La sofferenza nascosta dell’emorroissa ci ricorda l’immenso bisogno di amore autentico che hanno i nostri contemporanei
di Michele Brambilla
La XIII domenica del Tempo ordinario presenta due miracoli di Gesù: la risurrezione della figlia di Giairo e la guarigione dell’emorroissa. Papa Francesco mette a fuoco, recitando l’Angelus del 27 giugno, specialmente il secondo: parlando della donna, dice che «più che la sua salute, a essere compromessi erano i suoi affetti. Perché? Aveva perdite di sangue e perciò, secondo la mentalità di allora, era ritenuta impura. Era una donna emarginata, non poteva avere relazioni stabili, non poteva avere uno sposo, non poteva avere una famiglia e non poteva avere rapporti sociali normali perché era “impura”, una malattia che la rendeva “impura”. Viveva sola, con il cuore ferito». La deduzione è che «la malattia più grande della vita è la mancanza di amore, è non riuscire ad amare. Questa povera donna era malata sì delle perdite di sangue, ma, per conseguenza, di mancanza di amore, perché non poteva essere socialmente con gli altri. E la guarigione che più conta è quella degli affetti», come è facilmente riscontrabile nella nostra epoca.
Pertanto, «la storia di questa donna senza nome – la chiamiamo così “la donna senza nome” –, nella quale possiamo vederci tutti, è esemplare. Il testo dice che aveva fatto molte cure, “spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando” (Mc 5,26). Anche noi, quante volte ci buttiamo in rimedi sbagliati per saziare la nostra mancanza di amore? Pensiamo che a renderci felici siano il successo e i soldi, ma l’amore non si compra, è gratuito. Ci rifugiamo nel virtuale, ma l’amore è concreto. Non ci accettiamo così come siamo e ci nascondiamo dietro i trucchi dell’esteriorità, ma l’amore non è apparenza» e non arriva andando dalla cartomante, avverte ancora il Pontefice.
L’amore vero lo si incontra solo seguendo Gesù: «sorella, fratello, sei qui, lascia che Gesù guardi e guarisca il tuo cuore. Anch’io devo fare questo: lasciare che Gesù guardi il mio cuore e lo guarisca. E se hai già provato il suo sguardo tenero su di te, imitalo, e fai come Lui. Guardati attorno: vedrai che tante persone che ti vivono accanto si sentono ferite e sole, hanno bisogno di sentirsi amate» da qualcuno gratuitamente, per come sono. «La Madonna, Consolatrice degli afflitti, ci aiuti a portare una carezza ai feriti nel cuore che incontriamo sul nostro cammino. E non giudicare», ammonisce il Santo Padre, «non giudicare la realtà personale, sociale, degli altri. Dio ama tutti! Non giudicare, lasciate vivere gli altri e cercate di avvicinarvi con amore».
Il 27 giugno ricorre la Giornata di preghiera per la pace in Medio Oriente: «in occasione dell’odierna Giornata per la pace in Oriente, invito tutti a implorare la misericordia di Dio e la pace su quella regione. Il Signore sostenga gli sforzi di quanti si adoperano per il dialogo e la convivenza fraterna nel Medio Oriente, dove la fede cristiana è nata ed è viva, nonostante le sofferenze» causate dalle guerre, dalla discriminazione e dalla persecuzione religiosa. Il Papa prega che «a quelle care popolazioni Dio conceda sempre fortezza, perseveranza e coraggio».
Lunedì, 28 giugno 2021