Il Signore si carica di tutti i problemi che attanagliano il mondo e, assieme a Maria, ci invita a non disperare: Lui ha già vinto
di Michele Brambilla
La mattina del 28 marzo, Domenica delle Palme, Papa Francesco presiede la Messa solenne in S. Pietro. Come ricorda durante l’Angelus, «siamo entrati nella Settimana Santa. Per la seconda volta la viviamo nel contesto della pandemia. L’anno scorso eravamo più scioccati, quest’anno siamo più provati. E la crisi economica è diventata pesante». Come se non bastasse, qualcuno ha provato a rovinare la festa dei fedeli, che quest’anno possono celebrare la Pasqua in presenza: «preghiamo per tutte le vittime della violenza, in particolare per quelle dell’attentato avvenuto questa mattina in Indonesia, davanti alla cattedrale di Makassar», dove due kamikaze islamici hanno tentato di introdursi per seminare strage e sono stati costretti a farsi saltare in aria all’esterno del tempio grazie al pronto intervento delle guardie, mietendo 14 feriti.
Ci sono, però, molti motivi per esultare: quello fondamentale è che «in questa situazione storica e sociale, Dio cosa fa? Prende la croce. Gesù prende la croce, cioè si fa carico del male che tale realtà comporta, male fisico, psicologico e soprattutto male spirituale, perché il Maligno approfitta delle crisi per seminare sfiducia, disperazione e zizzania», ma non ha l’ultima parola. «E noi», prosegue il Papa, «che cosa dobbiamo fare? Ce lo mostra la Vergine Maria, la Madre di Gesù che è anche la sua prima discepola. Lei ha seguito il suo Figlio»: stabat Mater dolorosa iuxta cruce lacrimosa. Come spiega il Pontefice, la Madonna «ha preso su di sé la propria parte di sofferenza, di buio, di smarrimento e ha percorso la strada della passione custodendo accesa nel cuore la lampada della fede». Parole che per essere correttamente interpretate vanno messe in relazione con quanto precisato dallo stesso Santo Padre nel corso dell’udienza generale di mercoledì 24 marzo circa il termine “corredentrice”: Maria indirizza ancora una volta lo sguardo su Gesù, che a Pasqua si rivelerà il vero e unico Redentore.
La Settimana Santa è un cammino. «Con la grazia di Dio, anche noi possiamo fare questo cammino. E, lungo la via crucis quotidiana, incontriamo i volti di tanti fratelli e sorelle in difficoltà», che il Papa invita a soccorrere, vincendo ritrosia e indifferenza. «Sul momento, come il Cireneo, potremo pensare: “Perché proprio io?”. Ma poi scopriremo il dono che, senza nostro merito, ci è toccato»: nel fratello in difficoltà intravediamo il volto di Cristo crocifisso.
Perché il Signore si è sottoposto all’orrore della croce? «Lo ha fatto per noi, per toccare fino in fondo la nostra realtà umana, per attraversare tutta la nostra esistenza, tutto il nostro male», conferma Francesco nell’omelia della Messa. «Gesù sale sulla croce per scendere nella nostra sofferenza. Prova i nostri stati d’animo peggiori: il fallimento, il rifiuto di tutti, il tradimento di chi gli vuole bene e persino l’abbandono di Dio. Sperimenta nella sua carne le nostre contraddizioni più laceranti, e così le redime, le trasforma» in un seme della Grazia. «Il suo amore si avvicina alle nostre fragilità, arriva lì dove noi ci vergogniamo di più. E ora sappiamo di non essere soli: Dio è con noi in ogni ferita, in ogni paura: nessun male, nessun peccato ha l’ultima parola. Dio vince, ma la palma della vittoria passa per il legno della croce. Perciò le palme e la croce stanno insieme», ma nella prospettiva della Resurrezione, dalla quale traggono senso. Allora «chiediamo la grazia dello stupore. La vita cristiana, senza stupore, diventa grigiore. Come si può testimoniare la gioia di aver incontrato Gesù, se non ci lasciamo stupire ogni giorno dal suo amore sorprendente, che ci perdona e ci fa ricominciare?». Ecco allora l’invito: «in questa Settimana Santa, alziamo lo sguardo alla croce per ricevere la grazia dello stupore. San Francesco d’Assisi, guardando il Crocifisso, si meravigliava che i suoi frati non piangessero. E noi, riusciamo ancora a lasciarci commuovere dall’amore di Dio», o il nostro cuore si è raffreddato a causa dell’abitudine e dello scetticismo? «Ripartiamo dallo stupore», esorta ancora il Papa, «guardiamo il Crocifisso e diciamogli: “Signore, quanto mi ami! Quanto sono prezioso per Te!”. Lasciamoci stupire da Gesù per tornare a vivere, perché la grandezza della vita non sta nell’avere e nell’affermarsi, ma nello scoprirsi amati».
Lunedì, 29 marzo 2021