Da Avvenire del 19/03/2021
Alcuni hanno appena raggiunto la maggiore età, altri sono oltre i 70 anni. La pedopornografia davvero non guarda all’anagrafe dei colpevoli ma solo a quella delle povere vittime: bambini, talvolta addirittura di pochi mesi: come quelli finiti nelle 28mila immagini e negli ottomila video scambiati on line e sequestrati ieri dalla Polizia postale durante la maxi-operazione ‘Canada 2.0’.
Un vorticoso traffico, compiuto anche via social network e in ambito internazionale, che ha portato in carcere per direttissima tre persone e 119 ne ha iscritte nel registro degli indagati: professionisti, studenti, disoccupati, pensionati, impiegati privati e pubblici, compresi dei militari, un poliziotto e una guardia giurata.
L’inchiesta – coordinata dal procuratore aggiunto Giancarlo Novelli con la collaborazione del sostituto Saverio Sapia e sotto la direzione della procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri –è partita oltre un anno fa proprio dalla Calabria (ma quasi la metà dei denunciati risiede in Lombardia, Piemonte e Veneto) in seguito ad alcune segnalazioni provenienti dall’estero. Le perquisizioni hanno consentito di sequestrate
oltre 230 dispositivi informatici (cellulari, tablet, hard disk, computer, cloud) gonfi di materiale illecito riguardante minori abusati o vittime di violenze, la maggior parte dei quali in tenera età. In tre casi la massa di media pedopornografici rinvenuti ha fatto scattare la flagranza di reato con l’arresto dei responsabili, residenti nelle province di Imperia, Pistoia e Reggio Calabria.
«Come in precedenti occasioni – ha chiarito la Polizia postale – anche in questo caso è stato fondamentale il ruolo assunto dalle segnalazioni pervenute attraverso il circuito internazionale di cooperazione contro lo sfruttamento dei minori online e gestite dal Servizio centrale dal Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online. Si sono realizzate così delle vere e proprie partnership con enti e ong estere, collaborazioni fondamentali per la sempre più efficace repressione degli abusi a danno di minori », soprattutto quando si manifestano nel mondo digitale che non conosce limiti geografici.
Per prima cosa gli accertamenti informatici hanno permesso di risalire alla vera identità dei 119 indagati, decrittando gli username utilizzati in Rete per scambiare materiale proibito. Quindi sono partite le perquisizioni informatiche in ben 16 Regioni e 60 Province, durante le quali in più di 80 casi sono stati rinvenuti gli account attraverso cui sono transitate le immagini pedopornografiche. Tutti i soggetti sono stati denunciati a piede libero. Soddisfazione per il lavoro di magistrati e forze dell’ordine è stata espressa da Licia Ronzulli, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, che sottolinea la mole di materiale scoperto: «Un’enormità che evidenzia ancora una volta quanto sia vasto il problema degli abusi sui minori, che assume dimensioni ancora più allarmanti quando avvengono o sono diffusi online».
Foto da reggiotv.it