CARDINALE ALFREDO OTTAVIANI
Venerdì 3 agosto, nella sua residenza in Vaticano, è morto, alla veneranda età di ottantanove anni, il cardinale Alfredo Ottaviani. Nato a Roma il 29 ottobre 1890, ordinato sacerdote il 18 marzo 1916, creato cardinale da Pio XII nel concistoro segreto del 12 gennaio 1953, fu consacrato vescovo il 19 aprile 1962.
Nel febbraio del 1928 è elevato da Pio XII alla carica di sottosegretario della Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, e l’anno seguente a quella di sostituto della segreteria di Stato. Nel dicembre del 1935 viene promosso al compito di assessore della Suprema Sacra Congregazione del Santo Uffizio (attualmente Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede), carica che ricopre per diciassette anni. Quindi, nel 1952 diviene pro-prefetto della medesima congregazione, e, dopo la riforma del 1967, prefetto; da essa si dimette, divenendone prefetto emerito, nel gennaio del 1968.
Ha impartito per diversi anni lezioni di diritto pubblico ecclesiastico nell’Ateneo Giuridico dell’Apollinare, e di filosofia nel Pontificio Collegio Urbano di Propaganda Fide. Della sua attività accademica fanno fede le Istitutiones Iuris Publici Ecclesiastici (in due volumi, la cui quarta edizione, riveduta e ampliata con la collaborazione del prof. Giuseppe Damizia, è stata pubblicata dalla Tipografia Poliglotta Vaticana, negli anni 1958-1960) e il Compedium della stessa materia.
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Durante il Concilio – nel corso del quale fu presidente della Commissione Teologica Preparatoria – e poi, è assurto a figura emblematica della posizione fedele alla Tradizione cattolica, contro ogni compromesso sia religioso che politico, in tema di collegialità, di liturgia e di libertà religiosa. Della sua combattività; sono, tra l’altro, testimonianza tuttora valida numerose prese di posizione pubbliche – di cui alcune raccolte nel volume Il baluardo (Ares, Roma 1961) – nonché la lettera con cui, con il cardinale Antonio Bacci, presentò a Papa Paolo VI il Breve esame critico del «Novus Ordo Missae», che, «considerati gli elementi nuovi […], che ci appaiono sottesi ed implicati, rappresenta […] un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa» (cf. il testo integrale della presentazione e del Breve esame critico, in Cristianità, anno IV, n. 19-20).
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Vivente espressione della sua divisa «Semper idem», «Sempre lo stesso», «egli è stato un grande Sacerdote, insigne per religiosa pietà, esemplarmente fedele al servizio alla Santa Chiesa ed alla Sede Apostolica, sollecito nel ministero e nella pratica della carità cristiana. Ed è stato insieme un Sacerdote Romano, provvisto cioè di quel tipico spirito, forse non facile da definire, che chi è nato a Roma […] possiede quasi per eredità e che si esprime in un particolare attaccamento a Pietro ed alla fede di Pietro, e, ancora, in una spiccata sensibilità per ciò che è e fa e deve fare la Chiesa di Pietro.
[…] responsabile del dicastero, a cui è istituzionalmente demandata la tutela del sacro patrimonio della fede e della morale cattolica, egli espresse questa stessa virtù in un comportamento di perspicace attenzione, nella convinzione, oggettivamente fondata, ed in lui via via più matura per l’esperienza delle cose degli uomini, che la rectitudo fidei, cioè l’ortodossia, è patrimonio irrinunciabile ed è condizione primaria per la rectitudo morum, o ortoprassi. Il suo alto senso giuridico, che già in età giovanile l’aveva reso maestro celebrato ed ascoltato di molte schiere di Sacerdoti, lo sostenne nel lavoro tenace che svolse a difesa della fede» (GIOVANNI PAOLO II, Omelia pronunciata alle esequie del card. Alfredo Ottaviani, del 7-8-1979, in L’Osservatore Romano, 8-8-1979).
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«Ricordando l’assidua dedizione e l’instancabile zelo nel tutelare fermamente con la profonda fede et lo spirito sacerdotale che sempre lo distinsero la purezza della dottrina cristiana» (GIOVANNI PAOLO II, Telegramma al Signor Cardinale Franjo Seper, Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, del 4-8-1979, in L’Osservatore Romano, 5-8-1979), la sua scomparsa è provvidenziale occasione per rinnovare l’impegno di fedeltà al sempre identico depositum fidei della santa Chiesa cattolica, apostolica e romana.