile L’Astronomie pubblicò un articolo su quell’avvenimento di estrema rarità in quelle regioni, riportando anche che verso le due del mattino alcuni operai, che eseguivano dei lavori durante la notte, potevano notare ancora una luminosità rosseggiante alquanto intensa (12).
La Domenica del Corriere non mancò di dedicare una copertina illustrata, ispirata a quello straordinario fenomeno, nell’edizione del 6 febbraio.
Il saggista sloveno Drago Jančar ha scritto un romanzo, Aurora Boreale, in cui fa rivivere la «luce sconosciuta» che illuminò il cielo, a Maribor, in Slovenia, dove «tutto il cielo verso settentrione era rosso sangue. Da oriente si riversava un’immane mareggiata di chiarore incandescente. Come se all’improvviso si fosse fatto giorno, ma un giorno inondato non di luce solare, bensì di un fulgore sanguigno. La luce tagliente fluttuava incessante, palpitava e ondeggiava e illuminava il paesaggio sottostante, gli uomini infinitamente piccoli e il loro volti pietrificati dallo spavento. Il suo splendore è come la luce, bagliori di folgore escono dalle sue mani; là si cela la sua potenza. Davanti a lui avanza la peste, la febbre ardente segue i suoi passi. Tutto era silenzio, mentre quell’orrore rosso sangue attraversava l’ineffabile, sconfinata vacuità dello spazio, oscurando gli astri e il cielo terso coi suoi raggi. Le rare nuvole erano masse infuocate, l’aria tra terra e cielo era squassata da poderose strie di fiammeggiante luce, che s’irradiava ovunque» (13) e «si era udito un incessante, sordo rimbombare» (14) che tipicamente accompagna le aurore boreali, frequenti nelle regioni del Nord Europa. «L’inconsueto chiarore, col suo immenso e potente dardeggiare, si è manifestato ieri sera su tutta l’Europa centrale, annunciò l’indomani un quotidiano locale» (15), ci informa Jančar nel suo romanzo, e «in molti hanno pensato ad un enorme incendio divampato a grande distanza, e in numerose località sono stati allertati i pompieri» (16). Prosegue, quindi, raccontando che l’aurora boreale fu vista anche in «[…] Austria, Ungheria, Baviera, Svizzera, interessando tutta l’Europa centrale. Si tratta di un fenomeno molto raro, la cui ultima manifestazione risale al 1894» (17). E ancora: «Grande apprensione, scrissero i giornali, anche in Ungheria» (18) e «Ieri sera tra le ore 21.00 e le 22.00 Senj [Croazia] ha vissuto momenti di terribile agitazione, riferì un terzo giornale. Il cielo è avvampato di una luce rosso acceso, che ha illuminato tutto il litorale producendo un anomalo riverbero sul mare» (19). «La popolazione terrorizzata si è riversata nelle strade in direzione del porto, convinta che stesse verificandosi qualche sciagura. Alcuni si sono buttati in ginocchio a pregare, altri in preda al panico si sono dati a un’incontrollata fuga, gli uni e gli altri però egualmente rassegnati all’imminente avvento di una catastrofe di immani proporzioni» (20).
L’aurora boreale del 1938, collegata a una intensa attività solare e al crescere delle macchie solari con perturbazioni magnetiche e interruzioni delle trasmissioni radio, in particolare quelle a onde corte, suscitò, secondo il tramandarsi nelle antiche credenze dei popoli fin dai tempi più antichi, il timore dell’avvento di una guerra e di calamità di ogni tipo.
La Vergine a Fatima sembra davvero dire, attraverso questo fenomeno celeste, che è l’ora della conversione, che non si deve più «offendere Dio» (21). La Vergine non fu ascoltata e nemmeno la paura causata dall’aurora boreale del 1938 ottenne un cambiamento di rotta spirituale. Il «cielo rosso sangue sulla Slovenia» (22), come titolò un quotidiano locale, da lì a poco si sarebbe tramutato in un’Europa bagnata davvero dal rosso sangue di milioni di uomini.
Fu questo il segnale che la Madonna annunciò a suor Lucia? Diventa difficile dubitarne, considerate la rarità del fenomeno, l’estensione e l’anomala luminosità che fanno pensare davvero a qualche cosa di eccezionale, al preannuncio della sanguinosa guerra che da lì a poco avrebbe sconvolto l’Europa, all’avverarsi di quanto profetizzato dalla Vergine a Fatima.
Proprio la sera di quel 25 gennaio Hitler — che non voleva rinunciare alla guerra — ricevette il generale, barone Werner von Fritsch (1880-1939), colonnello generale dell’esercito tedesco, il quale «continuava ad avanzare obiezioni sui piani di guerra hitleriani» (23), poco prima di liberarsene inviandolo in Polonia dove trovò la morte nel 1939, forse colpito dalle stesse S.S.
Se questo era il segnale dato dal Cielo, attraverso il cielo, a quella umanità che disconosceva il messaggio salvifico di Cristo, l’anno successivo, nel 1939, la Madonna sembra che abbia voluto parlare ancora, con un segnale estremo, a questa Europa che stava precipitando nell’abisso della guerra, anzi proprio a chi stava per farla precipitare nell’abisso, forse in un estremo tentativo di trattenere quella mano assassina e diabolica.
