Ermanno Pavesi, Cristianità n. 391 (2018)
«L’attività missionaria» dei medici cattolici
Il 28 maggio 2018 Papa Francesco ha ricevuto in udienza il direttivo e alcuni membri della FIAMC, la Federazione Internazionale delle Associazioni di Medici Cattolici, ai quali ha tenuto un importante discorso, valorizzando la particolare funzione della FIAMC — l’unica associazione di medici cattolici riconosciuta ufficialmente dalla Santa Sede — in difesa della vita dal concepimento sino alla fine naturale e apprezzando la sua fedeltà al Magistero della Chiesa.
«Sono note — ha detto il Santo Padre — la fedeltà e la coerenza con cui le Associazioni della vostra Federazione, nel corso degli anni, hanno tenuto fede alla propria fisionomia cattolica, attuando l’insegnamento della Chiesa e le direttive del suo Magistero nel campo medico-morale. Questo criterio di riconoscimento e di azione ha favorito la vostra collaborazione alla missione della Chiesa nel promuovere e difendere la vita umana dal suo concepimento fino al suo termine naturale, la qualità dell’esistenza, il rispetto dei più deboli, l’umanizzazione della medicina e la sua piena socializzazione» (1).
«La vostra qualifica di “medici cattolici” — ha precisato il Pontefice — vi impegna ad una permanente formazione spirituale, morale e bioetica al fine di mettere in atto i principi evangelici nella pratica medica, partendo dal rapporto medico-paziente fino ad arrivare all’attività missionaria per migliorare le condizioni di salute delle popolazioni nelle periferie del mondo» (2).
Quando si parla di medici, si pensa sopratutto agli aspetti più pratici della loro professione, ma, per comprendere l’importanza del discorso del Santo Padre, si deve tener presente che il modo con cui viene praticata la medicina presuppone sempre una determinata visione dell’uomo. Il progressivo allontanamento dai princìpi del cristianesimo e dalla visione personalista dell’uomo ha aperto la strada alla crescente affermazione di un’antropologia materialista e naturalista, spesso caratterizzata da un «antropocentrismo deviato» (3) che, negando l’esistenza di un ordine di valori oggettivo, porta al relativismo, come dimostrano in numerosi Paesi gli sviluppi degli ultimi decenni, dalla riproduzione assistita all’eutanasia.
Nel suo discorso il Pontefice ha denunciato anche nell’ambito della medicina l’avanzata del «paradigma tecnocratico» (4), che è diventato dominante e rende difficile, se non impossibile, l’adozione di comportamenti e di pratiche compatibili con la morale cattolica: «Non si può pensare di sostenere un altro paradigma culturale e servirsi della tecnica come di un mero strumento, perché oggi il paradigma tecnocratico è diventato così dominante, che è molto difficile prescindere dalle sue risorse, e ancora più difficile è utilizzare le sue risorse senza essere dominati dalla sua logica» (5). Ai medici viene quindi richiesta non solo una solida formazione spirituale e professionale, ma anche morale, con il discernimento riguardo alle implicazioni etiche delle nuove conoscenze scientifiche e dei nuovi ritrovati delle biotecnologie per poter opporre una adeguata «resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico» (6).
Mentre l’enciclica Laudato si’ sottolinea l’importanza di «riconoscere che Dio ha creato il mondo inscrivendo in esso un ordine e un dinamismo che l’essere umano non ha il diritto di ignorare» (7), le biotecnologie non accettano l’esistenza di questo ordine, ma pretendono di «migliorare» l’uomo.
Il filosofo Friedrich Nietzsche (1844-1900) ha descritto l’uomo come «un cavo teso tra la bestia e il superuomo» (8); oggi, però, non si parla più di superuomo bensì di transumanesimo e di post-umanesimo come risultato dell’applicazione delle biotecnologie, che nella prospettiva del transumanesimo dovrebbero consentire la transizione verso uno stato superiore, mentre per il post-umanesimo dovrebbero portare alla formazione di un essere appunto post-umano, cioè differente dall’uomo attuale.
Di fronte a queste sfide il magistero della Chiesa ha preso posizione ripetutamente negli ultimi cinquant’anni, come è stato tematizzato nel congresso mondiale della FIAMC su Santità della vita e professione medica. Dalla Humanae Vitae alla Laudato si’, tenutosi dal 30 maggio al 2 giugno 2018 a Zagabria, in Croazia.
Si tratta di una questione vitale per la Chiesa Cattolica e Papa Francesco ha istituito il 17 agosto 2016 il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, nel quale sono confluite le competenze dei pontifici consigli per la Giustizia e la Pace, Cor Unum, della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e della Pastorale per gli Operatori Sanitari.
Anche Papa Benedetto XVI (2005-2013) ha descritto la bioetica, cioè la regolamentazione etica delle nuove biotecnologie, come uno dei campi cruciali della crisi culturale attuale, che svolge un ruolo fondamentale per uno «sviluppo umano integrale»: «Campo primario e cruciale della lotta culturale tra l’assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell’uomo è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale. Si tratta di un ambito delicatissimo e decisivo, in cui emerge con drammatica forza la questione fondamentale: se l’uomo si sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio. Le scoperte scientifiche in questo campo e le possibilità di intervento tecnico sembrano talmente avanzate da imporre la scelta tra le due razionalità: quella della ragione aperta alla trascendenza o quella della ragione chiusa nell’immanenza. Si è di fronte a un aut aut decisivo. La razionalità del fare tecnico centrato su se stesso si dimostra però irrazionale, perché comporta un rifiuto deciso del senso e del valore. Non a caso la chiusura alla trascendenza si scontra con la difficoltà a pensare come dal nulla sia scaturito l’essere e come dal caso sia nata l’intelligenza. Di fronte a questi drammatici problemi, ragione e fede si aiutano a vicenda. Solo assieme salveranno l’uomo. Attratta dal puro fare tecnico, la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell’illusione della propria onnipotenza. La fede senza la ragione rischia l’estraniamento dalla vita concreta delle persone» (9).
Ermanno Pavesi
Note:
1) Francesco, Discorso alla delegazione della Federazione Internazionale delle Associazioni dei medici cattolici (FIAMC), del 28-5-2018.
2) Ibidem.
3) Idem, Lettera enciclica «Laudato si’» sulla cura della casa comune, del 24-5-2015, n. 122.
4) Ibid., n. 101.
5) Ibid., n. 108.
6) Ibid., n. 111.
7) Ibid., n. 221.
8) Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno, trad. it., Adelphi, Milano 1998, p. 8.
9) Benedetto XVI, Lettera enciclica «Caritas in Veritate» sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella verità, del 29-6-2009, n. 74.