Recitando l’Angelus dal Policlinico Gemelli, il Papa riflette sul dolore innocente e le implicazioni etiche della professione medica
di Michele Brambilla
Domenica 11 luglio Papa Francesco si affaccia per l’Angelus non dalla finestra dello studio del Palazzo apostolico, ma da un balconcino del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, dove si trova ricoverato dal 4 luglio in seguito ad un’operazione al colon. L’operazione era programmata da tempo, ma l’apprensione dei fedeli per la salute del Santo Padre è stata tanta: un Angelus al Gemelli non accadeva dal 2005, cioè dalle ultime settimane di vita di san Giovanni Paolo II!
Pensando proprio al suo predecessore, Francesco manda un saluto al pellegrinaggio della Famiglia di Radio Maria a Czestochowa e vuole accanto a sé alcuni bambini del reparto di oncologia pediatrica, che Papa Wojtyla era solito visitare spesso durante i suoi ricoveri al Gemelli. «Il Vangelo che si legge oggi nella liturgia», osserva il Pontefice, «narra che i discepoli di Gesù, inviati da Lui, “ungevano con olio molti infermi e li guarivano” (Mc 6,13). Questo “olio”», dice, «ci fa pensare anche al sacramento dell’Unzione dei malati, che dà conforto allo spirito e al corpo. Ma questo “olio” è anche l’ascolto, la vicinanza, la premura, la tenerezza di chi si prende cura della persona malata: è come una carezza che fa stare meglio, lenisce il dolore e risolleva», perché di questo hanno davvero bisogno i malati. Giunge l’amara constatazione che «tutti noi, tutti, abbiamo bisogno prima o poi di questa “unzione” della vicinanza e della tenerezza, e tutti possiamo donarla a qualcun altro, con una visita, una telefonata, una mano tesa a chi ha bisogno di aiuto. Ricordiamo che, nel protocollo del giudizio finale – Matteo 25 – una delle cose che ci domanderanno sarà la vicinanza agli ammalati», specialmente in un mondo in cui essi sono automaticamente esclusi o eliminati. In questo frangente storico, il Pontefice ricorda che «oggi si celebra la festa di San Benedetto, Abate e Patrono d’Europa. Un abbraccio al nostro Santo protettore! Facciamo gli auguri ai benedettini e alle benedettine in tutto il mondo. E auguri all’Europa, che sia unita nei suoi valori fondanti».
La cura è uno di questi valori fondanti e non può essere negata a nessuno. Il Papa arriva a tessere gli elogi di alcuni sistemi sanitari: «in questi giorni di ricovero in ospedale, ho sperimentato ancora una volta quanto sia importante un buon servizio sanitario, accessibile a tutti, come c’è in Italia e in altri Paesi. Un servizio sanitario gratuito, che assicuri un buon servizio accessibile a tutti. Non bisogna perdere questo bene prezioso. Bisogna mantenerlo! E per questo occorre impegnarsi tutti, perché serve a tutti e chiede il contributo di tutti». Formula anche un ammonimento all’indirizzo degli ospedali cattolici: «anche nella Chiesa succede a volte che qualche istituzione sanitaria, per una non buona gestione, non va bene economicamente, e il primo pensiero che ci viene è venderla. Ma la vocazione, nella Chiesa, non è avere dei quattrini, è fare il servizio, e il servizio sempre è gratuito. Non dimenticatevi di questo: salvare le istituzioni gratuite».
Ringrazia i sanitari del Gemelli e, guardandosi attorno, sottolinea che «qui ci sono alcuni amici bambini malati… Perché soffrono i bambini? Perché soffrono i bambini è una domanda che tocca il cuore», ma la “domanda delle domande”, quella sul dolore innocente, può trovare una risposta solo nel mistero della Croce. I degenti bisogna «accompagnarli con la preghiera e pregare per tutti i malati, specialmente per quelli in condizioni più difficili: nessuno sia lasciato solo, ognuno possa ricevere l’unzione dell’ascolto, della vicinanza, della tenerezza, e della cura. Lo chiediamo per intercessione di Maria, nostra Madre, Salute dei malati».
Lunedì, 12 luglio 2021