L’«avvenga» di Maria è il desiderio vivo che la Salvezza si compia nel momento stesso del concepimento di Gesù nel suo grembo. Il cuore del Natale è proprio Lui, Gesù Bambino, da cercare sopra ogni cosa
di Michele Brambilla
Il 20 dicembre Papa Francesco introduce la preghiera dell’Angelus ricordando che «in questa quarta e ultima domenica di Avvento, il Vangelo ci ripropone il racconto dell’Annunciazione. “Rallegrati”, dice l’angelo a Maria, “concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Lc 1,28.31). Sembra un annuncio di pura gioia, destinato a fare felice la Vergine: chi tra le donne del tempo non sognava di diventare la madre del Messia? Ma, insieme alla gioia, quelle parole preannunciano a Maria una grande prova», perché la Madonna non era ancora ufficialmente unita a san Giuseppe nel vincolo del matrimonio: i due erano ancora fidanzati e la Vergine rischiava la lapidazione.
Nonostante i pericoli a cui la esponeva la legge mosaica, Maria rispose immediatamente “si” all’annuncio dell’angelo: «risponde così: “Avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Avvenga (fiat). Ma nella lingua in cui è scritto il Vangelo», prosegue il Pontefice, «non è semplicemente un “si faccia”. L’espressione verbale indica un desiderio forte, indica la volontà che qualcosa si realizzi. Maria, in altre parole, non dice: “Se deve avvenire avvenga…, se non si può fare altrimenti…”. Non è rassegnazione», ma collaborazione attiva al disegno di Dio e desiderio che abbia già trovato il suo compimento.
La Madonna «è un’innamorata disposta a servire in tutto e subito il suo Signore. Avrebbe potuto chiedere un po’ di tempo per pensarci, oppure maggiori spiegazioni su che cosa sarebbe successo; magari porre qualche condizione… Invece non prende tempo, non fa aspettare Dio, non rinvia». Il Papa si chiede: «quante volte – pensiamo a noi adesso – quante volte la nostra vita è fatta di rinvii, anche la vita». I propositi fatti davanti a Dio, ripete il Pontefice, non vanno rimandati: «oggi, alle porte del Natale, Maria ci invita a non rimandare, a dire “sì”: “Devo pregare?” “Sì, e prego”. “Devo aiutare gli altri? Sì”. Come farlo? Lo faccio».
Tante volte non rispondiamo subito “si” perché distratti dalle preoccupazioni mondane. Il Papa denuncia, in particolare, la distrazione del consumismo: «non lasciamoci “portare avanti” dal consumismo: “devo comprare i regali, devo fare questo e quello…”. Quella frenesia di fare tante cose… l’importante è Gesù. Il consumismo, fratelli e sorelle, ci ha sequestrato il Natale», caricandolo di ansie che ci allontanano dalla semplicità della grotta di Betlemme e dallo stesso Festeggiato.
Il Santo Padre formula anche alcune esortazioni: «in questo tempo difficile, anziché lamentarci di quello che la pandemia ci impedisce di fare, facciamo qualcosa per chi ha di meno: non l’ennesimo regalo per noi e per i nostri amici, ma per un bisognoso a cui nessuno pensa! E un altro consiglio: perché Gesù nasca in noi, prepariamo il cuore: andiamo a pregare». Insiste: «guardiamoci intorno, guardiamo soprattutto a quanti sono nell’indigenza: il fratello che soffre, dovunque si trovi, il fratello che soffre ci appartiene. È Gesù nella mangiatoia: chi soffre è Gesù. Pensiamo un po’ a questo. E il Natale sia una vicinanza a Gesù in questo fratello e in questa sorella», che il Papa considera l’autentico «presepe vivente» presso cui Cristo ci attende, nudo e infreddolito.
Lunedì, 21 dicembre 2020