Il 23 agosto 1939, i ministri degli Esteri sovietico e tedesco, Vjaceslav Michajlovic Skrjabin «Molotov» (1890-1986) e Joachim von Ribbentrop (1893-1946), firmarono il patto di non aggressione fra i due Paesi, che portò alla spartizione della Polonia. Hitler — appassionato di astronomia e di astrologia — quella sera, a cena, ricevette la comunicazione dell’avvenuta firma. Dopo cena riunì gli uomini del suo entourage dando loro la notizia e quindi, come ogni sera, li riunì per vedere un film. Fu scelta una «[…] parata dell’Armata Rossa davanti a Stalin con un poderoso schieramento di truppe. Hitler espresse la sua soddisfazione alla vista di questo esercito possente che egli aveva saputo proprio allora neutralizzare» (24). Le due ideologie mortali, il nazional-socialismo e il social-comunismo, che insanguinarono l’Europa e il mondo, si gloriavano nel vedere gli eserciti possenti e apparentemente invincibili. «Quella notte — scrive Albert Speer (1905-1981), architetto del regime — ci intrattenemmo sulla terrazza del Berghof ad ammirare un raro fenomeno celeste: per un’ora circa, un’intensa aurora boreale illuminò di luce rossa il leggendario Untersberg che ci stava di fronte, mentre la volta del cielo era una tavolozza di tutti i colori dell’arcobaleno. L’ultimo atto del Crepuscolo degli dei non avrebbe potuto essere messo in scena in modo più efficace. Anche i nostri volti e le nostre mani erano tinti di un rosso innaturale. Lo spettacolo produsse nelle nostre menti una profonda inquietudine» (25).
Un’altra incredibile coincidenza: la stessa sera dopo l’avvenuta firma del Patto Molotov-Ribbentrop. La voce del Cielo stava annunciando la catastrofe e cercava di scuotere i cuori induriti di uomini che facevano dell’odio la loro ragione di vita in un estremo tentativo di fermare la mano assassina. Hitler aveva davanti a sé un cielo fiammeggiante: anche i suoi occhi vedevano quello spettacolo e ne fu turbato, ma aveva fatto la sua scelta, era schierato dalla parte del male, come attratto da un gorgo diabolico al quale non poteva più sottrarsi. Sull’umanità peccatrice stava per abbattersi la punizione del Cielo. «Di colpo, rivolto a uno dei suoi consiglieri militari, Hitler disse: Fa pensare a molto sangue. Questa volta non potremo fare a meno di usare la forza» (26).
Il castigo era ormai imminente: da lì a pochi giorni la guerra sarebbe scoppiata e con essa l’inferno si sarebbe impadronito del vecchio continente, come annunciato ai pastorelli di Fatima dalla Madre Celeste. Dio «[…] sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre» (27).
La Russia, infatti, avrebbe sparso i suoi errori nel mondo e solo dal 1984, dopo la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria compiuta da Papa san Giovanni Paolo II (1978-2005) in unione con tutti i vescovi del mondo, quell’ideologia atea finalmente iniziò il suo declino.
La Vergine nel 1938 e nel 1939 parlò dal Cielo attraverso eccezionali fenomeni celesti per portarci alla conversione e alla salvezza, per ammorbidire i cuori di pietra di un’umanità che rifiutava il messaggio salvifico di Cristo e ad esso renderli permeabili. Grazie a questo grande insegnamento, a questo «catechismo cosmico», come potremmo definire queste manifestazioni, noi, uomini e donne del terzo millennio, dovremmo rivolgere di più lo sguardo al cielo, più che per cercare fenomeni rari o impressionanti o per dar ascolto agli astrologi, per convertirci e rispettare quella legge che dal Cielo proviene e che è stata preparata per noi. Quella legge che, sia come singoli sia come società, dovremmo rispettare per evitare altre e peggiori tragedie.
Note:
(1) Antonio Augusto Borelli Machado, Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di Suor Lucia, Edizioni di «Cristianità», Piacenza 1980, p. 35.
(2) Ibidem.
(3) Ibid., p. 37.
(4) Memorie di suor Lucia, compilazione di Luigi Kondor S.V.D. (1928-2009), collaborazione nell’introduzione e note di Joaquin Maria Alonso C.M.F. (1913-1981), Segretariado dos Pastorinhos, Fatima 2005, p. 123.
(5) Ibid., p. 125.
(6) Ibid., p. 126.
(7) João César das Neves, Lucia di Fatima e i suoi cuginetti, con prefazione del card. José Saraiva Martins, trad. it., San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2014, p. 131.
(8) La Stampa, Torino 26-1-1938.
(9) Stampa Sera, Torino 26-1-1938.
(10) Corriere della Sera, Milano 26-1-1938.
(11) Le Figaro, Parigi 26-1-1938.
(12) Cfr. Camille Flammarion, F. Quinisset, Henri Camichel, H. Garrigue, Marcel de Kerolyn e Henry J. Pittet, L’Aurore Boreale du 25-26 janvier 1938, in L’Astronomie. Revue de la Société Astronomique de France, vol. 52, Parigi febbraio 1938, pp. 49-68. Gli autori sono fra i maggiori astronomi dell’epoca.
(13) Drago Jančar, Aurora Boreale, trad. it., prefazione di Claudio Magris, Bompiani, Milano 2008, pp. 199-200.
(14) Ibid., p. 200.
(15) Ibid., p. 206.
(16) Ibidem.
(17) Ibid., p. 207.
(18) Ibidem.
(19) Ibidem.
(20) Ibid., pp. 207-208.
(21) Memorie di suor Lucia, cit., p. 119.
(22) D. Jančar, op. cit., p. 211.
(23) Antonio Spinosa, Hitler, Mondadori, Milano 1997, p. 363.
(24) Albert Speer, Memorie del Terzo Reich, trad. it., Mondadori, Milano 1997, pp. 195-196.
(25) Ibid., p. 196.
(26) Ibidem.
(27) Memorie di suor Lucia, cit., p. 121.