Di Vladimir Rozanskij da AsiaNews del 29/04/2021
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha dichiarato ieri alla stampa che il Vaticano sarebbe il luogo ideale per incontrare il leader russo Vladimir Putin, per parlare della pace nel Donbass. Zelenskyj ha espresso questo desiderio in un’intervista al giornale italiano La Repubblica, riportata anche sul sito ufficiale del presidente ucraino.
Nell’articolo si osserva che il Vaticano “è un’autorità morale globale, che esercita sempre con efficacia il ruolo di mediatore, essendo sempre disinteressata e non avendo scopi politici ed economici da difendere”. Zelenskyj ha riconosciuto che molte questioni riguardanti il Donbass rimangono ancora irrisolte, e non è chiaro quale debba essere l’ordine del giorno delle trattative. A suo parere è necessaria “una reale comunicazione diretta tra Russia e Ucraina, che non è più stata intrapresa da molto tempo”.
Il 20 aprile il presidente ucraino aveva proposto a Putin di incontrarsi “in qualunque punto del Donbass, dove è in corso il conflitto”. Il 22 il leader russo aveva risposto che “se si parla dei problemi del Donbass, allora il presidente ucraino dovrebbe incontrarsi anzitutto con i capi delle regioni autonome di Lugansk e Donetsk” e solo dopo, valutare i problemi rimanenti con la Russia. In tal modo, Putin continua a “chiamarsi fuori” dal conflitto, proponendosi come “parte terza” tra nazionalisti e indipendentisti in Ucraina. Il leader russo ha anche aggiunto che, a queste condizioni, sarà ben lieto di accogliere Zelenskyj a Mosca in qualunque momento.
Zelenskyj ha comunicato di aver affidato al suo vice Andrej Ermak il compito di organizzare un incontro con Putin, sottolineando di essere più interessato ai contenuti dell’incontro, piuttosto che al luogo della sua realizzazione. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha ribadito il 27 aprile che la Russia non vede la necessità di tale incontro rispetto al conflitto in corso nel Donbass, al quale la Russia non vi partecipa direttamente; inoltre, si attende dall’Ucraina la proposta concreta di un luogo. Da qui la proposta di incontrarsi in Vaticano.
L’incontro rimane dunque in sospeso, anche perché l’Ucraina non ha intenzione di incontrare in modo previo i separatisti del Donbass, riconosciuti da Mosca, ma non da Kiev. La proposta di incontro serve comunque a disinnescare la prospettiva di una ripresa delle ostilità su larga scala, e si intreccia con la possibilità di un incontro tra Putin e Biden, del quale pure si parla da diversi giorni. Il presidente Usa ha annunciato un prossimo viaggio in Europa, ed è probabile che voglia incontrare anche il “killer” del Cremlino. Difficilmente Biden e Putin potranno imporre condizioni all’Ucraina, ma vi saranno comunque alcune conseguenze sul conflitto nel Donbass.
Un altro capitolo del confronto tra Russia e Ucraina riguarda il territorio della Crimea annessa dai russi nel 2014, in cui da tempo si verifica una grave crisi dell’approvvigionamento idrico. Dopo la separazione dall’Ucraina, i bacini acquiferi rimasti a disposizione sono in numero limitato. Un inverno particolarmente secco nel 2020 e nei mesi seguenti, hanno portato alla siccità del canale Nord-Crimeano, che era la fonte principale dell’acqua in tutta la penisola, e che dal 2014 non viene più alimentato dall’Ucraina.
Le autorità russe hanno dichiarato di voler cercare depositi di acqua potabile sotto il fondo del mare d’Azov, suscitando forti reazioni da parte ucraina. Il vice-ministro Igor Jaremenko, che ha la delega per la reintegrazione dei territori occupati dell’Ucraina, ha raccontato in un’intervista a currentime.tv di ritenere questa idea “assolutamente priva di fondamento, creata dalla fantasia più banale piuttosto che dalla scienza, per tranquillizzare con le favole la popolazione del territorio occupato… Dal 2014 i russi hanno fatto un sacco di promesse agli abitanti della Crimea, senza realizzare nulla di concreto”. Il mare d’Azov è da sempre “in comune” tra i due Paesi; non sono mai state tracciate linee neanche teoriche di confine acquifero, e diverrebbe perciò una nuova zona di conflitto.
L’Ucraina non rifiuterebbe di rinnovare la fornitura d’acqua alla Crimea in caso di catastrofe umanitaria, ma pretende comunque il ritiro della Russia dal territorio occupato.
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