Da AsiaNews del 01/04/2021
La Corte distrettuale di West Kowloon ha stabilito oggi che sette personalità democratiche sono colpevoli di aver organizzato e preso parte a una grande manifestazione anti-governativa il 18 agosto 2019. Secondo gli organizzatori, quel giorno 1,7 milioni di manifestanti hanno sfidato i divieti delle autorità per chiedere il ritiro della legge sull’estradizione e per denunciare il comportamento brutale della polizia.
Gli imputati rischiano fino a cinque anni di carcere. La giudice Amanda Woodcock si pronuncerà sulla pena il 16 aprile, dopo che gli avvocati difensori avranno presentato le richieste per l’attenuazione della condanna.
Tra i condannati figurano il magnate Jimmy Lai e il “padre della democrazia” Martin Lee, uno dei fondatori del Partito democratico. Lai è in prigione e in attesa di processo per aver minacciato la sicurezza nazionale; Lee è stato di recente proposto per il Premio Nobel per la pace: entrambi sono fedeli cattolici. Gli altri finiti davanti al giudice sono l’ex parlamentare e avvocatessa cristiana Margaret Ng e altre figure di spicco del campo democratico: Albert Ho, Cyd Ho, Lee Cheuk-yan e “capelli lunghi” Leung Kwok-hung.
I sette esponenti democratici hanno respinto le imputazioni. In precedenza, per le stesse accuse si sono dichiarati colpevoli il sindacalista Leung Yiu-chung e l’ex membro del Partito democratico Au Nok-hin.
Per la giudice Woodcock, gli imputati hanno la colpa di aver indirizzato i dimostranti verso il quartiere Central, allontanandosi da Victoria Park, l’area autorizzata dalla polizia per la manifestazione. La Corte non ha creduto alla linea della difesa, secondo cui i sette attivisti erano presenti solo per disperdere la folla, e che responsabile dell’accaduto è la polizia, colpevole di non essere riuscita a gestire la dimostrazione.
A parte Lai, agli altri sei condannati è stata concessa la libertà su cauzione: la condizione è che consegnino il passaporto e non lascino la città. Parlando alla stampa prima dell’udienza, Lee Cheuk-yan ha detto che la manifestazione incriminata ha mostrato al mondo la determinazione del popolo di Hong Kong a combattere per la democrazia: “Un giorno vinceremo”. Cyd Ho ha espresso invece la speranza che i cittadini abbiamo “il sogno e il coraggio” di continuare a combattere per la libertà.
Il fronte democratico ha subito un duro colpo dal varo della legge sulla sicurezza in giugno e della nuova legge elettorale nei giorni scorsi. Per la repressione portata avanti dalle autorità locali e da quelle centrali, ieri il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha affermato che Hong Kong ha perso ormai la sua autonomia da Pechino: ciò obbligherà Washington a ritirare all’ex colonia britannica lo status speciale sul commercio.
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