“Eucaristia” significa “azione di grazie”, ma anche la Vergine è da sempre vicina al popolo cattolico, come ricorda Papa Francesco in visita in Ungheria
di Michele Brambilla
Papa Francesco si reca nella mattinata del 12 settembre a Budapest, per concludere il 52° Congresso Eucaristico Internazionale.
Il viaggio apostolico intrapreso dal Papa, che nei giorni seguenti toccherà principalmente la Slovacchia, è carico di memorie. La stessa parola “Eucaristia”, che designa il SS. Sacramento, significa “ringraziamento”: «Eucaristia significa “azione di grazie” e al termine di questa celebrazione, che chiude il Congresso Eucaristico e la mia visita a Budapest, vorrei di cuore rendere grazie. Grazie alla grande famiglia cristiana ungherese, che desidero abbracciare nei suoi riti, nella sua storia, nelle sorelle e nei fratelli cattolici e di altre Confessioni, tutti in cammino verso la piena unità», dice il Pontefice all’Angelus che conclude la celebrazione eucaristica in piazza degli Eroi, nella capitale magiara. L’unità della Chiesa e di un popolo cristiano si costruisce attorno all’Eucaristia. «A questo proposito saluto di cuore il Patriarca Bartolomeo, fratello che ci onora con la sua presenza»: in effetti, la partecipazione del patriarca di Costantinopoli ad un congresso eucaristico cattolico non è una cosa da poco e fa ben sperare per il cammino di riavvicinamento tra i “due polmoni” dell’ecumene cristiana.
Il Papa sottolinea il legame profondo tra gli ungheresi e la religione della Croce: «nel rinnovare la gratitudine alle Autorità civili e religiose che mi hanno accolto, vorrei dire köszönöm [grazie]: grazie a te, popolo di Ungheria. L’Inno che ha accompagnato il Congresso si rivolge a te così: “Per mille anni la croce fu colonna della tua salvezza,anche ora il segno di Cristo sia per te la promessa di un futuro migliore”. Questo vi auguro, che la croce sia il vostro ponte tra il passato e il futuro! Il sentimento religioso è la linfa di questa nazione, tanto attaccata alle sue radici». «La “Croce della missione”», osserva il Santo Padre, «è il simbolo di questo Congresso: vi porti ad annunciare con la vita il Vangelo liberante della tenerezza sconfinata di Dio per ciascuno. Nella carestia di amore di oggi, è il nutrimento che l’uomo attende».
Tanti pellegrini polacchi sono già ripartiti per assistere alla contemporanea beatificazione del card. Stefan Wyszyński (1901-81). Francesco riconduce anche questa coincidenza al filo logico dell’esortazione agli ungheresi: «oggi, non lontano da qua, a Varsavia, vengono proclamati Beati due testimoni del Vangelo: il Cardinale Stefan Wyszyński ed Elisabetta Czacka, fondatrice delle Suore Francescane Serve della Croce. Due figure che conobbero da vicino la croce: il Primate di Polonia, arrestato e segregato, fu sempre pastore coraggioso secondo il cuore di Cristo, araldo della libertà e della dignità dell’uomo; Suor Elisabetta, che giovanissima perse la vista, dedicò tutta la vita ad aiutare i ciechi. L’esempio dei nuovi Beati ci stimoli a trasformare le tenebre in luce con la forza dell’amore».
Il Papa trae spunto anche da una bella tradizione magiara: «anticamente, per rispetto, voi ungheresi non pronunciavate il nome di Maria, ma la chiamavate con lo stesso titolo onorifico utilizzato per la regina». Un modo molto significativo per rimarcare la regalità sociale di Cristo! Gesù e Maria vogliono regnare anche oggi nei cuori degli ungheresi e degli europei: «la “Beata Regina, vostra antica patrona” vi accompagni e vi benedica! La mia Benedizione, da questa grande città, vuole raggiungere tutti, in particolare i bambini e i giovani, gli anziani e gli ammalati, i poveri e gli esclusi. Con voi e per voi dico: Isten, áldd meg a magyart! [Dio benedica gli ungheresi!]».
Lunedì, 6 settembre 2021