Il libro è stato scritto da don Epicoco (preside dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Aquila ed Assistente ecclesiastico del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede) in tempo di pandemia e prende spunto dalla drammatica attualità per proporre riflessioni che possono essere di grande aiuto in tutte le situazioni difficili della vita. Vi sono molti modi di reagire di fronte ad eventi inattesi e dai risvolti drammatici e gli spunti di riflessione proposti dall’autore evidenziano che anche questi eventi, se colti in modo adeguato, possono essere occasioni di crescita e cambiamento positivo: «Non si può controllare il mare, lo si può però navigare. Non abbiamo potere sulle tempeste, Ma possiamo approfittare delle onde per andare nella direzione sperata».
Sono cinque gli aspetti presi in considerazione, in altrettanti capitoli: la relazione, la solitudine, il silenzio, il corpo e la morte. Temi forti che la pandemia ha messo in luce, rivelandoci la realtà delle cose in modo più chiaro.
Il primo tema affrontato è quello della relazione: in un tempo che ci ha costretto a chiuderci nelle nostre case, abbiamo provato la nostalgia di incontri reali e non solo virtuali, e questo desiderio fa emergere l’interrogativo sulla qualità delle nostre relazioni. La paura della solitudine è naturale poiché rivela che la nostra vita è significativa solo nell’intrecciarsi di contatti umani ed è alimentata dalla società postmoderna che produce strutturalmente solitudine, e non solo in tempo di pandemia. Esiste però una solitudine sana e positiva, nella quale diventiamo protagonisti, e che ci permette di avere una giusta distanza dalle cose e di riportarci alla nostra appartenenza a Gesù: molti santi, a partire da Sant’Ignazio, hanno trovato il senso della loro esistenza proprio da proficue esperienze di solitudine. Al tema della solitudine è strettamente connesso quello del silenzio: anche il silenzio è spesso motivo di paura e disorientamento, eppure solo in esso possiamo finalmente ascoltare e accogliere un senso e un significato che riceviamo da Qualcun altro. Parlando del corpo, don Epicoco ricorda che il cristianesimo è la religione di un Dio che si è incarnato e non c’è una cura dell’anima che possa prescindere dalla nostra corporeità, così come, allo stesso modo, non si può instaurare un corretto rapporto con il reale senza cura dell’anima. Ogni disordine nel rapporto con il cibo, con la sessualità, con il Creato è conseguenza di una carenza nella dimensione spirituale su cui occorre lavorare. Nel capitolo dedicato alla morte, infine, don Epicoco esprime l’auspicio che non venga sprecata la sofferenza di chi ha perso i propri cari, ma che questa sofferenza divenga occasione di crescita e si possa trasformare in qualcosa che porti frutto.
La conclusione è quella di una pretesa di benedizione, l’opportunità di un bene che possiamo trovare anche nel dolore e nella prova: «Scoprire un bene nascosto in quel buio, in quel male, in quella lotta, in quella circostanza. Credo che sia questa la “luce in fondo” che tutti noi dobbiamo cercare. Cercare una benedizione nella prova, nell’esperienza della fragilità che ci ha resi più autentici».
Consigliato a tutti coloro che cercano il bene, anche nel dolore e nella prova.
Categoria: Saggio
Autore: Luigi Maria Epicoco
Pagine: 155 pp
Prezzo: € 14,00
Anno: 2020
Editore: Rizzoli
EAN: 9788817149693